La Napoli del teatro ricorda Taranto di Simonetta Robiony

La Napoli del teatro ricorda Taranto Una grandissima folla ha accompagnato ieri i funerali dell'attore La Napoli del teatro ricorda Taranto Pupella Maggio: «E successo di noi guagliunceili» - Luigi De Filippo: «Suo grande merito, la riscoperta di Viviani» NAPOLI — Ieri mattina, nella chiesa di San Ferdinando, si sono svolti i funerali di Nino Taranto, morto nella sua casa di parco Grifeo a 79 anni. Nino Taranto era popolarissimo per le sue invenzioni macchiettistlche: Il barone Carlo Mazza eternamente tradito e sberleffato, Isaia che smarrisce Zazà tra.la folla, soprattutto Ciccio Formaggio, umiliato perfino nella paglietta perfidamente tagliuzzata a spicchi dalla sua fidanzata. Hanno assistito ai funerali dell'attore, oltre alla moglie, ai tre figli Maria, Melina e Dino, al fratello Carlo, le autorità cittadine, il ministro Antonio Gava, il sindaco Carlo D'Amato, il prefetto Agatino Neri. Tra la gente dello spetta colo solo i suoi compagni di lavoro: Luisa Conte, Geppy Glejeses, Nunzio Gallo, Ma rio Merola, Angela Luce, Gloria Christian. Quando la bara è uscita dalla chiesa la folla l'ha salutato con un ultimo, lungo applauso. Ad alcuni tra quelli che lo hanno conosciuto, che lo hanno apprezzato,' che condividono con lui la passione per il palcoscenico, abbiamo chiesto di ricordare Nino Taranto. Carlo Giuffrè. Nino Taranto me lo andavo a vedere quando ero ragazzino, negli anni della guerra, al Diana, al Gloria, per divertirmi con le sue macchiette. MI piacevano quella sua comicità isterica, quella sua malignità, quella sua recitazione nervosa, che non conosceva le pause. Più tardi, a casa, nel salotto buono, rifacevo davanti alla famiglia Ciccio Formag gio provando senza riuscirci ad imitarlo. Il meglio di sé Nino Taranto lo ha dato proprio nella rivista. In teatro gli mancava l'arte della pausa, il velo della malinconia, l'allusività dei silenzi per poter essere grande quanto avrebbe voluto. Per questo credo che il suo autore più giusto fosse Viviani, nel quale la sua recitazione naturalistica trovava la ragione di essere. Lello Arena. Nino Taranto l'ho visto da bambino alla televisione quando cantava la Pansé, Zazà e quello che resta il suo capolavoro, Ciccio Formaggio. Più tardi, quando anch'io avevo cominciato a recitare, l'ho seguito attentamente e a lungo al teatro Sannazaro di Napoli: volevo capire che cosa potevo impa¬ rare da uno che aveva attraversato sessantanni di storia teatrale. E Nino Taranto attore mi è piaciuto molto. Mi è piaciuto tanto che avevo pensato a lui per il ruolo di mio padre in un film che, poi, non si è fatto più. Per parlargli di questo progetto, alcuni anni fa, lo incontrai a Sorrento dove lavorava con la sua compagnia. Quel giorno si era messo dietro la cassa del teatro per fare i biglietti. Non volle interrompersi, neanche per parlare di cinema: anche quello, diceva, faceva parte del lavoro teatrale. Luca De Filippo. Lo avevo incontrato un paio di volte con mio padre, fuori della scena, e mi era parso un uomo di straordinaria civiltà. Come tutti quelli della vecchia generazione, era un attore che si era costruito la sua professione nell'avanspettacolo. Nell'avanspettacolo aveva imparato ad essere versatile, ad essere disciplinato ma soprattutto, come in un gioco di prestigio, aveva imparato a'recitare come se non recitasse. Pupella Maggio. I mieri fratelli, Ugo D'Alessio, la figlia della cantante Elena Bruno, io stessa, avevamo fondato una compagnia, «La compagnia dei piccoli», e ci esibivamo al Partenone in via Foria in una serie di atti unici strappacuore. A noi si era aggiunto anche Ninucclo che aveva esattamente tre anni più di me: di giorno aiutava 11 padre sarto a bottega, di sera veniva a recitare. Ci innamorammo e fu un amore come quelli che si usavano una volta, trasformatosi poi, negli anni, in una tenera, solida amicizia. Avevamo un tale successo noi guagliunceili che le altre compagnie ci fecero la guerra per farci sloggiare. Abbiamo resistito finché Mussolini, con la scusa di impedirne lo sfruttamento, non fece una legge che vietava ai ragazzini di salire in palcoscenico prima dei quindici anni. Dovemmo smettere per forza: da allora Ninucclo ed io non abbiamo mai più lavorato insieme. Luigi De Filippo. La prima volta l'avevo incontrato quando Nino Taranto era con mia zia Titlna: la loro coppia faceva concorrenza a quella formata da Anna Magnani e da Totò. Era perfetto, Nino Taranto, in quel genere teatrale. Ma il suo merito maggiore è aver riportato l'attenzione su Raffaele Viviani, un autore che la crìtica non ha mai apprezzato a sufficienza e che gli era invece straordinariamente congeniale. Gennaro Magliulo. Ho lavorato per oltre vent'annl con Nino Taranto, dal '64, quando mi volle per curare la regia televisiva di Caviale e lenticchie, all'anno scorso quando mettemmo in scena Lo sposalizio di Viviani. Era generoso, autentico, infaticabile. Una sola volta in tanti anni mi ha chiesto di dargli una pausa. Fu l'anno scorso, durante le prove di Lo sposalizio, ed è stato proprio quello il suo ultimo lavoro. Dichiarazioni raccolte da Simonetta Robiony

Luoghi citati: Napoli, Sorrento