Tutti i nomi del « partito armato» ecco l'identikit dei terroristi liberi

Il numero dei ricercati è molto alto: trecento, ma gli «irriducibili» sarebbero una ventina Il numero dei ricercati è molto alto: trecento, ma gli «irriducibili» sarebbero una ventina Tutti i nomi del « partito armato» ecco l'identikit dei terroristi liberi Tra i latitanti Anto TORINO — Nella stanzetta di fianco all'ufficio del capo della Digos, nella questura di Sbrino, c'é un grande pannello con 56 foto segnaletiche. Volti per lo più sconosciuti, baffi e barbe, immagini che quasi sempre riproducono vecchie foto-tessera, scure e un po' sbiadite. Una casella è vuota dal 19 giugno 1985. Sotto lo spazio bianco, c'è ancora il nome. Barbara Balzerani, e una nota: «Molto pericolosa». L'hanno presa l'estate scorsa, in un alloggio di Ostia, quasi per caso: gl'inquirenti cercavano proprio Wilma Monaco, la terrorista uccisa a Roma. E dopo di lei? Chi sono i nuovi capi dell'eversione rossa? Chi ha sostituito i «signori della morte» che cercavano di colpire il «cuore dello Sta¬ nio De Luca e Giorgi to»? E ancora: quali i contorni e lo spessore di questo «nuovo terrorismo», quali le divisioni che la ridda di sigle e di rivendicazioni, la stessa contraddittorietà nella scelta degli obiettivi di agguati e uccisioni,-lasciano intuire? Ecco, forse le risposte possono arrivare anche da quei volti fissati sulla bacheca. I ricercati, spiegano alla Digos, sono più di 300, ma questo dato appare esagerato rispetto all'effettiva consistenza dei gruppi di fuoco. «Ci sono anche i vecchi latitanti soprattutto di Prima Linea — aggiungono —. Gente che da tempo ha definitivamente abbandonato la lotta armata e se ne sta all'estero, soprattutto in Francia, perché in Italia li attende una condan¬ o Vanzìni, sospettati na da scontare». / brigatisti ancora in attività e conosciuti sarebbero invece una ventina. Quattro volte tanti i fiancheggiatori. Scorrendo i loro nomi, balzano agli occhi quelli dei personaggi attorno a cui ruotano le prime indagini per il ferimento del funzionario di Palazzo Chigi, Antonio Da Empoli. Da ieri mattina, agli uffici della Digos e ai comandi antiterrorismo dei carabinieri di tutta Italia, sono arrivati i fascicoli aggiornati intestati ad Antonio De Luca, 26 anni, e Giorgio Vanzini, 25 anni. Sarebbero i due uomini dell'agguato di via della Farnesina. Romani, potrebbero essere i capi della nuova organizzazione. Unione comunisti combattenti, il cui documen- ti di aver partecipato v to di fondazione è stato trovato accanto al corpo senza vita di Wilma Monaco. Vanzini, ex studente di Scienze politiche, era il terrorista che aveva cercato di mantenere contatti tra il suo gruppo e la Balzerani. Seguendolo, i carabinieri identificarono Gianni Pelosi, l'ex marito della Monaco, e attraverso quest'ultimo arrivarono al covo di Ostia e alla «Primula rossa». De Luca, invece, ha un passato di sindacalista ha lavorato a Pomezia in una fabbrica specializzata in produzioni per l'esercito: uno degli obiettivi del «nuovo terrorismo» è proprio l'attacco all'industria militare e alle alleanze strategiche occidentali. Con loro, sarebbe la seconda donna del commando di Roma, gl'inquirenti cercano Gianfranca Lupi, ex infermiera e studentessa di Lettere. Sembra che lei e la Monaco siano state nel giugno scorso a Napoli: alcuni operai di Bagnoli dicono di averle riconosciute nelle foto pubblicate dai giornali e di averle viste più volte davanti ai cancelli dell'Italsider. Quasi tutti romani anche gli altri nomi di questa mappa del partito armato. I coniugi Alessio Casimirri e Rita Algranatt, legati ancora alla vecchia colonna di Antonio Savasta (il rapitore del gene rale Dozier) e Alvaro Lojacono. Poi, i genovesi Gregorio Scarfò e Leonardo Bertolazzi; vecchi brigatisti come Livio Baistrocchi e Sergio Adamoli. C'è anche un torinese, Enrico Bianco, ma è latitante dal 1977 e gl'inquirenti pensano che sia all'estero e abbia abbandonato l'attività eversiva. Ex ragazzi delle borgate romane, studenti universitari, ex infermieri degli ospedali della capitale per lo più con nessuna esperienza politica in partiti o gruppuscoli. Ecco l'identikit del «terrorista '86. che emerge dalle loro brevi storie umane, ecco i «signori della morte» delle foto segnaletiche. Maurizio Laudi, uno dei giudici torinesi che allinizìo degli Anni Ottanta hanno condotto la lotta dello Stato contro il partito armato, tenta un'analisi di questi personaggi. «Man mano che passano gli anni, cambiano le caratteristiche politiche di chi abbraccia la scelta eversiva — spiega —. La prima gene razione di brigatisti, i Curcio e i Franceschini. venivano da esperienze prolungate nei partiti o nel sindacato. Poi è stata la volta della generazione del gruppuscoli e dei ragazzi del servizio d'ordine dell'Autonomia Operaia e di Lotta Continua. Adesso, ci sono questi personaggi misteriosi, che se hanno fatto politica hanno solo esperienze marginali, in collettivi o assemblee permanenti. Per loro, la vera molla che li porta al terrorismo è il terrorismo stesso, il suo mito, la sto ria di questi quindici anni di eversione e di morte nel nostro Paese». Giovani che fanno il salto nella clandestinità senza passaggi graduali e che rivelano, rispetto ai loro predecessori, una rozzezza di analisi politica e un ricorso continua alla mitologia rivoluzionaria. «Non conoscono la realtà, soprattutto quella della fabbrica e del lavoro, mentre le vecchie Brigate rosse la conoscevano molto bene — prosegue Laudi —. C'è anzi, nei loro documenti, una separatezza dai dati reali. Le teorizzazioni sono rozze, gli appelli si rìdu cono solo a degli slogan. Nel vccpsdvd«mrgMpgsnttpscm enerdì all'agguato co pensare alla possibilità che l'autista di Da Empoli fosse un poliziotto e con una pistola». Il pericolo più grave? Laudi non nasconde preoccupazione: «I contatti internazionali. Negli anni della ritirata strategica, i terroristi hanno ricevuto aiuti e adesso devono pagare un tributo. Qualche Paese estero più in vista? Si sono fatti tanti nomi, dallo Yemen del Sud al Nicaragua, ma prove sicure non ce ne sono. Piuttosto, quando la Libia e Gheddafi fanno certe affermazioni, i sospetti diventano giustificati. E l'omicidio di Landò Conti aveva un obiettivo molto preciso: Spadolini e la sua politica estera». volantino trovato a Roma, vicino al cadavere della Monaco, si parla addirittura di Repubblica dei soviet». Gruppi isolati anche nella società, senza più la fitta rete dei fiancheggiatori e del «movimento», senza più il «brodo di coltura» dove far nuotare i «pesci della rivoluzione armata». Poi, le divisioni settarie che le azioni di questi giorni hanno riconfermato. Ma Laudi ritiene che non si possa essere ottimisti. «Non è giusto definirli spezzoni o schegge impazzite e non è neppure giusto dire che il terrorismo è finito. I nuovi terroristi, è vero, non hanno più prospettive politiche e sono anche inesperti. Un vecchio brigatista non avrebbe mai commesso l'errore di non ntro Da Empoli Ettore Boffano