Nella sala la parola «riforma» di Frane Barbieri
Nella sala la parola «riforma» Nella sala la parola «riforma» (Segue dalla 1* pagina) tende cosi a tracciare una linea di demarcazione fra la direzione politica e la gestione economica. Eppoi, fra aziende produttive e aziende in rosso socialista. Quindi, nella società monolitica, come pretendeva di essere l'Urss, si scindono l'economia e la politica, finora confuse, e si codificano le differenze sociali, basate sul lavoro. Una revisione del genere dovrebbe comportare di riflesso profonde ristrutturazioni nel sistema politico. Su queste Gorbaciov è stato molto meno esplicito: aumentare il ruolo e il potere dei soviet, introdurre nelle fabbriche forme di autogestione operaia... Ma, sulla questione di sempre del sistema sovietico, il rapporto fra il partito e lo Stato è rimasto sui termini consueti. Il partito rimane al di sopra di tutti, uomini e istituzioni. Infatti, anche questo è incominciato più come il Congresso di uno Stato che come il Congresso di un partito politico. Per lanciare la riforma, anche se ristretta al campo del l'economia, Gorbaciov ha dovuto pur sempre sconfinare nella ideologia. Sono notevoli tre sue uscite. La prima «Sbaglia chi vede nella riforma economica delle deviazioni dai principi del socialismo». Sembra essere la chiusura di una polemica protrattasi per vari mesi sulla Pravda. La seconda: «Qualsiasi tentativo di piegare la nostra teoria ad uno schema ossificato e alle prescrizioni valevoli dovunque, in tulle le circostanze, è assolutamente contrario all'essenza del marxismo». Suona come rinuncia al modello unico. Terza uscita: «Nessun partito ha il monopolio di cid che è giusto». Sembra una abdicazione all'infallibilità monocentrista del Cremlino. Gorbaciov ha anche capovolto, nella chiusura del discorso, l'ordine delle precedenze dottrinarie: «Tutto quello che serve al Paese, serve al socialismo». In termini più patetici sembra ricalcare la pragmatica tesi di Deng sulla non importanza del colore dei gatti che acchiappano i topi. L'ideologia, il carattere sto¬ rico dottrinano delle relazioni congressuali (vengono deposte nei forzieri del marxismo) hanno costretto Gorbaciov a essere più rigido, quasi aggressivo, molto più del consueto nella parte internazionale del suo discorso. Il capitalismo, il più mostruoso dei sistemi, sta per autodistruggersi, mentre sorge l'alba del socialismo. Con Gorbaciov, tuttavia, siamo di nuovo all'alba, mentre Kruscev e Breznev ci collocavano già sulle soglie del comunismo, nel socialismo compiuto. Dalla esigenza di creare le condizioni perché il capitalismo si autofagocitasse e dalla necessità di garantire lo spazio alle ri¬ forme Gorbaciov trae la conclusione: nessuno come l'Urss è interessato alla pace e alla coesistenza. Il concetto di Ginevra in versione ideologizzata. Anche con Gorbaciov riformista rimane la grande incognita: è riformabile il sistema sovietico? Per il momento constatiamo che Gorbaciov e il primo segretario del pcus a parlare al Congresso veramente in russo, in una bella lingua russa. I suoi predecessori tutti usavano una primitiva traduzione in russo del linguaggio georgiano di Stalin, imparata nei corsi d'indottrinamento serali. Frane Barbieri Mosca. Panoramica della sala durante la cerimonia d'apertura del 2T congresso del pcus
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