A scuola con meno Stato di Ezio Mauro

A scuola con meno Stato Perché i socialisti hanno scatenato l'offensiva nel settore dell'istruzione A scuola con meno Stato L'obiettivo finale è quello di sostituire il ministro Falcucci con un esponente del psi - Perplessità nel mondo cattolico sulla proposta Martelli di un sistema Rai-Berlusconi (metà allo Stato e metà al privato) anche nell'istruzione - Negativi commenti pri, pli, psdi e pei ROMA — Lo slogan è già pronto: meno Stato e più mercato, anche nel mondo della scuola. Dietro lo slogan, sta prendendo corpo una vera e propria offensiva socialista sul fronte dell'istruzione, che ha già. diviso la maggioranza, ha scompaginato il fronte laico, ha sbalordito 1 comunisti, Imbarazzando gli' stessi democristiani, sedotti dalle proposte teoriche di Claudio Martelli, Irritati dalle sue conclusioni pratiche. Al fondo dell'offensiva, infatti, il psi punta a rompere il •monopolio democristiano* sull'Istruzione, sostituendo la Falcucci con un ministro socialista, e su questo punto De Mita e Forlani annunciano già che la de nella verìfica farà fuoco e fiamme. Ma la battaglia alla Falcucci è solo l'ultimo atto, e il -pacchetto» scolastico del psi — a osservarlo da vicino — è ben più pesante e rivoluzionario. I socialisti, infatti, chiedono di elevare l'obbligo scolastico a 16 anni entro l'88, rivendicano l'autonomia didattica e culturale delle singole unità scolastiche, propongono di dirottare sull'istruzione una fetta del risparmio energeti- co e, soprattutto, attaccano la proibizione costituzionale del finanziamento statale alla scuola privata. Anzi, Martelli va più in la, ipotizzando una scuola divisa a metà, il 50 per cento allo Stato e un altro 50 per cento nelle mani del privati, religiosi o no, con buoni-studio statali forniti allo studente che li spenderà dove vorrà. La divisione a metà dell'etere tra la Rai e Berlusconi, insomma, ha fatto scuola, e la competizione televisiva tra canali pubblici e privati anche. I socialisti lo ammettono. mChi parla di un modello Rai-Berlusconi per il mondo della scuola non sbaglia — spiega il senatore Luigi Ccvatta, responsabile della poli' tica scolastica per il psi — Questo modello può portare anche nell'istruzione concorrenza, stimoli reciproci, capitali e investimenti privati. E' un'intuizione, ma è anche una constatazione: in tutto il sistema della cultura si va affermando una collaborazione-competizione tra pubblico e privato, non vediamo perché la scuola debba rimanere impermeabile. A meno che si pensi che la scuola con la cultura non c'entra». Ma l'idea di un ritiro dello Stato dai suoi obblighi costituzionali, per lasciar spazio ad una privatizzazione della scuola, con la crescita dei Berlusconi dell'istruzione, se incuriosisce la de e soddisfa Comunione e liberazione non place affatto ai laici. I socialdemocratici parlano di 'netto dissenso* da posizioni -unilaterali*, i repubblicani denunciano il rischio che 'argomenti poco meditati* producano *la disgregazione e la privatizzazione del sistema-istruzione*. 'Questo — ag giunge il ministro Oscar Marami — è proprio l'ultimo discorso che mi sarei aspettato da un socialista. La scuola pubblica ha una funzione sociale precisa che non può essere cancellata, perché garantisce a tutti gli studenti uguali condizioni di partenza. Come si può dimenticarlo?*. Anche i liberali (che intanto, con il vicecapogruppo al Senato Bastianini, rivendicano la successione alla Falcucci per Valitutti o Zanone) sembrano scettici: *Io so che la Costituzione stabilisce la libertà dell'insegnamento, ma senza oneri per lo Stato — ricorda il sottosegretario all'Istruzione Giuseppe Fassino —. Non vedo proprio come questo divieto possa essere aggirato: a meno che l'idea dei buoni-studio venga pre sentata e accettata non come contributo alla scuola privata, ma al singolo studente, e dunque faccia cadere l'osta¬ colo costituzionale*. Ma i più spaventati e sorpresi dal modello-Berlusconi sono i comunisti. 'Sorpresi? Diciamo pure sbalorditi — spiega Adalberto Mlnucci, responsabile della sezione cultura del pei —. Ma penso che come noi siano rimasti stupefatti tutti i laici (a cominciare dai socialisti stessi) e i cattolici democratici con i quali ci siamo sempre battuti per la piena laicità della scuola. E la prima volta che un esponente socialista ricalca senea alcuna cautela la rivendicazione dei settori più oltranzisti dell'integralismo cattolico, per una scuola privata a spese dello Stato*. Mentre 1 comunisti parlano di un 'inopinato ripudio delle tradizioni laiche del psi*, la de tace, e aspetta. I collaboratori di De Mita spiegano che il psi è atteso alla prova dei fatti. Per ora, piazza del Gesù prende atto delle «novità concettuali* socialiste, si chiede dove porteranno, e fa sapere che difenderà comunque, fino all'ultimo, la Falcucci. Attorno alla de, il mondo cattolico, colto In contropiede dall'offensiva socialista, è disorientato. Ci sono ambienti che sposano con decisione la proposta Martelli, come il •Movimento Popolare», ci sono altri ambienti più cauti: *Le proposte di Martelli sono molto lontane dal pensiero politico socialista e collimano con il programma democristiano — nota 11 filosofo cattolico Armando Rigobello, ordinarlo dell'Università di Roma —i Ciò che stupisce è la richiesta, quasi come contropartita, dell'abbandono del posto di ministro da parte della senatrice Falcucci, come se la politica governativa l'avesse inventata lei*. Ma per il psi, spiega Covat- ta, la richiesta di un ministro socialista dell'Istruzione è la logica conseguenza di un progetto che parte da lontano, e vuole cambiare nel profondo il sistema scolastico. Dietro l'idea di elevare l'obbligo ai 16 anni, infatti, c'è l'Invenzione di un nuovo tipo di scuola-cerniera tra le medie e le superiori; dietro 11 piano d'Investimento straordinario, c'è l'obiettivo di svec chiare 11 carrozzone ministeriale creando tre «commissari» ad hoc per gestire fondi e progetti per l'aggiornamento degli Insegnanti, per l'edilizia, per l'Informatica. Dietro l'autonomia deUe diverse unità scolastiche, c'è la piena libertà dei «percorsi» didattici per ogni istituto, con lo Stato che si limita a fissare gli standard minimi per ottenere il titolo di studio finale. Dietro il modello-Berlusconi, Infine, «Ce il .mercato che entra nella scuoia, portando competitività, investimenti e pluralismo*, come spiega Covatta. Ma gli altri partiti hanno visto soprattutto l'idea dello Stato che si ritira dalla scuola: e su questo, prima ancora della verìfica, è già battaglia. Ezio Mauro

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