Dossetti, un «custode della memoria» politica e mistica
Dossetti, un «custode della memoria» politica e mistica Dossetti, un «custode della memoria» politica e mistica L'assegnazione deUN< La più bella intervista della mia vita di giornalista è stata quella a Giuseppe Dossetti. La più bella, la più strana, la più preziosa, per un motivo molto semplice: perché quell'intervista in realtà non me la concesse. Mi mandò un compagno a dissetarmi e a farmi compagnia, nella calura di Gerico dov'ero andato a cercarlo nella sua casetta di povero dove viveva con i suoi compagni di preghiera e di studio, ma niente intervista. Perché? Perché il monaco Dossetti era in preghiera con gli altri suoi fratelli monaci, nella cappella che guarda da una parte al deserto di Giuda e dall'altra al Mar Morto. Sapevo che c'era, sapeva che ero arrivato. E' vero che conoscendone abbastanza, almeno di riflesso, la discrezione irremovibile, la brusca e AnJiiginnasio d'oro», massi tenera umiltà, intuivo che rischiavo il suo «no», ma ero certo che avrei, almeno per altre vie, ottenuto molto più di un'intervista. Un po' in malafede, lo confesso, nell'autunno del 1974 avevo suggerito al direttore de «l'Europeo», una intervista a Giuseppe Dossetti, già docente di diritto all'università dell'Archiginnasio di Bologna, deputato, membro della Consulta e della Costituente repubblicana, poi candidato (sconfitto) a sindaco di Bologna contro Giuseppe Dozza, infine prete per volontà di Dio e del cardinale Giacomo Lercaro, e subito dopo suo consigliere al Concilio (si deve anche a Dossetti l'intervento storico del 6 dicembre 1962 al Vaticano II sulla «Chiesa dei poveri», da parte di Lercaro, intervento simo riconoscimento culturale di Bologna, lo ha fatto uscire per poche ore dall'eremo di Monte Sole ■ La scelta religiosa come monito, e speranza, ai politici che fondò la più alta credibilità dell'episcopato italiano al Concilio). Poi Lercaro scomparve, e Dossetti andò a vivere a Monteveglio, sui colli bolognesi, fondandovi la Piccola Famiglia della Santissima Annunziata. In seguito andò a vivere a Gerico, in Giudea, dove nacquero anche altre comunità femminili e maschili della Piccola Famiglia. Tornato in Italia circa due anni fa, prostrato nel fisico ma intatto nello spirito, Dossetti ha ora invano resistito all'invito del cardinale Inos Biffi, arcivescovo di Bologna, che lo ha pregato di andare a vivere e pregare a Monte Sole, presso Mar za botto, sul luogo stesso della famosa strage nazista, perché proprio lassù egli viva con i suoi compagni in preghiera d'e¬ spiazione e d'impetrazione, accanto alla «pisside schiacciata» — reliquia della violenza nazista contro la Chiesa — come segno vivo di speranza contro ogni barbarie. > Ha resistito ancora molto di più, prima di accettare, lui giurista e docente proprio a Bologna, l'Archiginnasio d'oro. Ha accettato solo per obbedienza, ed è scomparso subito dopo. Nel silenzio e nella contemplazione, questo mistico e politico, pari al suo fratello di fede e d'Impegno politico Giorgio La Pira, Dossetti resta uno dei più credibili c coerenti «custodi della memoria» viva d'un Paese e d'una Chiesa come l'Italia, e appare monito ed augurio insieme anche al suo partito d'un tempo, la democrazia cristiana, di cui fu esponente dagli Anni Quaranta agli Anni Sessanta. Durante la elaborazione della Carta costituzionale, nella quale fu, convinto e convincente, determinante il suo consiglio di inserire nell'articolo 7 della Costituzione il Concordato del 1929, Dossetti, fin dal 1947, e sino alla vigilia del Vaticano li, fu tuttavia radicalmente «pessimista» circa la «maturità» politica e laica dei cattolici italiani. Fu per questo dubbio su quella maturità dei cattolici che, come scrive il suo compagno di lotta e testimonianza a lui più congeniale, Giuseppe Lazzati, «si dimise dalla prima legislatura repubblicana un anno avanti la fine di essa, a motivo della raggiunta, personale convinzione dell'immaturità dell'elettorato cattolico a realizzare, di fatto, naturalmente in pieno rispetto di doverose convinzioni, il vero concetto di laicità dello Stato». Dopo quelle dimissioni, la strada di Dossetti è definitivamente un'altra, anche se non ancora quella prima ecclesiastica e poi monastica. Lo ricordo in quel perìodo, al santuario della Madonna della Ghiara, a Reggio Emilia, all'altare ogni mattina per la Comunione, e poi al mercato, magari a comprare 11 riso meno costoso per sua madre e per sé. La sua povertà radicale era già il segno più visibile e indelebile della sua vocazione totale al silenzio e alla contemplazione, dopo il lavoro comunitario compiuto nella traduzione dei grandi Padri della Chiesa dai testi originali. A Gerico, il cancelletto del¬ l'eremo era di frasche, senza serratura, la casa era ed è poverissima, e il monaco Dossetti era disponibile ogni domenica al servizio dei fedeli nella parrocchia francescana della città. Il venerdì saliva a Gerusalemme a pregare con i musulmani nella moschea, il sabato prendeva parte alle preghiere degli ebrei nella sinagoga; e infine, dopo aver passato spesso la notte in preghiera nella basilica del Santo Sepolcro, la mattina ridiscendeva a Gerico — lungo la s'essa strada che Cristo ha scelto per ambientarvi la parabola del «buon samaritano» — per servire i fedeli cristiani e non, in forza della propria fede e della comune fraternità Questo era e resta il suo ecumenismo. E resta questa — a Gerico come a Monteve¬ A- glio prima e a Monte Sole ora — come lo definisce ancora Lazzati, «il momento più alto e più forte nel quale la totalità del primato assoluto di Dio si fa singolare forma di servizio all'attuazione di quegli ideali e valori di cui è intessuta la vita del monaco che Bologna, forse insolitamente, certo significativamente, onora con la massima distinzione». Se laicità significa per Dossetti, come per ogni autentico cristiano, rifiuto d'ogni «idoto» di potere sia politico che religioso, Dossetti ha tenuto fede ad essere «libero e fedele in Cristo» sia nei confronti dell'istituzione ecclesiastica che nei confronti dello Stato laico. E' per questo che ha potuto servirli con pari fedeltà. Nazareno Fabbretti
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