« Alegher» ora i critici scoprono Tessa il poeta dei Navigli

A cent'anni dalla nascita finalmente in edizione completa la sua opera in dialetto milanese A cent'anni dalla nascita finalmente in edizione completa la sua opera in dialetto milanese « Alegher», ora i critici scoprono i pil poeta dei Navigli zeschl. Campana Rebora, due prima di Ungaretti, per non dimenticare la sua appartenenza generazionale. Ma anche per prendere le distanze. L'unica notizia che interessa e che conta, come spesso in questi casi, è che Delio Tessa fu un poeta e, col progredire del tempo e della lettura, un poeta dei massimi in Italia, in questo secolo. Ciò significa che la sua statura é tale da essere difficilmente non visibile, e che se visto non è stato deve pur esserci una qualche ragione (ed è probabile che in quelle ragioni stiano i germi di molti nostri mali intellettuali). Varrà la pena di segnalare al lettore nuovo (e per il quale il Tessa è un nuovo poeta) quelli che mi paiono i punti discriminanti e di iorza di questa poesia. Procedendo dall'esterno il primo luogo, qualificante, nel quale si imbatte il lettore è lo strumento linguistico scelto, il dialetto. Ncn fa meraviglia in un territorio, come 11 milanese, che ha radici di secolare tradizione «alta» dialettale, di gran poesia e di consuetudine dialettale anche nei suoi «grandi». Parliti o Manzoni che siano. Il riferimento, inevitabile, va comunque al Porta, per le molte consonanze pur nell'evidente diversità, autonomia, originalità. Si tratta di un dialetto usato per quello che è, uno strumento espressivo più congeniale ai temi e alla poetica, e meno logoro della lingua nazional-impopolare; soprattutto se le soluzioni, alla lunga, andranno In direzione espressionistica, secondo la rivelazione di Pasolini. Non senza difficoltà, però, se il suo è poi un dialetto risollevato ad alti livelli dopo le scivolate e le bassure vernacolar! f erravilliane, Non è f olklòrico colore, insomma. Semmai all'avvio il ramo prossimo, nelle genealogie, è quello del contiguo Cozzano, con 1 suoi rami; per rivolgersi quindi e sempre più, lontano da tentazioni populistiche e patetiche, verso un sostanzioso realismo. Anche qui Porta? Certamente, ma assieme con tutto quel che è successo, mica solo In Lombardia o In Italia, nel secolo che 11 divide. E c'è di mezzo Baudelaire e Verlalne, per esempio; c'è da cancellare o superare, nel rapporto col reale, il metodo naturalistico o veristico, quello stile. E cosi fa i conti con quanto sta via via succedendo accanto a lui, il futurismo, il cinema, le tensioni sociali, la prima guerra mondiale, 11 fascismo. Che non è certo poca cosa. E tutto ritorna, puntualmente, si riscontra nella sua poesia, ne è il «contenuto», cosi come lo è 11 dialetto. Il senso del suo dialetto sta proprio nel legame con una robusta tradizione quanto con la storia presente. Come arriva questa realtà alla sua poesia? E' vero che il mondo di Tessa non è eroico. E' minimale. E' quel- , lo del ceto di appartenenza, d'una piccola borghesia,1 senza sublimazioni astrattive; è quello, con 1 suoi arnesi e le sue ideologie. Cosi la sua popolazione, numerosa, attinge a quel mondo di mezzi personaggi e di puttane (mai nascose la sua quasi maniacale frequentazione di bordelli, tipica anch'essa) dandoci testimonianza non solo di poesia ma pure di storica e documentaria precisione. Ancora una volta, se vi aggiungo gli ambienti, vorrei far ricorso analogico al contiguo Gadda. E la spia torna a essere dialettale, nella scelta dello strumento cioè: non il dialetto di Por¬ ta, ma quello difficilmente ricuperabile e comprensibile che parlava il popolo che parla, invocato in prefazione (ulteriore indispensabilità dell'intervento, decifratorio, di Isella). Sono i personaggi e i nomi che rimbalzavano dalla stretta cerchia dei cultori e adesso si spera arrivino a più vasta e meritata conoscenza: l'avocati1, in primis, la Olga, la dissona, Roston, Luis, la Cocchina, Quell che soo... E Milan. Tutto ciò in un impasto dove la forza stilistica si identifica con la forza morale. Non facile e non moralistica. Penso al suo antifascismo, non certo rivoluzionario o eroico: quello straordinario capolavoro della poesia italiana del '900 che è Caporetto 1917 non nasconde la paura di veder turbata la quiete, la sua, per colpa dei «sovversivi». E' la stupidità che l'offende, e la matrice borghese non è rinnegata mai per facili populismi Ma la vera forza di Tessa è nello stile, nella padronanza metrica (solo Pascoli credo abbia saputo fare altrettanto), la sua sapienza, la modernità, quel «discorsivo» che gli serve innanzitutto a frantumare ritmo e discorso (è fuori luogo ricordare Celine?), la paratassi preferita alla sintassi, anzi l'assunzione della tecnica di montaggio cinematografica applicata al verso (fu assiduo cinefilo, scrisse sceneggiature, ci ha lasciato quattro versi memorabili: « Greta Garbo, Colleen Moore, l Wilma Bancky, Taylor, l [...] / {Gloria Swanaon, Bestie Love, I Billie Dove, Lilly Page; 1930), prima dell'invenzione della dissolvenza — tutto questo è nella sapientissima e controllata scrittura «alta» di Tessa. Un'Intelligenza intonata da queìValegher messo in titolo (che tanto ricorda 1'«allegria» ungarettiana), un'allegria di naufragi e di naufraghi, il versante «comico» e salvifico della tragedia contemporanea, che vede due guerre e in mezzo il fascismo. Questa è la condizione ecologica e 11 territorio tesslano da esplorare, di grande poesia. Folco Portinai-. un decennio più tardi, nelle vesti di tragica protagonista di una tenebrosa vicenda. Ecco il fatto: nella villetta, sita al n. 6 bis dell'impasse Ronsìn, a Parigi, la mattina del 31 maggio 1908 vennero trovati i cadaveri del signor Steinheil e della signora Japy, rispettivamente marito e madre della bella Marguerite, sulla quale si appuntarono i sospetti degli inquirenti. Ne segui un processo appassionante da cui l'Imputata, sia pure con molte ombre, uscì assolta e il caso si risolse in nulla. Le ambiguità, le sottili astuzie della seducente Meg disorientarono, nel corso delle udienze, i giudici che, in dublo prò reo, lasciarono Ubera quella donna, stranamente fatale per gli uomini. Visse ancora nove lustri, spegnendosi nel 1954 a 86 anni, baronessa Scarlett, a Hove, in Inghilterra, senza rivelare i suoi intricati segreti. L'irresistibile malia della ^vedova rossa, ha ancora, a distanza di tempo, sacrificato una vittima, privando nel 1983 il proprio biografo Armanti Lanoux dell'esistenza e del piacere di vedere pubblicata la sua ultima fatica. Madame Steinheil ou la Connaissance du Présldent, edita postuma da Crasse t. Mes mémoires di Marguerite Steinheil, éd. Ramlot, Parigi (s. dj costituiscono l'originale rarissimo di My memoirs, la prima edizione, in inglese, stampata nel 1912 da Eveleigh Nash. L'abbiamo trovato, con buona dose di fortuna, da Shakespeare & Co. di Roma (via Tot Mulina 10) a L. 60.000. Il Bediné invece, non comune completo dei sei volumi. Io propone Borei, sempre a Roma (via P. Della Valle 1) a L. 100.000. Botando Jotti

Luoghi citati: Caporetto, Inghilterra, Italia, Lombardia, Parigi, Roma