Alice perduta nel bosco di Mario Pirani

Alice perduta nel bosco Oggi comincia il congresso della Cgil Alice perduta nel bosco Degli entusiasmi s'è spento anche il ricordo. Quasi perduta alla memoria fosse la tramontata stagione di quei congressi della Cgil vìssuti anche come palcoscenico di grandi, generose illusioni: momento epifanico di un mondo del lavoro unito, solidale, ricco di una cultura alternativa, sicuro di sé. E i delegati, in gran parte rappresentanti di metalmeccanici e di braccianti, assorbivano con trasporto emotivo le parole chiare, semplici, pugnaci e commoventi di Peppino Di Vittorio e di Fernando Santi, o anche i lucidi ragionamenti di Vittorio Foa. Oggi vigono il sindacalese, i sondaggi della Makno, la sociologia del Censis, criptici rivestimenti di inquietanti interrogativi sulla crisi del sindacato e sul suo incerto futuro. Ma quale futuro, poi, quando metalmeccanici e braccianti si son ridotti ad esigua minoranza (il 9 e Ì'8 per cento rispettivamente) e l'incanutirsi dell'organizza- zione è segnato da quel 35 per ppnfp di pensionati che rappresentano, ormai, il corpo portante della Cgil? Solo un quinto degli intervistati in un'indagine che appare su «Thema», la nuova rivista della Confederazione, confessa, del resto, di credere ancora nelle sue capacità di recupero. Quale avvenire per un sindacato, aggrappato al vecchio e sospeso tra due assenze, quella delle nuove professionalità tecnologiche e terziarie, dove non è mai entrato, e quella dilapidata nella storica sconfitta di Mirandi, dove solo una pattuglia del 17 per cento prende ancora là tessera? Gli eredi di Lama sembrano volere sfuggire, attraverso una singolare redenzione sociologica, allo smarrimento che una coerente presa d'atto altrimenti indurrebbe, quasi la realtà fosse fino ad oggi sfuggita alla loro percezione per trascuratezza d'analisi. Bastava allora non esser così sbadati e dare in tempo una scorsa alle illuminanti radiografie degli innumerevoli centri di ricerca per scansare l'avverso destino? Antonio Pizzìnato non si stanca di ripetere che «lutto è successo troppo in fretta: ci siamo trovati di colpo dentro a una società che era diventata flessibile, variegata, sfuggente». Solo che questo periglioso viaggio che egli afferma di voler intraprendere, attraverso il terziario e il post-industriale, assomiglia troppo al sogno dell'eroina di Lewis Carroll nel paese delle meraviglie; per cui, dopo aver seguito le orme del professor De Rita nelle vesti del coniglio bianco, il nostro Pizzinato rischia, come Alice, di risvegliarsi nel bosco di partenza. Assai diverso sarebbe l'esito del dibattito se si accompagnasse al riconoscimento che quella presunta cecità sui cambiamenti non è stata affatto casuale ma, testardamente, perseguita. Proprio attorno alle conseguenze imposte dai mutamenti della situazione si sono dispiegati i più aspri scontri sociali e politici degli ultimi quindici anni e l'unità sindacale è esplosa. Basta riandare alla crisi petrolifera degli Anni 70 che il sindacato finse di ignorare scaricando per intero la tassa degli sceicchi sulle aziende e sull'economia nazionale. E ancora: non fu proprio la trasformazione provocata dall'articolare di categorie e professionalità, che rese la Mario Pirani (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

Persone citate: Antonio Pizzìnato, De Rita, Fernando Santi, Lama, Lewis Carroll, Mirandi, Pizzinato, Vittorio Foa