Il giorno dei baci rossi e delle rose

Il giorno dei baci rossi e delle rose Penultima giornata al Festival con «Rouge baiser» e «Der rosenkònig» Il giorno dei baci rossi e delle rose La francese Belmont ha fatto un film sul comunismo staliniano e sull'amore che dominano una quindicenne DAL NOSTRO INVIATO BERLINO — Aspettando i premi, baci rossi e rose rosse. Veramente, 11 titolo del film francese di Véra Belmont, Rouge batter, è 11 nome di un rossetto a prova di baci che andava molto nel 1952: il gioco di parole allude Invece al comunismo staliniano di allora e all'amore, che dominano la vita di una ragazzina quindicenne interpretata da Charlotte Valandrey, un'attrice carina eccessivamente birichina. Nata in una famiglia di ebrei polacchi comunisti emigrati In Francia, Nadia come tutti venera Stalin (e ricama per lui col filo rosso falce e martello su un palo di pantofole di velluto nero, dono di compleanno). Partecipa alle manifestazioni contro l'americano Ridgway, detto «generale-peste» perché accusato di condurre la guerra batteriologica In Corea, e prende dure manganellate dalla polizia. Disprezza gli Stati Uniti e la loro cultura: tranne il Jazz perché è musica dei neri, tranne Rossella O'Hara perché è una gran donna. Fa lo strillonaggio dei giornali del partito la domenica, è attiva nella federazione giova mie,- attacca i manifesti ai muri durante la notte, ripete gli slogans, condivide il tipico moralismo comunista d'epoca, vede il mondo in rosso e nero: rosso è bello, tutto 11 resto è un buio prodotto del capitalismo oppure dell'opportunismo piccolo borghese. Ma il sogno rosso adolescente svanisce: ' con 1 racconti di un politico ex aman te della madre, tornato dall'Urss dove ha passato anni nei campi in Siberia; con un processo di espulsione per immoralità cui Nadia viene sottoposta perché s'è innamorata d'un fotoreporter borghese di Paris-Match; con la morte dell'adorato Stalin con il tempo che passa e le cose che cambiano. Poteva non essere male, l'idea di raccontare la de-stalinlzzazione di una ragazzina Anni SO però 11 film melenso, più furbetto che intelligente, una trovata alla moda più. che un'anàlisi sincera e Intere* sante, non è venuto bene. Rose rosse e sangue in Der rosenkònig (Il re delle rose), nuovo grande melodramma dmperibqnsMcqnrlzclcS di Werner Schroeter: dal romanzo di Umberto Eco in poi cultura sembra aver riscoperto la rosa, fiore di Venere, emblema di passione e dolore, segno della perfezione e insieme della precarietà, simbolo complesso dell'uomo che qerca la realizzazione di sé nell'erotismo terrestre o nelestasl mistica. Schroeter scelse come protagonista Magdalena Montezuma diciassette anni fa: l'Idea di questo film è dell'attrice, lei ne ha scritto 1 dialoghi e ne è interprete. Durante la lavorazione in Portogallo, tutta la troupe sapeva che Montezuma stava morendo di cancro; mori due settimane dopo la conclusione di Rosenkònig, che è dedicato a lei. In una casa cadente piena di polvere, ragnatele, topi, Statue serene e finti Caravaggio In disfacimento, la storia intreccia due passioni: quella di Anna, padrona di una coltivazione di rose, per Albert, figlio suo e di un arabo; quella di Albert, maniaco esperto di Innesti, per un ragazzo napoletano ventenne (l'attore è Antonio Orlando) amato allo stesso modo delle rose, come un oggetto, un'ossessione e una parte di sé. Amore, bellezza, morte, religione, sacrifici rituali, il mare, la luna; dialoghi e recì- tazlonl di poesia in quattro lingue; arie d'opera, walzer, musica da camera (mentre viene recitata come un poema amoroso la canzone natalizia Italiana che dice: «Dolce amore del mio cuore io ti vedo qui a penar; oh Dio beato, ahi quanto ti costò l'avermi amato.). Nel bellissimo stile di Schroeter, barocco fiammeggiante molto disciplinato, emotività ben strutturata, almeno due momenti sono molto impressionanti. Tra i molti animali di uno speciale bestiario, un gatto viene crocefisso a una porta e sta 11, con le zampine aperte inchiodate e il capo Inclinato, miagolando roco, piangendo lacrime di sangue. Alla fine, l'amante Incide col coltello il petto del bel ragazzo napoletano nudo, quasi aprendolo in due: e nella ferita profonda innesta una rosa, cosi che il rosso del sangue e 11 rosso dei petali si confondono nel colore di una passione che consuma se stessa. Lietta Tornabuonl FilmFest A Marthe Keller in una scena di «Rouge baiser», un film melenso, più furbetto che intelligente

Luoghi citati: Berlino, Corea, Francia, Portogallo, Siberia, Stati Uniti, Urss