Gli Sposi concordati

Gli Sposi concordati L'AGENDA DI F.&L. Gli Sposi concordati In certe regioni della sterminata, babelica biblioteca immaginata da Borges, i lettori vi prosterni, dinanzi ai libri e ne baciano con barbarie le pa_ ne, pur non sapendo decifrarne I tsvdduna sola lettera». NE' questo il rischio che ab- abiamo corso noi stessi, digiuni ucome siamo di «linguistica dcomputazionale», di fronte aballe Concordanze dei «Promessi sposi» che un calcolatore DPS4/41 Honeywell ha elaborato per il Centro Studi Lessicografici P. Falletti, e che la Fondazione Arnoldo e Alberto Mon¬ dadori ha pubblicato in cinque Tmaestosi volumi mPE stata però questione d'un d>mento. Con le loro cortesi momento. ^„ K JOIO tu„™ avvertenze e precise «modalità di consultazione», lo stesso DPS e i suoi collaboratori umani (G. De Rienzo, E Del Boca, S. Orlando) ci hanno infatti rassicurato e subito messi a nostro agio. Che cosa s'intende, del resto, per concordanze d'una data opera o d'un dato autore? Nienfaltro che il repertorio 1alfabetico delle parole usate in quell'opera o da quell'autore, con l'indicazione di tutti i luoghi in cui ricorrono. E di simili repertori se ne sono sem pre fatti anche a mano: da quelli, d'età classica, delle parole usate da Omero o da Plauto, a quelli rinascimentali della Divina Commedia, del Decamerone, delle Rime del Petrarca. La stessa Bibbia (col suo milione e mezzo di parole) non aspettò la macchina per sottoporsi a concordanza, benché il" primo ad affrontare „ « r i j cruesto lavoro, un padre dome- ■ j.i vìii i« j — tucano del XIII _secolo, doves- questo ideano se reclutare un'equipe di 300 dissolubilmente concordati * * Sorpresa: la prima parola non è a, come ci si sarebbe aspettati, ina ***. Il DPS in- confratelli per venirne: a capo. Apriamo dunque .1 primo volume, o piuttosto .1 secondo (il primo, che contiene le già dette avvertenze e il «testo base», lo utilizzeremo a parte) e vediamo come si presentano questi spownon sofo promes- si, ma elettronicamente e in- fatti, avendo avuto istruzione di registrare anche i nomi prò- pri, non ha tralasciato gli aste- rischi che spesso li sostituisco- no; e non sapendo dove altro metterli li ha messi al prind- pio, tutti beninteso nel loro contesto .e secondo l'ordine in cui compaiono nella narrazio- ne. Da: Il padre Cristoforo da *'* era un uomo più vicino ai sessanta che ai cinquanfanni, a: quando entra Renzo, con passo risoluto, e una notizia in viso, e dice: ì arrivato il signor marchese di ***, abbiamo già dunque uno «spaccato», una specie di prima radiografìa del romanzo. Il quale, se per un verso s'avvicina ai suoi ottocenteschi congeneri costellati di *•*, per un altro se ne tiene a debita distanza: questi asterischi vengon tutti dalla circospezione del mio anonimo, è infatti la maliziosa, inecccpi bile scusa del Manzoni. Altra sorpresa: neppure la seconda parola è a. Anzi a non c'è affatto, giacche subito dopo *** troviamo abate. Come mai? Si sarebbe dunque trascurato di registrare le preposizioni? «Ahi, ahi,» risponde il DPS(e registra, con l'occasione,tutti gli ahi contenuti nel ro-manzo), «io non ho trascuratoproprio'niente. Ma purtroppole preposizioni, le congiuralo-ni, gli articoli è altre parole difrequenza altissima come chechi, non, pia, hanno dovuto es-sere escluse (in linguaggiotecnico: «abbattute») dalla utti, compreso'curiosamente... tampa: altrimenti i cinque bovolumi sarebbero diventati edieci o dodici». pIn compenso, come s'è gii «detto, i nomi propri ci sono scuriosamente... dNo, quello che dopo abate e riabbacinare avevamo preso per ilun antenato del maestro Abba- cdo, è in realtà il suo omofono abbador forma del verbo «ab- sbadare»: Io? per carità! io non credo nulla; abbado a far l'oste. c«ncdTodif0 ^ Oggi desueto o vernacolare,. ma già caro a Jacopone da ricorre nei Promessi spasi solo qui. Hai doè ^ tecnicamente, *„c. ' ,t_,„ .„ . . ' I ls(& m , menttc badare »ha frequenza 37. Ma la battuta V«r^ ni» rimiti rr»eì I dell'oste ne risulta cosi efficace, così colorita, da farci interrompere l'esame lessicografico per proporre un facile quiz (frequenza 0): Dove siamo? Chi è quest'oste? Con chi sta parlando? Per un quiz meno elementare si veda, all'altra estremità ddl>al£abeto; MK0 ^andU. Cava fuori esca, pietra, acciarino e zolfanelli, accende un suo lanternino, ed entra nell'altra stanza pia interna. Chi è ad accendere questo lanternino? In casa di chi? ★ * Il DPS ci guarda perplesso. Forse non ammette che col suo lavoro si possa giocare così. Eppure è stato lui a congegnare il «testo base» (vale a dire il romanzo stesso, inte- puvfp^ " TT^Z \lcs~V"1-' oralmente contenuto nel pn- _„ .„i _ \ • . , r Imo volume) in modo che an- ±e m _M rimJ un bambino possa ritrovarci immediatamente qualsiad E comun{_? XCQndo noi ^ ^ ^ ^ £ ^tQ , d£ fi J * j speciaHstiL v ^vlndict f „ (contenu. n SSSS^SSL ^ P ^tf^L .J*^ nante di osservazioni lessicali, grammaticali, stilistiche; ma tutti potremo documentarci sulla cosa più importante — che è la costante, sistematica preferenza manzoniana per i termini più semplici e concre ri rispetto ai più ricercaci e astratti — e servirci dell'indice stesso come d'un manuale di buona educazione linguistica, Noteremo a questo propo sito che il DPS definisce «di alto rango» le parole con frequenza più elevata, e non ci vergogneremo più di sostanti vi e aggettivi in apparenza umili, di verbi e avverbi di aspetto dimesso. Useremo con fierezza il verbo fare, che con frequenza 2481 ha il rango più elevato di tutti: e fuggiremo invece effettuare, di rango e frequenza zero, lasciandolo ai suoi usi burocratici e di pizzeria («si effettuano pizze da asportare»). Non meno istruttiva è la graduatoria dei personaggi Anche a questi infatti il DPS assegna un rango, in base alla frequenza dei loro nomi nel testo base; ed ecco il risultato: 1* Renzo (598). 2* Lucia (397). 3' Don Abbondio (234). 4* Agnese (209). 5" Don Rodrigo (170). ff Fra Cristoforo (130). 7* Gertrude (101). 8° L'Innominato (93). 9* Perpetua (90). 10° Griso e il card Federigo (69). Chi avrebbe detto che I povero don Abbondio - | dopo gli sposi naturalmente — sarebbe risultato primo in o classifica? Ma il dato statistico corrisponde bene al peso poe- ti co, allo straordinario rilievo fantastico del personaggio. Per convincersene, basta riprende- re il secondo volume al punto più o meno in cui l'avevamo lasciato, e dopo la parola ab- bondanza (tutto un corso di economia politica in una sola pagina), considerare i 234 «contesti» in cui Abbondio stato smontato e rimontato dal calcolatore. La «radiogra- ria» così ottenuta risulterà più illuminante di qualsiasi saggio critico, E lo stesso per gli altri per- sonaggi, lo stesso per la ricer ca, delle derivazioni e delle «fonti», soprattutto se disponiamo di altri repertori ormai classici, come le Concordanze della Divina Commedia curate , ^vera per Einaudi *• a ha speaalmentt colpito la sua bocca aperta davanti al Esaminando sua qualità di Renzo nella montanaro. » sud "7" »Pc"a ™u » h Pnma volta <** v» aperta La voglia di osservare gli avvenimenti non potè fare che il montanaro, quando gli si scoprì davanti la gran mole, non si soffermasse a guardare in su con la bocca aperta. L'immagine risvegliava un particolare ricordo, ci dava una netta impressione di dejà vu, che tuttavia, per quanto facessimo, non ci riusava di precisare. Poi, con improvvisa Ispirazione, siamo andati a vedere nelle concordanze dantesche sotto la parola montanaro, e abbiamo subito trovato: Non altrimenti stupido si turba lo montanaro, e rimirando amrnuta, quando rozzo e salvatilo s'inurba. IDCIC P™ c J nella «0 italiani, io vi esorto alle Concordanze!* scherzava (ma per dire sul serio) G. Contini sua premessa alle concordanze citate. La stessa esorta- zione noi vorremmo rivolger la, se non proprio a tutti gl'i taiiv)i, ataeno ai «venticinque lettori, dei Carlo Frutterò Franco Lucentlni LpLant Anonimo: Agnese, Lucia e fra Cristoforo dalla monaca di Monza (Da «Manzoni europeo», ed. Cariplo)

Luoghi citati: Monza