L'imposta sulla salute nel «740» non è uguale per tutte le catogorie

L'imposta sulla saluto noi «740» non o uguale por tutto lo €atogorìo L'imposta sulla saluto noi «740» non o uguale por tutto lo €atogorìo Per i dividendi da L'imposta sulla salute è stata approvata — pur fra molti contrasti e polemiche fra i partiti — dalla Camera dei deputati, ed è stata successivamente confermata abbastanza in fretta dal Senato. Le conseguenze sono rappresentate da distorsioni del sistema a favore di determinati contribuenti e a danno di altri: tra questi ultimi i titolari di azioni che hanno ricevuto dividendi. La materia non è facile e cerchiamo di spiegarci facendo una serie di esempi. Supponiamo che il contribuente riceva un dividendo azionario di lire 1600, sul quale è stata effettuata la ritenuta d'acconto Irpef del 10 per cento: l'incasso netto è pertanto di lire 1440. Nella dichiarazione dei redditi, il dividendo verrà in¬ redditi societari e agr dicato al lordo (e cioè in lire 1600) e separatamente sarà specificata la ritenuta Irpef di lire 160. Anzi la somma lorda di lire 1600 deve essere aumentata di nove sedicesimi, pari a lire 900: il totale da dichiarare è pertanto di lire 2500. L'aggiunta di nove sedicesimi all'imponibile si giustifica con la detrazione di un pari importo dall'imposta; in altre parole, i nove sedicesimi sono soldi del contribuente che la società che distribuisce i dividendi ha già pagato per imposte e che vengono ricuperati in sede di dichiarazione. Vi è certamente un vantaggio per il contribuente che, nel nostro caso, aumenta di lire 900 la sua dichiarazione, ma toglie lo stesso importo dall'Irpef dovuta. Lo stesso ragionamento grari affiorano dubbi di vale per la ritenuta d'acconto Irpef del 10 per cento, in quanto i redditi vengono dichiarati al lordo, ma in sede di calcolo dell'Irpef la ritenuta stessa viene detratta dal dovuto insieme ai nove sedicesimi dei dividendi lordi. In conclusione, dal punto di vista Irpef, i conti tornano, anche se occorre sottolineare che l'importo indicato nel primo riquadro del quadro N del modello 740 come reddito di capitale non è quello incassato, ma è quello lordo della ritenuta, aumentato di nove sedicesimi. L'ingiustizia che qui vogliamo sottolineare, si verifi ca applicando l'importo sulla salute non sul reddito effettivo, ma sull'importo fittizia mente creato ad altri fini: il contribuente ha incassato lire 1440 e pagherà l'imposta di incostituzionalità su lire 2500. Esiste anche il caso inverso che si verifica per i redditi agrari, sottoposti all'ultimo minuto al tributo sulla salute. Questi redditi sono quelli risultanti dal catasto, rivalutati secondo determinati coefficienti ma ben distanti e notevolmente inferiori a quelli reali. Il beneficio riguarda l'Irpef, ma esso si estende (creando cosi una seconda ingiustizia) anche alla tassa sulla salute applicata al reddito complessivo. Un meccanismo contabile gonfia i redditi complessivi di capitale; non sembra però che l'imposta sulla salute sia in questo caso commisurata alla capacità contributiva: il dubbio di incostituzionalità sembra possibile. Gianfranco Gallo Orsi i

Persone citate: Gianfranco Gallo Orsi