Vogliono una vera moschea per poter finalmente pregare

Vogliono una vera moschea per poter finalmente pregare Vogliono una vera moschea per poter finalmente pregare La richiesta viene dalla comunità islamica di Torino - Auspicata anche una legge per tutelare gli immigrati dal Terzo Mondo Stranieri a Torino. Ne conosciamo solo le immagini che ogni giorno ci presenta la strada e per molti sono tutti ^marocchini», gli ambulanti del Terzo Mondo che offrono in ogni angolo della città poveri prodotti acquistati non a Casablanca p a Tangeri ma In magazzini del centro storico. «Sono qui da quindici anni e mi sento marchiato a sentirmi chiamare così», dice El idris, giacca e cravatta e una discreta parlantina In un buon italiano pizzicato da una erre •notabile». Dal palco del convegno -sulla situazione dei lavoratori stranieri a Torino», organizzato dal sindacati confederali sabato al Teatro Nuovo, ha chiesto al sindaco Cardettl «un locale per la nostra moschea e il diritto di voto nelle elezioni circoscrizionali, come espressione dell'integrazione di noi stranierlttel quartieri». Oli islamici di Torino, 'Slamo ambulanti, studenti e uomini d'affari di passaggio», si riuniscono in preghiera ogni venerdì, alle dodici, in un ap" part amento al primo plano di via Berthollet 24: la loro provvisoria moschea. Oggi vogliono rimarcare in positi¬ Ad una settimana vo la loro presènza in città, sottolineando la loro specificità etnica, religiosa e culturale. Come loro, anche altri gruppi e associazioni di stranieri propongono iniziative e confronti di questo respiro con i torinesi. Al convegno erano molti i giovani, anche Italiani, che sfoggiavano l'adesivo del »Coordlnamento delle organizzazioni culturali e democratiche degli stranieri a Torino», con sede in via Campana 28 e più di una proposta in cantiere. E al microfono, negli interventi che si susseguivano, ricorreva questo invito. Il Comune l'ha già raccolto, indicando nella promozione di iniziative culturali e sociali per e degli stranieri uno del tre grandi 'filoni» su cui lavorerà nel 1986, anno per la pace, la 'Commissione comunale per la pace, la solidarietà e la cooperazione». Disporrà di un miliardo come finanziamento. L'ha annunciato lo stesso Cardettl in un incontro svoltosi nel giorni scorsi. Questa sarà la risposta al «via gli stranieri da Torino» che campeggia su un muro scrostato della Ceat e al sottile razzismo che serpeggia a dalla scomparsa nella città nel confronti di questa Italia di colore che cerca faticosamente ospitalità a casa nostra. «Vivere qui non è facile — dice Predo Olivero, sacerdote, sindacalista e funzionarlo dell'Ufficio stranieri e nomadi del Comune —; la città è fredda, offre quasi esclusivamente lavoro nero e le limitazioni per il soggiorno, da noi, sono maggiori anche per gli studenti Per questo motivo fondamen talmente la grande ondata di immigrazione da altri conti nentl è passata: dal censi mento del 1981 ad oggi se ne sono andati in settemila almeno. Oggi, fra residenti e irregolari, gli stranieri a Torino non sono più di 10-12 mila- La «piena» prevista da una ricerca del ministeri degli In terni e Lavoro (5 milioni di stranieri in Italia nel Duemila) è contestata dal sindacati che sollecitano l'approvazione del disegno di legge sul lavoro che unifica 4 progetti di de, pel, psl e dp, considerato positivo per le garanzie che prevede a tutela del lavoratori e degli studenti stranieri, compresa una sanatoria per gli 'irregolari». Alberto Galno Sono una quaran

Persone citate: Alberto Galno, Predo Olivero

Luoghi citati: Italia, Tangeri, Torino