«Guerra» tra Sestri e Trieste per la costruzione di 17 navi

«Guerra» tra Sestri e Trieste per la costruzione di 17 navi «Guerra» tra Sestri e Trieste per la costruzione di 17 navi Mercoledì riunione di esponenti politici, economici e sindacali alla Regione Liguria per ribattere alle pretese triestine - «Il nostro non è campanilismo, ma una questione di sopravvivenza» do. GENOVA — In cinquanta, sostenuti dal loro arcivescovo monsignor Lorenzo Bellomi, esponenti triestini sono andati a Roma a premere sul presidente deU'Iri Romano Prodi per avere la fetta più' grossa dei benefici della nuova legge sull'armamento (la numero 149), che sta per essere varata. Mercoledì si riuniranno alla Regione Liguria dirigenti economici e sindacali, presente Enrico Bocchini presidente della Fincantieri, per ribattere alle pretese della città giuliana. A Genova si sta scatenando una guerra fra poveri: e anche se dai due versanti si afferma che non si intende chiedere a danno di altri, il contenzioso è evidente. • Campanilismo? Niente affatto. Diciamo che la questione si pone per noi in termine di soprcvvivenza», dice Mario Ferrari, segretario territoriale della Cisl, esperto di traffici marittimi La querelle è antica. Già nei primi Anni Sessanta l'Italcantieri fu tolta a Genova e assegnata a Trieste, con il compenso di un «pacchetto» compensativo che si sta appena ora concretando, con la fabbrica automatica. Un quarto di secolo dopo ci risiamo. La legge sull'armamento può essere il primo passo della ripresa: prevede, tra l'altro, la costruzione di 17 navi di tipologia differenziata, per un milione di tonnellate, primo investimento: 1600 miliardi. Ossigeno per i cantieri, non solo, ma anche per la bilancia dei pagamenti: oggi il Paese è tributario di 4000 miliardi l'anno ai noli esteri. La nostra flotta è scesa dagli 11 milioni di tonnellate del 1981 agU 8 milioni attuali, ed ha una -età- media sui 20-25 anni. Siamo senza navi in grado di competere sul mercato internazionale dei traffici, mentre salgono le domande: da una parte di unità da crociera, dall'altra di navi attrezzate per il. trasporto dei containers della terza e quarta generazione. Chi costruirà le 17 navi? Indiscrezioni rivelano che il cantiere di Sestri Ponente non riceverebbe alcuna commessa, nonostante vi sia un preciso impegno del governo, con un protocollo sottoscritto, dalle parti. La fame di navi (non se ne costruiscono praticamente da qualche anno) scatena gli appetiti e mette di fronte Ge¬ np nova e Trieste. Aggiunge Magnani: .Abbiamo accettato a suo tempo di ridiscutere i settori maturi, anche se era preferibile mantenere Cornigliano piuttosto che Bagnoli; abbiamo pagato cari pressi in termini di occupazione. Ma non possiamo cedere oltre-. Sestri ha una sua cultura nelle costruzioni navali, personale altamente qualificato, strutture moderne. Inoltre è al centro del sistema portuale mediterraneo. Le grandi holding intemazionali staccano le loro polizze su Genova. Trieste è lontana 600 chilometri e alle sue spalle ha l'Est, che come è largamente noto incide ben poco sull'economia marittima occidentale. Imporre alle navi di risalire l'Adriatico è evidentemente uno spreco di tempo e di risorse. Insieme al già confortante rilancio del porto di Genova, Sestri fa parte essenziale di un progetto portuale che si pone come crocevia .obbligato delle grandi linee di navigazione del mon¬ stata spostata a Genova, ma è una finanziaria, come a dire una scatola vuota) di due società operative, una logistica (per tutte le operazioni di banchina), l'altra informatica che dovrà gestire le soluzioni tecnologiche che stanno rivoluzionando le antiche strategie dei traffici. Ancora: commesse per il cantiere di Sestri Ponente. Investimenti nei comparti grandi motori e riparazioni navali. Più o meno. Trieste chiede le stesse cose. La speranza (genovese) è che le decisioni non vengano assunte per pressioni politiche o di campanile (si attribuisce a Prodi questa frase: -A Trieste bisognerà pure dare qualcosa-,) ma sulla base di accordi già raggiunti e di soluzioni operative a lungo termine e che tengano conto soprattutto di un fatto preciso: qui non siamo più di fronte ad un «caso Genova», ma a scel te che fisseranno, per anni, gli scenari dell'economia marittima del Paese. • In queste condizioni, come si può pensare ad un dirottamento della cantieristica a Trieste o a Monfalcone?', osserva l'on. Mauro Sanguineti, esperto di trasporti via mare del partito socialista. Trieste, comunque, ci prova. Ma i genovesi giocano un'altra carta, quella dell'occupazione. Gli addetti al porto sono complessivamente scesi da 9 mila a 6 mila: nel cantiere navale di Sestri si è passati da 2000 a 1600 (con la metà in cassa integrazione), nel settore riparazioni navali i 4000 in organico o sono in cassa integrazione o stanno per essere licenziati. •£ dovremo ancora scendere, anche se l'In accetterà le nostre buone ragionU. sottolinea Mario Ferrari, il quale ricorda che quindici anni fa la bilancia dei noli italiani era in netto attivo, «e noi esportavamo i servisi'. Cosa chiede Genova? Innanzitutto il rispetto degli accordi. Poi l'affiancamento alla direzione Finmare (che è Guido Coppini «Lo prevede l'intesa di due anni fa a Palazzo Chigi»

Persone citate: Enrico Bocchini, Guido Coppini, Lorenzo Bellomi, Magnani, Mario Ferrari, Mauro Sanguineti, Romano Prodi