Pollack e il sentimento dell'Africa

Pollack e il sentimento dell'Africa D regista à Berlino con il film tratto dalle opere della Blixen e interpretato da Meryl Streep Pollack e il sentimento dell'Africa Dice: «Ho tentato di imitare visivamente lo stile della scrittrice e di raccontare la perdita, l'abbandono: amo le storie di malinconia positiva» . tempo e della memoria. Ma anche di fare un film sull'amore e sul possesso, sulla conservazione e sul progresso, sul conflitto irrimediabile tra due amanti e sulla perdita, la separazione, l'abbandono». La perdita? •Non mi piace il lieto fine, e la storia più commovente del mondo mi è sempre parsa quella di chi conquista qualcosa che ha ardentemente desiderato, la possiede, e poi la perde. Ne La mia Africa, la protagonista riesce ad avere un legame profondo con un Paese bellissimo e assolutamente diverso dal suo, riesce a trasferirvi la proprie cose, le proprie idee, il proprio mondo: e deve lasciarlo. Arriva ad avere un amore grande, ma non può possederlo interamente e deve separarsene. Da queste perdite ricava però anche una forza, una maturità. Mi piacciono le storie che si potrebbe chiamare di malinconia positiva, di una tristezza non deprimente ma vitale.. Si sa che la lavorazione del film in Africa è stata accompagnata da molti conflitti. Qual è stato per lei il più aspro? C'erano le difficoltà pratiche, innanzitutto. Cose come plantare e far fiorire settecento piante di caffè, e alla fine estirparle perché ci vogliono permessi speciali, in Kenya, per organizzare una piantagione di caffè, Cose come trasportare in volo dalla California tutti gli animali necessari, leoni compresi: un po' perché in Kenya non è consentito manipolare gli animali selvatici, molto perché lavorare con animali cresciuti in cattività è infinitamente meno faticoso e lento. Cose come la ricostruzione storica di usi africani oggi spariti. Quasi nessun africano oggi ha più i capelli lunghi, quasi nessuno ha più i lobi delle orecchie penduli, allungati e appiattiti dal peso degli ornamenti: a un certo numero di comparse abbiamo dovuto mettere parrucche e finte orecchie di plastica da 15 dollari il paio.. Le comparse non hanno gradito, pare: né le orecchie di gomma, né il fatto di essere pagate meno e nutrite peggio delle comparse bianche. Ci sono state accuse di razzismo... «C'è stata piuttosto qualche incomprensione tra culture diverse, o magari anche qualche nostro involontario errore di comportamento. Il proble¬ ma del razzismo era un altro: se hai una coppia di protagonisti 1914-1931 che secondo l'ottica contemporanea erano colonialisti e in certo modo razzisti, come te la cavi? Puoi mistificare la realtà attribuendo a fatti e personaggi d'epoca la mentalità attuale; oppure puoi cercare di dire la verità e insieme di salvaguardare la dignità dei personaggi africani. Noi abbiamo tentato questa seconda via: e credo che nessuno, vedendo nel film questi personaggi africani, specialmente i tre che hanno maggiore importanza nella storia, possa dire che io abbia loro mancalo di rispetto.. Il personaggio di Karen Blixen non è stato un poco addolcito, rispetto alla realtà? •Forse si. Può succedere, con un'attrice come Meryl Streep, capace di far apparire semplice anche l'interpretazione più complessa. Ma non sono state certo addomesticate le durezze, il senso della sfida, l'alta idea di se stessa, l'orgoglio, l'incapacità di compromessi che fecero di Karen Blixen una donna molto fuori del comune e una grande scrittrice.. Lietta Tornabuoni Robert Redford, Klaus Maria Brandauer e Meryl Streep in un'inquadratura di «La mia Africa», biografia filmata della Blixen

Persone citate: Blixen, Karen Blixen, Klaus Maria Brandauer, Lietta Tornabuoni, Meryl Streep, Robert Redford

Luoghi citati: Africa, Africa Dice, Berlino, California, Kenya