Ricordate? Quousque tandem Catilina... di Carlo Carena

Ricordate? Quousque tandem Ricordate? Quousque tandem Catilina... r DI tutti i «ricordi di scuola» è indubbio che quelli classici siano i più persistenti, per loro magia o per l'infame destino che ce li ha voluti far assimilare ad ogni costo. Quanti ex discepoli di un liceo ricordano ancora un verso di Hugo o di Byron? Mentre non hanno mai dimenticato e sanno ancora intercalare un Quousque tandem, Catilina, abuteris pattentia nostra, un Gallia est omnia divisa in partes tres; per non dire poi dei versi dell'Eneide, e delle Odi oraziane. (Discorso ' un po' più difficile per 11 greco, più diaframmato, più volatile: galleggia aristocraticamente e non s'impasta tanto facilmente con la nostra creta). Sulla persistenza dunque del latino, su motivi anche un po' sentimentali ma non solo epidermici ha puntato un vivace classicista, Ezio Savino, con la sua antologia Tityre tu patulaé (editore Mursia, pagine vm-304, lire 24.000). Senza pedanterie, con soli pochi cenni biografici, brevi Inquadramenti, minime note, il Savino ha adunato In lingua originale e scintillanti versioni a fronte tutti 1 passi canonici e presumibilmente incontrati, affrontati, maledetti ma digeriti da un liceale nel Laura Mancinelli corso dei suoi ancora vicini o più probabilmente remoti studi di latino (è Stendhal a dire che le letterature classiche sono quelle che hanno dato piacere non al nipoti — romantici! — ma al nonni). Brani del De rerum natura, del Carmi di Catullo, di Bucoliche, Georgiche, Eneide, delle Satire e Odi di Orazio; e poi qualche elegia del trio Tibullo - Ovidio - Properzio, qualche epigramma di Marziale, un po' di cristiani e pagani della decadenza costituiscono lo scrigno di queste pagine, pene d'amore e consigli di saggezza, banchetti alla frescura ed epiche battaglie, tuoni e tempeste e pioggerelline di marzo. La potente scansione metrica, ch'era l'incubo ma che è stato poi 11 veicolo maggiore della persistenza della poesia classica nella memoria, è qui mantenuta con idea ardita ma originale mediante gli accenti sulle vocali toniche, le arsi. Cosi siamo Indotti a soffermarci singhiozzando su Pàsser dèliclaé meaè puèllae; a scendere correndo lungo 1 pendii di Arma virumque canò Troiai qui prìmus ab òri»; a saltellare al ritmo di Nunc èst bibèndum, nùnc pede libero / pulsando tèllus, nùnc Saliùribus... Nel leggere, nell'atmosfe- ra di simpatia di questo piccolo Cuore del liceo, assaporiamo persino l'antico piacere di sentir incespicare 11 professore, il compagno di banco Manganelli Giorgio (o il suo proto) nella brillante introduzione (pagina VII) può benissimo perdere un accento per strada come tutti noi; ma 11 professor Savino (o 11 suo proto) no; e allora qualche patatràc scandendo ad esemplo Orazio (nunc arma dèfunctùmqu* bello e custodi t. Me, hic punite lùcida, pagina 166) fa bisbigliare la classe. Sembrano quasi voluti per rendere 11 libro più vero. Errasti, ut homo, s'alza a dire il condiscepolo san Gerolamo. Carlo Carena

Persone citate: Ezio Savino, Gallia, Laura Mancinelli