Un magico Kempff per gli arabesque di Schumann

Un magico Kempff per gli arabesque di Schuniann Un magico Kempff per gli arabesque di Schuniann Arrivano in Italia due «mostri» del pianoforte senta con quale sorriso ironico viene sciolto il battibecco di Pantalone e Colomblna), nelle Klnderszenen, in PapllalW&tinQlìfl P<<> citata A«;abésque1MTwH j Studi sinfonici. Ma mi piace fermarmi in particolare sulle Scene del bosco (Wald^ szenen op. 82) anche perché quasl.lgnorate dai pianisti e in genere sottovalutate anche dalla critica schumanntana. Solo II settimo brano, L'uccello profeta, è largamente noto, suonato anche come bis: eppure quello strano animale nidifica proprio al cuore di uno del cicli più coerenti, più aggotnttolatl dt tutto Schumann, di certo l'ultima manifestazione del suo genio (1849) prima del collasso mentale degli ultimi anni. Della poesia segreta dell'opera, della sua alternanza fra natura solitaria e uomo (qui sempre net panni di cacciatore), Kempff è lettore e regista mirabile: la cifra del suo suonare (e delle stesse Waldszenenj è contenuta, nel primo brano Elntrltt ('Entrata- come in un'antica Suite) dove i temi poco appariscenti sono tutti avvinghiati alla comune triade del ' tono fondamentale; Kempff It tira fuori con il tocco, graduando e sfujnando un magico gioco di echi, e nelle ultime battute è geniale la sua individuazione dt un canto in quella che pare a tutti ima semplice successione di armonie. Arbitrio? Può darsi, ma in una foresta così può succedere di tutto. Giorgio Pestelli Schumann, «Opere per pianoforte» (Scene del fanciulli, Paplllons, Scene . del bosco, Arabesque, Carnaval, Studi Sinfonici), pianista Wilhelm Kempff, due dischi Deutsche Grammophon, Stereo 413 538. DUE mesi fa Wilhelm Kempff ha compiuto novant'anni. La Deutsche Grammophon ha avuto la felice,idea-iche avrà rallegrataanche l'artlsto)Sfii riunire in un album di due diselli alcune incisioni effettuate dal 1967 al 1974 e dedicate a Schumann, uno del maestri più amati e congeniali. Tutti avranno In mente qualche momento eccezionale di Kempff: fra i grandi della generazione nata alla fine del secolo scorso è stato (il tempo storico si riferisce alla sua carriera pubblica) uno dei più disponibili alfe rivelazioni impreviste: in altre parole, tutu hanno il loro momento di grazia, in qualunqxie lavoro; ma Kempff quando era in vena, quando era 'in serata; volava sul suo livello quotidiano, l'escursione fra prosa professionale e poesia di accensioni, capricci, risposte personali era per lui più alta che in molti altri interpreti dal rendimento più costante. Poche cose infatti ricordano l'Imperfezione di ogni successo umano come l'interpretazione musicale: qualche volta rivela misteri, qualche volta fa cilecca, non funziona, senza chele ragioni si possano mettere giù con oggettività. E' un problema che Kempff, più di chiunque altro, ha contribuito implicitamente a mettere in luce. La Sonata op. 109 di Beethoven, il finale della Sonata op. 90, la grande Sonata in si bemolle di Schubert, i"Arabesque eli Schumann (presente in questo album), sono i primi esempi che vengono in mente legati a magiche, periate esecuzioni di Kempff. Con Schumann funzionava quast sempre, e la bella scelta riprodotta qui lo testimonia ovunque, nel Carnaval (si COINCIDENZA vuole che solo Firenze, negli stessi giorni, abbta la possibilità di toccare con-màno il valore di 'due giovani pianisti del quali per ora, in Italia almeno, s'è avuta conoscenza quasi escluslimmente discografica. Due pianisti molto.diversi fra loro, per età, provenienza geografica, impostazione, stile e repertorio, sebbene accomunati dal fatto di Incidere in esclusiva per la stessa etichetta, l'itiglese Emi, che sta puntando molto sulle ultime generazioni per caratterizzarsi. Uno è 11 greco Dmltris Sgouros, piccolo -mostrodi sedici-diciassette anni (ma sarà vero?), che terrà al Comunale di Firenze un recital con Scarlatti, le 32 Variazioni in do minore Op. 80 di Beethoven, il Gaspara de la Nuit di Rai'el e la Sonata in si minore di Liszt. Nello stesso periodo si esibirà a Firenze per diversi giorni il trentunenne Yourl Egorov, un altro esule di scuola russa, oggi residente ad Amsterdam, mal ascoltato in Italia (Sgouros era invece apparso, una sola volta, a Bologna nel 1981). Egorov suo¬ VEDEVO Russlans, un video dove sting bellissimo, ariano, brechtianamente in néro, dice ai guerrafondai russi e americani: Non condivido il vostro punto di vista. Che signore, che classe I E poi ho messo sul piatto il nuovo disco di Lucio Dalla che sullo stesso tentai canta: Anche col russi parlerei, se io fossi un angelo, con lo sguardo biblico II fisserei: vi dò due ore, due ore al massimo, poi sulla testa vi piscerei. Ecco qua l'attesa liberazione dalla seriosità del-, l'impegno buono, formalmente perfetto, super-intelligente. Ecco finalmente il senso del limite che abbassa 11 tiro e non presume di far della canzone la palestra di proclami già sottoscritti dall'Onu, né di assumere il cantautore nell'alto del cieli sotto forma di Lui (per poi magari scoprire che era un altro, un semplice rocchettaro). Dalla, che era stato Gesù Bambino da piccolo, non cade nella trappola dell'autolpnotlsmo, non guarda nello specchio per chiedere: Chi è il più carismatico del reame? Il meglio lo dà In ironia. L'ultimo album «Bugie» lo Usivi: riiiriDiic nera con l'orchestra nel Concerto K 466 di Mozart, il 20, 21, 22 e 23 febbraio, sotto la direzione di Gustav Kuhn, e poi da solo in due recital, sempre al Comunale, con Haydn, ("Sonata in Do maggiore^, Schumann (Carnaval Op. 9; e Debussy (Preludi Libro U Virtuoso, molto tecnico e un po' «fenomeno» da controllare dal i>lvo è ti greco Sgouros: lo dimostra il programma che porta in Italia, peraltro non cotìicldente in nessun punto con quello finora registrato fra il 1984 e II 1985: il primo dedicato a Schumann e Brahms (Studi Sinfonici e Variazioni su un tema di Paganini;, il secondo a Rachmanltiov (Terzo concertai, il terzo a Liszt (sette una. Quanto al rituale brano strumentale (.Tania del circo) tal fa l'effetto di certe pagine letterarie dove sembra che lo scrittore si sia detto esercizio di stile: qui ci vuole una bella nevicata e bisogna aspettare che sia finita perché la storia ricominci. Non importa, la realizzazione dell'insieme è perfetta: suoni, equilibri, dinamica... totale padronanza del mezzo, Il che potrebbe apparir scontato ■ ma non lo è. I dischi del cantautori Italiani sono tutt'ora pieni di Imbarazzo per la tecnologia, Incerti nel rldeflnlre un ruolo per la voce al centro della musica, rivelano Impaccio per •quello strano luogo che è la sala di registrazione (Imbarazzante via di mezzo tra casa tua e una sala concerto per macchine). Dalla è uno dèi pochi a usare lo studio come luogo creativo, dove ogni brano scopre la sua personalità e momento per momento non lo si esegue, lo si fa, come un impasto di creta. Resta da dire qualcosa sul titolo che dà unità all'album: Bugie. All'apparenza, e sicuramente anche nelle Intenzioni dell'autore, si tratta di un Studi d'esecuzione trascendentale e Mephlsto Valzer n. 1). DI stoffa completamente opposta Egorov 'Il più grande, poetico giovane talento pianistico che abbia mal incontrato-, secondo Andrete Porter del 'New Yorker-; «un profondo poeta, con la sensibilità di tocco di un LipattU, lo dice Lonchamp di Le Monde. Su Emi Egorov ha esordito con un album choplniano, ha proseguito con Schumann (il Carnaval Op. 9 che porta a Firenze), s'è spostato su Beethoven (Concerto -Imperatorecon Wolfgang Sawalltsch), infine su Debussy (doppio album coi due libri del Preludi uscito qualche mese fa). Cosimo Steffani omaggio alla Innocua menzogna- la cosiddetta •scusa». Non è vero Infatti che amore è non dover mat dire: mi displace, in realtà amore è dire mi dispiace un sacco di volte, anche quando non ce n'è bisogno. Ma vorrei forzare 11 senso del discorso al di fuori deHa tematica amorosa. Da un po' di tempo galleggiano nel dischi omaggi all'Incredulità, al disincanto, al fidarsi è bene, non fidarsi è meglio (per ben due volte papà Dylan: in Infidels e in Trust yourself, brano dell'ultimo album, Invita a non consegnarsi mani e piedi al carisma profetico di chi canta, a pensare con la propria testa). E stare In guardia è indispensabile. Tanto per fare un esemplo. Lucio Dalla ha cantato un brano di Bugie nella trasmissione di Raffaella Carrà, della quale è appena uscito un album Intitolato Fidati! Che strana bestia è la neo-Tv, tutto afferma e nega nello stesso tempo-(di trasmissione). Allora come salvarsi, dubitando o credendo? Gianfranco Manfredi Lucio Dalla, Bugie (Pressing / RCA).