Chi rubò il cuore di Marsiglia

Chi rubò il cuore di Marsiglia LA DESTRA DICE: E' LA CAPITALE DELLA PAURA E DELLA VIOLENZA Chi rubò il cuore di Marsiglia I quartieri del centro sono una kasbah dove vivono 130 nula nordafricani e ne passano altri 35 nula ogni settimana -1 marsigliesi hanno abbandonato la celebre Canebière, il loro salotto buono, alla sera ritrovo degli arabi - Alla vigilia della campagna elettorale l'opposizione soffia sul razzismo e la sinistra proietta «Le train d'enfer», un film che racconta il linciaggio d'un «maghrébin» dal nostro inviato MARSIGLIA — Primo porto del Mediterraneo, seconda città della Francia con poco più di un milione di abitanti, Marsiglia ha la cattiva reputazione di essere la capitale della paura e della violenza. Eppure non è peggiore di altre città. Per tasso di criminalità risulterebbe al quarto posto, dopo Parigi, Bordeaux e Grenoble. Ma, da una recente inchiesta, V85 per cento dei marsigliesi, per una tenace leggenda e per la propaganda della destra, giudicano la sicurezza personale e dei beni meno protetta che altrove; tre quarti di loro accusano sia {'«invasione araba» che la debolezza delle autorità in materia di repressione e d'immigrazione. L'invasione araba è vistosa. Dicono l gollisti: «Quando si arriva a Marsiglia si ha l'impressione di entrare in una città del Nord Africa. I marsigliesi hanno la sensazione che questa città non sia più loro». Il piatto tipico non è più la bouillabaisse, ma il couscous. Si avverte il respiro dell'Africa anche nelle facciate consunte e nella precarietà degli edifici sparsi in disordine sul litorale bellissimo. Il consigliere comunale Rastoin, presidente del l'ufficio pubblici alloggi, dice che i maghrébins (algerini, tunisini, marocchini, di cui gli algerini sono i due terzi) sono meno di 90 mila. I marsigliesi pensano che superino i 130 mila. E poi ci sono 70 mila arjneni, 80 mila ebrei, 400 mila di origine còrsa e oltre 100 mila italiana. Si aggiungano i * turisti incontrollati: C'è grande movimento, qui passano 35 mila arabi nordafricani la settimana, un milione e mezzo all'anno. Un ponte aereo Marsiglia-Algeri. I maghrébins vengono ad acquistare elettrodomestici e televisori, abbigliamento e automobili. Un mercato stimato 600 miliardi di lire all'anno. Stima per difetto, perché ì controlii fiscali sono piuttosto rari. «Questo tipo di negozio non può avere il suo posto nel centro della città, bisogna spostarlo in periferia», dice Henri Mercier, presidente della Camera di Commercio. Mercanti e clienti arabi sentono antipatia e ostilità, avvertono: «Se Marsiglia non ci vuole, andremo a Genova o a Barcellona». Il destino africano di Marsiglia è stato determinato dal rimpatrio dei pieds noirs, i francesi dell'Oltremare immigrati negli Anni Sessanta, all'epoca dei fatti d'Algeria, che innescò un frenetico, ne- woct'co processo di •colonialismo interno', alimentato da un flusso di manodopera sottocosto, che veniva usato nell'industrializzazione della ^Francia' meridionalei-MareU glia non si era tirata"indietrttr> aveva innalzato" nuovi quartieri;aperto nub've'ètrUde, nuovi supermercati. Nella crisi Ma il gigantismo della città, abbinato negli Ultimi anni alla crisi economica e alla crescente disoccupazione, ha presentato il conto ai marsigliesi: aumento della delinquenza, traffico congestionato, servizi sociali in crisi. Questo soprattutto dopo l'arrivo dei maghrébins. / nordafricani hanno occupato il vecchio centro. Hanno cominciato a prendere possesso di alcune case quasi abbandonate, poi di interi palazzi, infine di tutto ti quartiere al margine della Canebière: da course Belsuce alla porta d'Aix, su alla stazione Saint-Charles. Un dedalo di stradine sordide fitte di moschee (87), di botteghe (681), di alberghucci (117) dove si affittano materassi per quattromila lire, di bar sema alcolici ma con bibite e tè di menta, ristoranti con il menù in arabo dove si pranza con sei, settemila lire. Da ogni locale e finestra escono, per radio o dischi, musiche e canti della Kabilia. E' la zona più densamente popolata di Marsiglia, e si parla più arabo che francese. Pare di essere in una kasbah o a Marrakesh. Sui muri le scritte «Vive Ben Bella». Più di mille ambulanti al mercato arabo, il marche médlterranéen du Velten, che è chiamato dai marsigliesi souk, dalla polizia la cage, gabbia, dagli urbanisti il supermercato del Maghreb. Per la preghiera del venerdì rue du Bon-Pasfeur e, alcune piazze sono affollate da musulmani inginocchiati e jcon là fronte su un tappeto, scalzi, rivolti verso il castello d'If, che pare sia in direzione della Mecca. La sera i maghrébins si riversano sulla Canebière, che era orgoglio dei marsigliesi, il loro salotto buono. Adesso i marsigliesi evitano la Canebière, chiudendosi a ora conveniente nei sobborghi meridionali. Scarso traffico automobilistico. Dopo le dieci i passi risuonano come le ronde nei film di guerra. Vagabondaggi di uomini soli, quasi tutti algerini, che non sanno dove andare e che fare, ma cercano dl ritornare al più tardi in alloggi miserabili, e rabbrividiscono al mistral. «Ci hanno rubato la Canebière» è lo slogan elettorale del Fronte Nazionale, la destra di Le Pen, che definisce la celebre strada «zona rischio», una sorta dl Saterna, la strada dl Buzzatt •dove nessuno ama passare». Altre decine dl migliala di maghrébins stanno net quartieri Nord, nei grandi complessi di abitazione, gli • H.L.M.» costrutti per t pieds- noirs. Sono le •città ghetto», i quartieri caldi di Marsiglia, qui gli abitanti fanno la legge. La polizia ci va malvolentieri, Il evita fin che può. C'è andata un palo dl mesi fa per Inseguire due rapinatori ed è stata aggredita dagli abitanti, tumulti fino a notte, quando è venuto ti console algerino a calmare. • La psicosi La prigione di Boumette costruita per 1800 detenuti ne ospita circa 2400. La delinquenza, in aumento come in tutto il Paese, è la preoccupazione maggiore dei marsigliesi e ne parla Jean Géronlmt, procuratore della Repubblica: «C'è la piccola delinquenza quotidiana fatta di furtarelli, di scippi, che è insopportabile e contribuisce a creare il clima di insicurezza attuale. C'è la grande delinquenza organizzata che non indietreggia davanti ai peggiori delitti e che serve da faro alla piccola delinquenza C'è il traffico dl stupefacenti: un terzo della popolazione carceraria ha avuto che fare con la droga». Tossicomani che rubano per la droga, i piccoli spacciatori di place Préfecture, recentemente è stata arrestata gente grossa della «french sicllian connection». Continua il procuratore I Germini: «C'è infine la de- linquenza economica e finanziaria: ritengo che arrechi un danno quattrocento volte superiore a quello delle rapine e delle aggressioni. I marsigliesi si lamentano della polizia e della giustizia. Ma rendere polizia e giustizia responsabili della delinquenza è assurdo come colpevolizzare i medici della malattia. La delinquenza è una malattia della società soprattutto se è una società in crisi e con la disoccupazione in aumento». Più che il grande crimine è la piccola delinquenza quotidiana che esaspera la borghesia e i commercianti. Lo scorso mese c'è stata la •operazione serrande abbassate» e un mtgltalo dl negozianti hanno manifestato sulla Canebière. E' vera psicosi. Sono sempre dl più t commercianti armati e con volontà dl autodifesa. Cresce l'ostilità verso l maghrébins poiché, soprattutto da destra, si afferma che gli algerini sono responsabili della metà del furti e delle aggressioni e t francesi di origine algerina del 15 per cento. C'è rancore verso gli Immigrati, serpeggiano xenofobia e razzismo, che non è violento e fanatico da •notte del cristalli», ma che ti console Italiano Guido Afarrini definisce «razzismo silenzioso, più che altro antipatia». Però il Fronte Nazionale drammatizza. Insinua che a Marsiglia 'potrebbe toccare la sorte di Beirut. Ma un prete, padre Christian Delorme, che vive con la gioventù araba e di questa esperienza ha scritto un libro, Par amour et par colere, afferma che, nonostante qualche episodio infame, c'è più tolleranza di quanta si creda: «Non c'è più razzismo che* in passato. Quello che si dice oggi sull'impossibilità di integrazione per 1 maghrébins, si dice va negli Anni Trenta, quando Ci fu la grande ondata immigratoria di italiani, spagnoli e polacchi. Si leggano i giornali dell'epoca e se ne avrà la prova». Ma si è a un mese dalle elezioni (ti 16 marzo si vota per le legislative e le regionali) e la campagna elettorale si svolge martellante sul tasto della sicurezza pubblica e dell'immigrazione. La scorsa settimana II ministro degli Interni Joxe è venuto ad appuntare la Legton d'onore al capo della polizia Qutltct e ha promesso una squadra speciale di pronto intervento. Pattugliamento rinforzato e un'equipe dl 40 funzionari «antì gang», che opereranno dal primi di marzo. C'è la convinzione che pattuglie e funzionari saranno ritirati dopo le elezioni. Un provvedimento del genere era stato preso per le •comunali» dl due anni fa, ed era rientrato dopo il voto. Sul treno La sinistra accusa la destra di cavalcare la tigre del razzismo. Ammette che c'è un certo razzismo, e lo condanna. L'altro ieri ha organizzato in un cinema della Canebière un dibattito su: «Razzismo, insicurezza, immigrazione». C'erano ti socialista Gaston Defferre, da trentatré anni sindaco di Marsiglia, madame Fabtus, moglie del primo mlntstro, organizzazioni come la Lega del Diritti dell'Uomo e SOS Racisme. C'era il regista Roger Hamin che ha presentato il suo film Train d'enfer, che racconta una storia vera: tre legionari ubriachi che sul Parigi-Ventlmiglia hanno picchiato, accoltellato, gettato dal treno un algerino. I passeggeri, tutti indifferenti. «Quelli che ha ammazzato non erano uccisori fanatici e manipolati da un'organizzazione neonazista. Chi ha ammazzato è il razzismo ordinario, quotidiano, con questa differenza: che certi hanno latto-quello che alta dicono». I Luciano Carino Marsiglia. Piccoli commerci nel quartiere arabo di Porte d'Aix (Foto G. Neri)

Persone citate: Gaston Defferre, Henri Mercier, Italiano Guido Afarrini, Jean Géronlmt, Joxe, Le Pen, Mercanti, Roger Hamin