Arrangiarsi a Informatica

Arrangiarsi a Informatica Un corso di laurea con 2593 iscritti e una sede precaria Arrangiarsi a Informatica Gli studenti ospitati in alcuni locali dell'ex Istituto Galileo Ferraris, tra confusione e squallore Solo due gabinetti per ragazzi e ragazze - Si fa a gomitate per accedere ai venti computers e spesso si studia al Valentino - Il 50% abbandona dopo il primo anno - Dimezzate le iscrizioni Degli otto corsi di laurea alla Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, quello di Informatica ha 11 maggior numero di iscritti, 2593 su un totale di circa 6600. Sono ospitati in alcuni locali dell'ex Istituto Galileo Ferraris in corso Massimo d'Azeglio. Parlare di sede precaria è un delicato eufemismo. Tra gli studenti c'è più rassegnazione che rabbia. •Basti una costatazione per dare un'idea della nostra condizione — si sfoga Elena Marcotulli, quarto anno — . Qui ci sono due, dico due, servisi igienici. Uno per i maschi, l'altro per maschi e femmine. Due gabinetti per oltre 2500 persone». Esitano un po' 1 suoi compagni a scendere nei particolari. »Ma visto che siamo in argomento diciamo tutto, talora i due servisi rimangono chiusi per mancanza di carta igienica. Dobbiamo comprarla noi: La Marcotulli si sta esercitando davanti a uno dei venti personal computers istallati nel laboratorio al piano terra dell'istituto. Ogni giorno gli studenti del primi anni dovrebbero passare due ore davanti al videoterminale ma ci riescono soltanto i più fortunati, quelli che prenotano in tempo le macchine. Non ce ne sono a sufficienza. Ma più che un laboratorio per Informatici, l'aula dà l'impressione di essere un porto di mare, Via vai continuo, giovani che sgomitano per contendersi una sedia, voci ad alto volume, decine di scatoloni ammassati davanti a una parete sporca e scrostata, fili elettrici volanti, squallore. Un angolo da «terzo mondo» per una disciplina che prepara i tecnocrati del Duemila. •Qui ho proprio imparato l'arte di arrangiarmi — confida Renato Mariotti, terzo anno —. Non c'è alternativa. Od si adatta oppure si cambia corso di laurea. Non è per caso.ffte il SO per cento degli iscritti:a Informatica abbandona dopo il primo anno»} Verso mezzogiorno il «laboratorio» si trasforma in un refettorio. Alcuni studenti sfilano dalle borse panini e bibite, fanno colazione. Nella Lubera, quarto anno, arriva dalla Calabria. Delusa? 'Non mi aspettavo sinceramente una simile realtà. E' stata dura all'inizio, ora mi adatto. Abbiamo fatto assemblee, proteste, abbiamo bloccato corso Massimo d'Aeeglio. Ci hanno promesso una nuova sede, se pur provvisoria, al centro Pier della Francesca ma fino al prossimo anno rimarremo qui. Se dovessi ricominciare da capo, mi iscriverei ancora a Informatica ma non a Torino». Massimo Valesano, terzo anno: «io non so se ripeterei quest'esperienza, troppa disorganizzazione. Ma lo sa che nell'intero istituto non c'è un telefono pubblicò, un punto d'incontro? A volte in quest'aula si fanno esami e noi dobbiamo sloggiare. Dove? Sulle panchine del Valentino». Ma almeno la preparazione è vàlida? 'Nonostante i disagi, si. Abbiamo dei docenti di alto'livello. I pochi che riescono a 'laurearsi, meno d'un centinaio l'anno, trovano subito lavoro, il mercato t\pddde tira ancora, non sappiamo \per quanti anni. Ma dispiace dover rinviare la laurea e andar fuori corso per le carenze di strutture». Oli studenti dichiarano di essere disponibili a trasferirsi provvisoriamente al «Pier della Francesca» in attesa dei lavori di sistemazione del «Galileo Ferraris» ma a una condizione: che l'attività didattica si svolga interamente nel nuovo centro e non lezioni da una parte ed esercita¬ zioni da un'altra. Lamentano d'essere già costretti a scomodi spostamenti: chimica in via Giuria, matematica a Palazzo Campana, in centro, fisica in via Bidone. Di ulteriori disagi gli aspiranti dottori in informatica non sentono proprio bisogno. Non sorprende in ogni caso che le iscrizioni al corso ritenuto fra i piti sicuri per sbocco professionale comincino a diminuire. Nell'attuale anno accademico la segreteria ha accolto 576 matricole, quasi la metà rispetto all'84-85. Un'inversione di tendenza destinata a continuare? Tra gli studenti si fa strada un dubbio di cui si fa portavoce Elena Marcotulli: «Visto che le aule e i laboratori sono quelli che sono, perché non pensare al numero chiuso? So che altri miei compagni non sono favorevoli, ma ha senso creare illusioni e moltiplicare i disagi? A mali-estremi...». Guido J. Paglia e e e o i i ta li Studenti gomito a gomito davanti al videoterminale: la carenza di spazio non è il solo problema

Persone citate: Elena Marcotulli, Galileo Ferraris, Marcotulli, Renato Mariotti, Valesano

Luoghi citati: Calabria, Torino