Svanisce la pista bulgara per l'attentato al Pontefice

Svanisce la pista bulgara per l'attentato al Pontefice Chiesta l'assoluzione dei tre imputati per insufficienza di prove Svanisce la pista bulgara per l'attentato al Pontefice Il pm ha ammesso la sconfitta contro Antonov, Ayvazov e Vassilev, ma la colpa — ha detto — è della Corte; «Ha impedito l'accertamento della verità» - Le altre richieste ROMA — Nel processo per l'attentato contro Giovanni Paolo il la «pista bulgara» si è dissolta definitivamente alle 13 e 21 di ieri, quando il pubblico ministero Antonio Marini, abbassando 11 tono della voce, ha concluso una requisitoria durata undici udienze con queste parole: •Per quanto riguarda gli imputati Serghej Antonov, Todor Ayvazov e Yelio Vassilev, essi vanno assolti per insufficienza di prove. Grazie: Della smisurata inchiesta del giudice Martella solo il versante turco ha retto la prova del dibattimento. Insieme all'assoluzione dei tre imputati bulgari, seppure con una formula che ancora lascia spazio al sospetti e alle ipotesi politiche, Marini ha chiesto condanne dure per 1 tre imputati turchi: ergastolo per Cerdar Celebl, presidente della Federazione turca, un'organizzazione nazionalista di emigrati con sede a Francoforte; ergastolo per Orai Celik, la presunta «seconda pistola» di piazza San Pietro, introvabile; 24 anni per Omer Bagci, una sbiadita figura di vetraio salvato dalla richiesta di detenzione a vita dalle goffe e parziali ammis¬ sioni fatte in aula. Un anno, infine, è stato chiesto per Agca (detenzione di armi). L'accusa è uscita di scena, a undici mesi dall'inizio del processo, con quello che Marini ha definito «un grande lamento-. Consegnando alle nebbie dell'Insufficienza di prove la posizione dei tre imputati bulgari, che ha descritto nella sua requisitoria come «spie» prive di un alibi credibile, il pubblico ministero ha ammesso la sconfitta, ma ne ha attribuito le colpe alla Corte. La sua è stata una polemica acre e scoperta. Il presidente Severino Santiapichi, ha detto in sostanza Marini, ha strozzato il processo respingendo le mie richieste di verifiche necessarie, di audizione di testi che forse avrebbero potuto confermare le .confessioni» di Agca. Marini ha giocato duro fino in fondo: e ieri mattina, intorno alla quarantesima ora di requisitoria, ha chiesto alla Corte la riapertura del dibattimento. Secondo il pm era indispensabile capire che cosa nasconda una lettera consegnata dai carabinieri ai giudici dieci giorni fa. A scrìvere è un pregiudicato, Lucio Berti, detenuto in un penitenziario libico. Afferma di aver saputo che una hostess bulgara consegnò •pacchi di materiale proibito* ad Antonov. « Volete seppellire questa lettera sotto una montagna di carte processuali sema un minimo accertamento?», ha chiesto, quasi gridando, Marini alla giurìa. Ad una richiesta cosi accalorata Santiapichi ha risposto prima con freddezza, poi, dato che il pubblico ministero insisteva, con ostentata malagrazia: costretto a ritirarsi con la giurìa in camera di consiglio per decidere sulla richiesta che Marini aveva voluto formalizzare, ne è rie merso 80 secondi dopo — un record — respingendola in modo secco. Marini ha replicato più avanti, sottolineando che per quattro volte nel corso del processo un'ordinanza della Corte ha «Impedito di riscontrare circostanze o dichiarazioni in maniera completa e chiara, abbiamo dovuto rinunciare alla verifica di elementi fondamentali per staGuido Rampoldi (Continua a pagina 2 in nona colonna)

Luoghi citati: Francoforte, Roma