Dalla Libia an nuovo teste accusa Antonov

Dalla Libia an nuovo teste accusa Antonov Al processo per l'attentato al Papa continuano a giungere lettere e prove inedite Dalla Libia an nuovo teste accusa Antonov Tramite il consolato, un imprenditore italiano incarcerato per truffa torna sulla pista bulgara - Il pm Marini nella requisitoria attacca l'alibi dell'ex caposcalo della Balkan-Air DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Mito mani o no, la cancelleria della Corte d'Assise del Foro Italico è stata presa di mira e letteralmente inondata di lettere con la promessa di •rivelazioni inedite- o di -sconvolgenti elementi di prova-. Ed ancora oggi, quando il processo per l'attentato a Papa Wojtyla è ormai giunto in dirittura d'arrivo, c'è chi vuole a tutti i costi inserirsi in questa vicenda, aggiungere altri capi toli di spie, servizi segreti e oscure trame in questo «puzzle» già assai poco decifrabile anche per gli addetti al lavori. L'ennesima missiva, l'ultima in ordine di tempo, rischia addirittura di far riaprire un'istruttoria dibattimentale durata nove mesi. E' una lettera spedita dal carcere libico di Bengasi da Luigi Berto, un imprenditore edile | coinvolto In una brutta fac¬ c cenda di manodopera siciliana, truffata con la promessa di lauti guadagni in inesistenti cantieri nella terra di Gheddaf i. Tramite li consolato italiano, Berto ha fatto sapere al giudici romani di aver conosciuto nel carcere un «ingegnere» bulgaro, Kyryl Traykov, in grado di «dire cose molte interessanti' sul caso Antonov. In cambio di asilo politico e protezione in Italia, questa persona sarebbe disposta a raccontare come, nel gennaio del 1981 una hostess delle linee aeree bulgare fosse stata incaricata dal servizi segreti di Sofia di portare un •pacchetto con materiale compromettente' all'agente a Roma Serghey Antonov. Era «roba» che doveva servire per il progettato attentato al capo di Sondarnosc Lech Walesa, lo stesso di cui ha parlato (questa volta senza essere creduto) Mehmet Ali Agca. Quanto ci possa essere di vero in tutta questa storia non è difficile Immaginarlo, ma 11 pubblico ministero Antonio Marini ha ritenuto bene di prendere tempo, riservandosi di chiedere l'audizione come teste, anche se per rogatoria, dell'italiano detenuto in Libia. Imperterrito, intanto, il magistrato della pubblica accusa continua nella sua requisitoria-fiume, giunta ormai al nono giorno. Ieri Marini ha attaccato l'alibi di Serghey Antonov per il pomeriggio del 13 maggio 1981, quando Agca sparò al Pontefice in piazza San Pietro. •Come tutto il processo — ha detto il pm — quella tesi difensiva è piena zeppa di reticenza, falsità, manomissioni documentali: Difficile dire se Antonov fosse veramente, come afferma Agca, in via della Conciliazione, al volante della sua «Lada», in attesa che gli attentatori vi salissero per portarli lontano; ma altrettanto improbabile, per il magistrato, è che il caposcalo della Balkan-Air si trovasse Invece quel giorno negli uffici della compagnia, al suo posto di lavoro, come alcuni colleghi hanno •inutilmente tentato di far credere'. Antonov, secondo il pubblico ministero, si è contraddetto durante l'istruttoria ed è •apparso in chiaro imbarazzo' quando ha deposto in Corte d'Assise. Subito dopo l'arresto, quando ancora non immaginava che quelle circostanze erano state tutte puntualmente riferite al giudice istruttore da Mehmet Ali Agca, conferma una ad una al magistrato che lo Interroga le indicazioni che lo riguardano: colleziona bottiglie «mignon», ama i fiori, fuma sigari «Avana», chiama la moglie «Rosy».

Luoghi citati: Bengasi, Italia, Libia, Roma, Sofia