La cultura in campo per Mitterrand di Barbara Spinelli

La cultura in campo per Mitterrand Grazie al ministro Jack Lang che domina le piccole e grandi manovre pre-elettorali La cultura in campo per Mitterrand DAL NOSTRO INVIATO PARIGI — Camicia di popoline, giacca disegnata da Thierry Mugler, capelli spettinati e sguardo ottimisticoceruleo, la silhouette elegante di Jack Lang domina ormai le piccole e grandi manovre che precedono l'appuntamento elettorale di marzo, in Francia. E' lui il nuovo asso nella manica di Mitterrand, è lui l'angelo che l'Eliseo ha deciso di inviare sui palcoscenici dove i politici fingono di scannarsi su un decimale di inflazione, o su un punto in meno di disoccupazione, mimando duelli che il pubblico snobba, vuoi per noia vuoi per disincanto. Orfana di miti, è al ministro della Cultura che la sinistra ha affidato il compito di aprire la campagna elettorale e al tempo stesso di trasportarla lontano dalla mischia, in eterei altopiani dove le passioni si divertono e divertendosi tornano a infuocarsi. La campagna è cominciata lunedì e da allora Lang è presente sulle onde radio, in televisione, sui manifesti. Non è un uomo politico, ed è più di un simbolo. E' quasi un tabù: Lang non si tocca, e profanarlo sarebbe di cattivo gusto. Lang dà smalto alla sinistra scolorata. «Ogni angelo è terrìbile», scrive Rilke, e anche il ministro a suo molo lo è, nonostante l'aspetto di cherubino danzante che a volte assume. Intanto detta le mode, con fare imperioso. La Francia è stanca delle ermetiche dispute politiche? Lui semplifica, psicologia: «Non fate gli idioti il 16 marzo ! », così incita alla radio. I francesi sognano uomini politici moderni, sciolti? Lui lancia il look della camicia, e la cornicio trionfa sulla giacca dei vecchi notabili. Rosa-salmone è la sua, blu a righine con colletto bianco quella di Chine, corredata di cravatta fluttuante nel vento. I poster elettorali dell'opposizione sono sommersi da camicie-casual. E poi è avvenuto il miracolo, nei giorni scorsi. A metà febbraio, d'improvviso, sono scesi in campo intellettuali fino c ieri malmostosi: Ber- o a e e o nord Henry-Lévi il filosofo che aveva denunciato l'anima fasdstoide della sinistra, Jean-Paul Aron il critico delle avanguardie moderniste, l'iconoclasta Philippe Sollers. E' una nuova forma di militantismo, la loro, molto pudica. Non sono esplicitamente filosocialisti ma invitano la futura maggioranza di destra a preservare le conquiste della gauche. Le conquiste etiche di Robert Badinter (abolizione della pena di morte, delle giurisdizioni eccezionali, delle misure xenofobe) e le conquiste culturali (libertà delle onde radio e tv, sovvenzioni alla creazione culturale). TI secondo miracolo è internazionale, ed è un breve manifesto pubblicato lunedi, elogiativo del «formidabile slancio culturale che Lang e Mitterrand hanno impresso alla Francia». L'appello è firmato dalle star della cultura mondiale: dai registi Wajda e Ku- i rosawa, Coppola, Tarkovski e Bergman, da Umberto Eco, Alberto Moravia e Durrell. Perfino Samuel Beckett, il refrattario di sempre, ha sottoscritto. Nell'81 la sinistra sembrava controcorrente, démodée. Nell'86 è nuovamente in armonia con lo Zeltgeist, con lo •spirito del tempo: Sicuramente, Mitterrand ha fatto molto. Al ministero della Cultura, mi sono procurata gli opuscoli sulle attività di Lang, ed è vero che Parigi è diventata di nuovo centro culturale. I film di Wajda e Kurosawa non si sarebbero fatti se Lang non li avesse finanziati. I musei offrono primizie in abbondanza, il teatro è effervescente, avido di diversità e culture lontane. E magari sarà un'abile strategia pubblicitaria, ma il nome di Lang è ovunque, emblema Barbara Spinelli (Continua a pagina 2 In settima colonna)

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