Cos'è accaduto in quell'attimo nella navicella

Cos'è accaduto in quell'attimo nella navicella Cos'è accaduto in quell'attimo nella navicella Ignoriamo ancora le esatte cause della sciagura del Challenger che perù è indubbiamente consistita in una esplosione accompagnata da una enorme palla di fuoco. Tale certezza deriva dalla vista delle immagini diffuse dalle televisioni di tutto il mondo e impossibili da dimenticare. Inoltre la proiezione di minuti frammenti del veicolo ■:su'dlAih,àVea-vastisstma;-'tìfel Vdlttmetró di' decine 'di'chilo-metri, e le tracce del calore che si osserverebbero su alcuni di questi confermano sia la deflagrazione sia l'avvampamento. Se è esatta la notizia del ritrovamento di parti frantumate dell'abitacolo, ciò mostra che questo non rimase integro. In tal caso le vittime furono pure soggette a brusca decompressione e a decelerazione libera. A parte quanto eventualmente contenuto nella parte di carlinga forse identificata sul fondo del mare, risulta sostanzialmente inverosimile la speranza di ritrovare qualche cadavere sul quale, oltretutto, si assommerebbero gli effetti della precipitazione da enorme altezza. A tutt'oggl si ha notizia di un unico resto di probabile natura biologica. Si tratterebbe di una parte di calzino contenente frammenti ossei e tessuti molli. Opportune indagini immunologlche permetteranno di confermare se si tratta davvero di tessuti umani. In caso afferma¬ tivo la presenza o assenza di speciali formazioni nel nucleo del globuli bianchi permetterà di accertare il sesso della vittima e Infine sarà possibile stabilire 11 gruppo e 1 sottogruppi di sangue. In sostanza non dovrebbe conoscere la graduazione delle diverse azioni lesive nel particolare settore del veicolo occupato dalla vittima. I quadri anatomici della patologia traumatica sono caratteristici e si prestano a diagnosi e deduzioni talora essere arduo pervenire, almeno in termini di verosimiglianza, alla identità del soggetto, risalendo cosi al posto da esso occupato nell'abitacolo. Al proposito è chiaro che le lesioni presenti sul reperto contribuiranno a far sorprendenti ma sempre utilizzabili per la valutazione del caso. In merito va anzi precisato che gli effetti meccanici delle esplosioni provocano lesioni ampiamente dilacerative della pelle, degli organi Interni e delle masse muscolari dove si producono talora lesioni emorragiche •a festone» corrispondenti all'onda d'urto. La distruzione del tronco risulta tuttavia poco frequente anche quando l'esplosione avviene da vicino. Gli insulti termici, caratteristici a seconda del livello di temperatura raggiunto, vanno sino alla carbonizzazione e alla formazione nelle ossa di vere e proprie «perle» dovute a fenomeno di fusione. La decompressione esplosiva con successiva precipitazione comporta lesioni vitali soprattutto viscerali cui si assommano gli effetti sul cadavere dell'impatto da grande altezza. SI tratta di fenomeni ben noti e che spesso si combinano tra loro come dimostra l'analisi del disastri aerei moderni. In particolare quando la velocità di impatto è elevata si può giungere alla vera e propria disintegrazione della struttura somatica. Da quanto sinora detto emerge chiaramente l'Importanza dell'esame scientifico del resti delle vittime delle disgrazie del cielo e delio spazio sui quali ultimi, ovviamente, finora ben poco si sa. Ponto inoltre che le attività astronautiche, come ogni espressione di progresso sono destinate ad aumentare nel tempo, è chiaro che parallelamente aumenteranno rischi e accidenti. L'interesse per i reperti biologici del Challenger è quindi anche proiettato alla protezione e alla salvaguardia di chi presto o tardi inevitabilmente riprenderà la strada delle esplorazioni spaziali. Pierluigi Baima Bellone dell'Università di Torino

Persone citate: Bellone, Pierluigi Baima