La signora ha perso le mutande è una tragedia, ma ridiamoci su di Osvaldo Guerrieri

La signora ha perso le mutande è una tragedia, ma ridiamoci su All'Alfieri «L'incidente» con Salce regista di Lentini e Montagnani La signora ha perso le mutande è una tragedia, ma ridiamoci su TORINO — Non sappiamo se un paio di mutandine nere con due dita di pizzo sia davvero il motore del mondo; non sappiamo neppure . se questo indumento così prudement allusivo possa sconvolgere la vita d'un uomo, indurlo ai propositi più bassi e alle azioni piti abiette.' Anzi vorremmo dubitarne, forse per che senso L'incidente di Luigi Lunari, in scena fino a domenica all'Alfieri, dobbiamo prima di tutto fareun salto nel tempo, retrocedere dalla Milano di oggi ai primi del secolo. Poiché questo Incidente viene da lontano, .discende, con i doverosi aggiornamenti e gli inevitabili svilimenti, dalle Mutande di Cari Sternheim, zolfigno autore satirico tedesco che nel ciclo dell'-eroe borghese-, di cui la commedia fa parte, versò il prelibato veleno dei suoi rancori civili. Ma Lunari non è Sternheim. Ha un'anima latina che guarda con rispetto e sospetto ai funambolismi verbali della sua matrice, è estraneo al marionettismo, al futurismo e al cabarettismo del suo modello. E allora ec colo nuotare a lunghe bracciate nel mare della farsa, -sporcarsi- con la comicità bassa e plebea. Immagina che la procace e vistosissima moglie del ragionier Martelli (ogni riferimento non è casuale)-perda in pubblico le mutande e che da questo incidente nascano i tremori e le paure del marito. Non vorrebbe^ il pavido, che ciò comprometta la sua carriera in banca e lo sottragga alla benevola attenzione del direttore. Vedete che monsieur Travet non muore mai. Semmai perde in dignità e sincanaglisce nei sentimenti. Martelli non esita perciò a spingere la moglie tra le braccia dell'onorevole, presidente della banca, e ad organizzare un'orgia a beneficio del proprio direttore. Il caso, per fortuna, i più onesto degli uomini; da gran burattinaio delle nostre azioni evita il peggio ma non salva le coscienze. Lunari segue l'improbabile gioco con mano distratta. Ad un prologo sfilacciato ed eccessivamente esplicativo, fa seguire le mene di Martelli per restare in groppa alla for¬ tuna e trova, momenti irresistibili nel finale, quando, con i meccanismi del vaudeville, pone nello stesso ambiente tre coppie che non s'incontrano mai, pena la catastrofe. Con questa materia tra le mani, il regista Luciano Salce ha percorso la strada a senso unico che porta alla risata, sorrgftoda baJ^tecome ou«sta&wLa donna .che .muove l'attica, se non è, poco èl manca». Ha badato al gioco di squadra e bisogna dire che gli interpreti, con la loro interpretazione tirapplausi. lo hanno servito a dovere. Renzo Montagnani carica il suo ragionier Martelli di tutte le possibili piccinerie, gigioneggia, si capisce, ma non più di Gianni Bonagura, nei panni del direttore. Insieme, formano la versione aggiornata del Clown Bianco e dell'Augusto, irresistibili come due bersaglieri della risata. Licinia Lentini da venustà e maestosità alla signora Martelli recitando con l'anima e soprattutto col corpo ha suscitato le simpatie del folto pubblico che ha applaudito generosamente anche gli altri, Anna Carni, Massimo Baglio ni, Corrado Olmi, Dino Cassio, Anna Priori, Francesca Viscardi e Daniela Cavallini. Osvaldo Guerrieri p Rvn/o Montagmini con Licinia Unlini ne «L'incidente» di Lunari

Luoghi citati: Lentini, Lunari, Milano, Torino