E Genova sarà uno spettacolo

E Genova sarà uno spettacolo INTERVISTA CON RENZO PIANO; «DIFENDO IL MIO PROGETTO» E Genova sarà uno spettacolo «Dal mare la città di pietra apparirà veramente superba», dice l'architetto del Beaubourg - Per il 1992 rilancerà il porto storico con una strada sull'acqua, un Parco delle Americhe, chiatte-ristorante, un teatro all'aperto - Un'accusa: «Sarà un luna park» Altri criticano gli 800 posti-barca - Risponde: «Esalto i valori culturali, non demolisco ma rido vita a ciò che già esiste» DAL NOSTRO INVIATO GENOVA — «11 centro storico tornerà ad affacciarsi sul suo porto, comunicando direttamente con la parte più attiva oggi separata dà cinte e barriere. La via San Lorenzo, che scende dal cuore della città passando a lato della cattedrale, sarà prolungata sull'acqua con la Via del Mare esclusa dal traffico automobilistico. Dove oggi sono magazzini e banchine in disuso si aprirà 11 Parco delle Americhe. Il vecchio deposito franco ospiterà la Mostra internazionale delle esplorazioni e delle scoperte marittime*. Coti l'architetto Renzo Piano inizia la descrizione del progetto affidatogli dal Comune per il recupero del porto storico. L'opera, oltre 50 miliardi di lire, dovrebbe essere pronta nel 1992 per le manifestazioni colombiane a 500-anni dalla scoperta dell'America. Studio negli Stati Uniti dove sta realizzando il Museo Menti.di Houston, studio a Parigi dove al Beaubourg ha fatto seguire il recupero del quartiere industriale di Montrouge, progettista del recupero del Lingotto a Torino, Renzo Piano ha le sue radici a Genova. Lavora nello splendido Palazzo Daria a bande bianche e nere sulla medioevale piazza San Matteo. Contemporaneamente ha progetti per una città espositiva a Lione e per un 'Giardino delle meraviglie» nelle mura di Rodi, ha messo a punto il progetto del porto storico genovese secondo la filosofia della conservazione integrata da nuove tecnologie, con lo sguardo al futuro. Due i temi di fondo: il rispetto delle memorie (dagli 'antichi magazzini all'arredo dei moli e delle banchine, gru comprese), l'inserimento di attività compatibili con l'ambiente storico e in prevalenza di tutto ciò che.è pubblico. «La strada pedonale- che prolunga via San Lorenzo passa a fianco di Palazzo San Giorgio, edificio-simbolo oggi accerchiato da parcheggi e fronteggiato dalla cinta doganale. Questa è destinata a sparire. Di fronte a San Giorgio un grande spazio arricchito con verde mobile (la primitiva idea di un giardino stabile è stata respinta) su cui si innesta un molo lungo 300 metri, di uso pubblico, destinato a imbarcazioni di servizio e in tran sito. Lungo il molo tre chiatte con ristoranti e punti di ristoro, luoghi di sosta riparati dal vento. E' prevista anche una pista ciclabile». L'estremità del molo è collocata in un punto di alto valore scenografico. «Dal mare lo spettacolo della città di pietra sarà veramente superbo: oggi è negato a chi non operi in porto». Scoperte Dal «Parco delle Americhe* si passa al vicino e voluminoso edificio del deposito franco che viene ristrutturato e liberato da vecchie costruzioni posticce. Nell'edificio ha sede la Mostra delle esplorazioni e delle scoperte marittime dal 1450 al 1525. Gli anni di Colombo, "di, Amerigo Vespucci, dC CtfBtf-' to, della prima circumnavigazione della Terra firmata da Magellano. Di fronte alla mostra un teatro all'aperto. «Lo definirei teatro rudimentale perché ha le caratteristiche del teatro da improvvisare di volta in volta. La scena può essere collocata su una grande chiatta ancorata davanti al molo: il pubblico assiste cosi a uno spettacolo sull'acqua». Affiora il gusto dell'immaginazione che aveva già suggerito a Piano un boulevard galleggiante sulla Senna per l'Expo di Parigi. Affiorano anche le prima riserve dei critici. Qualcuno ha parlato addirittura di offesa al porto storico «trasformato in luna park». A fianco dell'ex deposito franco è l'antico bacino del Mandraccio in parte interrato nei secoli. Fedele all'idea di riportare Genova sull'acqua, Piano prevede di scavare il Mandraccio con due obiettivi: costruire un parcheggio subacqueo per 500 automobili, creare sulla copertura del parcheggio uno specchio d'acqua destinato a piccole barche e gozzi da pesca. Osservo che l'inserimento di scafi da diporto nel porto storico è stato criticato severamente, tanto più con ri, ferimento, .a, oltYi. quattro moli galleggianti, più corti del .-principale, che dovrebbero offrire ben 800 posti-barca. Non è una dimensione eccessiva? Renzo Plano allarga le braccia: «Non riesco a capire 'perché le barche, tanto più quelle a vela, siano considerate dissonanti in un porto storico. Pensiamo all'isola di San Giorgio a Venezia, alle barche sotto la Mole del Vanvitelli nel porto di Ancona, a una parte del porto Mediceo di Livorno. Credo che le attività nautiche, ben distinte dai depositi di barche tipo Marina, porterebbe- a u ; n e o a. l 0, i o e iro vita nel porto storico, e lo credo tanto più in mancanza di concrete alternative». £' questo uno dei punti più delicati e richiede qualche chiarimento. Il porto storico fa gola a imprenditori privati che ovviamente mirano agli 800 posti-barca con un modello capace di remunerare il capitale investito. E' il modello .Marina» importato dagli Stati Uniti sulla Costa Azzurra con diverse varianti: un sistema dì moli disposti per accogliere il maggior numero di scafi, a volte accoppiato a mini-alloggi e sempre a negozi, ristoranti, sedi commerciali. Il porto turistico assume l'aspetto di uno smisurato parcheggio di barche disposte geometricamente, in una cornice di costruzioni più o meno voluminose con funzioni commerciali e di seconda casa. A Genova i sostenitori di questo modello citano gli esempi dell'ex zona portuale di Manhattan, di San Francisco, di Boston. Ma non sono da imitare in quest'angolo del porto, inscindibile dal centro storico, dove ogni pietra è intrisa di memorie e di culture stratificate dal Medioevo. «Tengo a distinguere nettamente il nostro progetto, che non è privato ma commissionato dal.Comune, dal modello "Marina" o nordamericano. E' ben diversa la filosofia. Là il recupero di vecchi moli e vecchi quartieri esalta la commercializzazione. I magazzini portuali diventano in parte residenze privilegiate. Qui si esaltano valori culturali. Ciò non esclude la presenza di attività destinate a dar vita al porto antico, considerato esattamente come un quartiere del centro storico». Quali attività, se vogliamo evitare il rischio della commercializzazione all'americana? «Laboratori artigianali, servizi portuali, negozi necessari e compatibili, anche un minimo di residenze per garantire la vita 24 ore su 24. Ma residenze di pescatori, di artigiani, di gente che lavora in porto, non seconde case o residenze di lusso. Il tutto senza demolire per ricostruire, soltanto recuperando ciò che esiste». sirdctzpiR*Un giardino Domando quale sarà la sorte dei vecchi edifici portuali che sorgono sui moli di Ponte Calvi e Ponte Spinola, compresi nell'area destinata alla nautica. Anche questi fanno parte dì un patrimonio di cultura materiale che deve essere conservato. «Verranno conservati e ripuliti, in parte adibiti a nuovi usi. Sono previste le sedi dello Yacht Club Italiano, della Lega navale, delle società di canottaggio, oltre ai laboratori artigianali di cui dicevamo prima». Non demolire per costruire edifici nuovi, ricuperare l'esistente: il tema si sviluppa sul molo vecchio dove sorgono i magazzini del cotone, un blocco lungo 400 metri, paragonabile al Lingotto per imponenza e compattezza di coturni. Gli antichi magazzini non cambieranno aspetto e ospiteranno servizi pubblici, primo l'Istituto idrografico della Marina. Una parte del loro interno accoglierà la •Città navale» ideata da Giuseppe Gambardella e in- sciita nel progetto Piano: un insieme di museo, laboratorio, mostra della scienza e delle tecnologie navali. Accanto il •Marin Center», cen tro in cui simulare la navigazione delle navi come si fa per gli aerei (sarà il secondo in Europa dopo quello di Rotterdam). ■Tra la citta navale e Marin Center la nota verde del Giardino delle felci. Genova ha una collezione straordinaria di felci, oltre 400 specie». A Renzo Piano piace questo intreccio di memorie diverse, comprese quelle di natura botanica, con le attività del futuro. E gli piace movimentare gli spazi sull'acqua con leggere strutture aeree, simili a tende, tipiche del suo modo di ricucire il tessuto antico creando zone godibili sema ricorrere all'imitazione pesante del porticato. L'amicizia con Renzo Plano non mi impedisce di riconoscere le difficoltà e la delicatezza dell'impresa. Richiede fedeltà all'impegno di operare umilmente nell'adeguare ciò che è stato costruito e consolidato nei secoli alle esigenze di domani, rispettando l'immagine del porto vecchio e la sua cultura, indissolubilmente legata a quella del centro storico. La memoria del passato è leggibile nelle pietre delle banchine, nelle bitte da ormeggio, nelle facciate come nelle strutture dei magazzini, nel rapporto con gli antri e i portici di Sottoripa. Riscoprire le funzioni di un patrimonio che sembrava al tramonto richiede anche una sensibilità pari alla leggerezza della mano. Ne parlo a lungo con Piano. Mi dice: •Sono aperto a ogni critica e a ogni suggerimento purché finalizzati a un recupero autentico, non soltanto formale, di questo porto storico che non ha uguali in Europa». Mario Fazio 1 .a mappa del porto storico di Genova ridisegnala da Renzo Piano: lutto dovrebbe essere pronto per i 500 anni della scoperta dell'America