Quando il falegname andava all'Università

Quando il falegname andava all'Università Quando il falegname andava all'Università // minusiere, dal francese menuister, falegname, lavorava nel minuto, cioè mobiliere di fino, mentre l'ebanista era il minusiere specializzato nella lavorazione dei mobili ad intarsio, con il placcaggto di legni o di materiali diversi disposti in maniera da offrire raffigurazioni di tipo mosaico. La trafila per inventare minusiere ed ebanista, mastro di bottega, era, nel Seicento e nel Settecento, estremamente severa. A partire dall'età di dodici anni si iniziava l'apprendistato in una bottega e dopo cinque anni si diventava lavorante, rango nel quale si permaneva per quattro anni. A 21 anni si doveva affrontare l'esame del capo d'opera. All'università veniva sorteggiato «no schizzo che il candidato dovei'a sviluppare in disegno nel giro di alcuni giorni e poi realizzare con t materiali Indicati entro due mesi. In genere erano due sportelli' di credenza o dt , armadio, oppure un tavolt1 no, un inginocchiatolo, per gli ebanisti tavole con disegno ad intreccio. I legni venivano assegnati con ,11 fi?nbro deH'unlDerS'Ifd e' t capi d'opera, a lavoro ultimato, dovevano essere ^nostra a Palazzo Reale, a \partlre dal 21 febbraio. Questa mostra itinerante, che da New York è stata a Chicago, Stoccarda, Londra, permette dt ammirare 35 capolavori di 24 artisti fra cui Van Gogh, Picasso, Chagall, Gauguln, Modigliani, Dufy, Glacomettl. Fanno parte della vastissima collezione raccolta da Lila Acheson e da suo marito Dewitt Wallace, raffinati mecenati e fondatori del Reader's Digest l'esecuzione della prova sarebbe stato radiato dalla professione e avrebbe dovuto chiudere bottega. Le accurate ricerche storiche di Antonetto hanno aperto squarci sull'appassionata, quasi religiosa preparazione al grande esaine del capo d'opera, sul patemi, sulle angosce che spesso generava (per esserne esonerati si doveva addirittura fare una petizione al re). Cosi, alle fine di questo contatto con l'artigiano d'allora, guardando le foto che arricchiscono il volume si capisce appieno il perché di tanta bellezza, in quel mobili. Tutto questo era nel Seicento e nel Settecento. Poi, sul finire di quest'ultUno secolo il rigore s'allenta, i capi d'opera si degradano, garzoni e lavoranti si associano contro I mastri, l'università perde autorità.' Nel 1838 Carlo Alberto elimina l'obbligo della prova di abilità. Le bellezze del Barocco sono già alle spalle, ormai lontane, irripetibili. Remo Lugli Roberto Antonetto, «Minuslerl ed ebanisti del Piemonte», Daniela Piazza editore, 405 pagine, 200.000 lire. consegnati al sindaci esaminatori che, nel loro giudizio, erano vincolati da giuramento. Se ritenevano la prova riuscita, davano al candidato la .lettera patente di permisslo7ic. che lo qualificava mastro, abilitandolo ad aprire bottega. Il rigore dell'esame ,era tale per cui i sindaci non potevano, né prima ni dopo la presentazione del capo d'opera, partecipare a banchetti con i candidati. E se si fosse scoperto che un mastro aveva aiutato un proprio lavorante nel¬ nel 1922. Giacomelli, del tormentati .Fiori in vaso, di Van Gogh. Il catalogo, estre?namente curato soprattutto nelle riproduzioni, è introdotto da John Rewald, uno del maggiori srorlef dell'impressioni sni'i; comprende schede e bibliografia per ogni opera a cura di Judy Sand, e una presentazione di Carlo Bertelli, già soprintendente a Milano e ora docente all'Università di Losan- Le opere non seguono un criterio di completezza volto a dare ad ogni autore II posto che gli compete, ma testlmoniano del gusto e della sensibilità della collezionista che amò particolarmente i fiori e i paesaggi. Gran parte delle opere infatti propone questo tema: ci sono le celeberrime .Ninfee, di Monet, una rara natura morta con fiori dt Matisse, del misteriosi uomini-alberi di na- m.d.c

Luoghi citati: Chicago, Londra, Milano, New York, Piemonte, Stoccarda