Giulini: è troppo difficile fare l'opera di Luigi Rossi

Giulini: è troppo difficile fare l'opera Il grande direttore a Milano con la Filarmonica della Scala Giulini: è troppo difficile fare l'opera Dice: «Le voci sono poche, preferisco dedicarmi alla musica strumentale» - D 21 aprile un programma dedicato a Schubert . ^ MILANO — Carlo Maria Olulini al suo primo appuntamento dell'anno con la Filarmonica della Scala, l'altra sera, in un acclamato concerto che è stato ripreso da Canale 5. il 21 aprile 11 direttore taliano tornerà sullo stesso podio con un programma Interamente dedicato a Schubert, comprendente le sinfonie n. 4 Tragica e n. 9 La Grande. Stavolta ha equamente diviso 11 suo programma tra la Sin/onta In Re minore di Cesar Francie e 1 Quadri di una esposizione di Mussorgsky nella trascrizione orchestrale di Ravel. In entrambe le interpretazioni l'orchestra scaligera e risultata al meglio delle proprie possibilità, seguendo il gesto efficace e nitido di un direttore con il quale ha stabilito ormai un rapporto molto stretto di collaborazione, quasi di colleganza e di amicizia, più che di comando, come Giulini ama sottolineare. Non bisogna dimenticare che egli stesso ha cominciato nelle file orchestrali, come violista all'Augusteo. ■ Varcata la settantina, Giulini pensa di poter diradare un po' 1 suoi impegni, riservandosi in particolare all'Italia. Ha diretto recentemente a Trieste e a S. Cecilia in Roma, dove tornerà in maggio per eseguire il Canto della terra di Mahler, di cui ha fornito recentemente anche una bella incisione discogra fica. Dopo aver abbandonato la direzione stabile della Filarmonica di Los Angeles, Giulini è ormai un «/ree lan- ce» che cerca di restare 11 più possibile In Italia e ne viene ricambiato con crescente affetto, come dimostra anche il prestigioso premio .Una vita nella musica» assegnatogli all'unanimità dal critici Italiani tre anni fa a Venezia, primo italiano ad esserne insignito. ' .Naturalmente, ho motivo di affetto, particolarmente con S. Cecilia e con La Scala. S. Cecilia è stata la mia prima orchestra, quando fui scaraventato quasi improvvisamente sul podio, nell'immediato dopoguerra, dopo aver seguito i corsi di direzione con Bernardino Molinari. Alla Scala memorabili furono per me gli Anni Cinquanta, soprattutto per la Traviata con Maria Callas. Ora però preferisco dedicarmi alla musica strumentale, poiché l'opera è sempre piti difficile da realizzare per la rarefazione delle voci». E infatti l'ultimo suo appuntamento con 11 melodramma è avvenuto due anni fa con II Trovatore in disco. Poi ha inciso anche lo Stabat Mater di Rossini con la Ricciarelli, la Valentin! Terrari! e Ruggero Raimondi. I suol incontri con la vocalità si sono fermati, per ora, a quel punto, se si eccettuano i citati Ueder di Mahler con la Filarmonica di Berlino e il contralto Brigitte Fassbinder. Elegante ed aristocratico, chiuso in un pudore di interprete che non si abbandona mai ad un atletismo di facciata teso talvolta a nascondere aridità interpretativa, Olulini è un artista che serve la musica anziché servirsene. Non concede mal nulla al divismo ed è difficile strappargli dichiarazioni di principio sulla sua arte. Nel caso della Scala, più che abbandonarsi a teorizzazioni, ha preferito sottolineare che questo concerto era a carattere benefico, a favore del «Vidas», associazione volontari per l'assistenza ai sofferenti. Una iniziativa non nuova per lui. Basta ricordare che pochi mesi or sono ha diretto a Stoccolma un'orchestra internazionale per un concerto contro la fame nel mondo. Nel complesso figuravano professori di una cinquantina di Paesi, senza distinzioni gerarchiche di prime e seconde parti. Queste cose commuovono Giulini e lo esaltano molto di più di un successo mondano ed effimero. Luigi Rossi a

Luoghi citati: Berlino, Italia, Los Angeles, Milano, Roma, Stoccolma, Trieste, Venezia