Il processo spetta a Palermo di diritto

Il processo spetta a Palermo di diritto Il processo spetta a Palermo di diritto H pm replica alle eccezioni di legittimità PALERMO — V.effetto Dalla Chiesa* ha condizionato nettamente gli umori nell'aula-bunker di Palermo per tutte l'udienza di ieri che è proseguito nel pomeriggio. Sono stati trattoti altri argomenti, ma il leit-motiv della giornata è stato indubbiamente caratterizzato dall'istanza presentata dal legale della famiglia Setti Carraro. Si è comunque andati avanti con altre eccezioni e prevedibilmente delle nuove ne saranno illustrate oggi. Tema di fondo rimane la presunta incompetenza territoriale della corte d'assise palermitana a giudicare — sostengono i difensori — buona parte del 467 imputati che sono accusati di appartenere alle cosche e molti dei quali rischiano di essere processati — affermano ancora i legali — per lo stesso fatto da più tribunali in Italia e negli Stati Uniti. Il pubblico ministero Domenico Signorino che con il collega Giuseppe Ayala si alterna nel ruolo di pubblico accusatore, ha criticato questa impostazione difensiva e le ha negato ogni validità. La mafia ha agito prevalentemente a Palermo e qui deve essere processata se davvero si vuole colpirla al cuore QsècppatqmcdGcnlvdhlcPgccCummdlUpcqc Questo, in sostanza, l'assunto principale al quale si è ispirato il dott. Signorino che ha ricordato come il processo sia destinato a procedere regolarmente anche nei casi in cui la corte concedesse che talune questioni venissero demandate alla Cassazione. Questioni ad esempio come quella sollevata dai difensori del costruttore Giovanni Liistro, gli avvocati Frino Restivo e Gaetano Berni, 1 quali hanno sollevato un 'Conflitto positivo di competerne* e, facendo l'opposto di quanto hanno invece sollecitato 1 loro colleghi, chiedendo che Liistro sia giudicato a Palermo e non altrove, un guazzabuglio? Quasi. il p.m. Signorino ha anche replicato a quei legali, come l'avvocato Carmelo Cordaro, che nelle scorse udienze hanno frontalmente attaccato la legittimità della registrazione delle intercettazioni di telefonate fatte negli Stati Uniti da imputati che compaiono nel maxi-processo e contemporaneamente in quello alla «Pizza-connection» istruito negli Usa. Le registrazioni sono state curate da agenti della Dea (l'ente federale statunitense che ha il compito di combattere i trafficanti di droga) e dell'Fbi. a. r.

Persone citate: Carmelo Cordaro, Dalla Chiesa, Domenico Signorino, Frino Restivo, Gaetano Berni, Giovanni Liistro, Giuseppe Ayala, Setti Carraro

Luoghi citati: Italia, Palermo, Stati Uniti, Usa