Nasa, il crepuscolo degli dei spaziali

Nasa, il crepuscolo degli dei spaziali La fabbrica dei razzi del Challenger avvertì ripetutamente che il freddo era un pericolo - Cadono le prime teste Nasa, il crepuscolo degli dei spaziali DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Presieduta dal senatore Gordon, capo della sottocomissione alla Tecnologia, alla Scienza e allo Spazio, si è aperta ieri al Campidoglio l'inchiesta del Congresso sulla catastrofe del Challenger. Sul banco dei testimoni sedevano, tra gli altri, gli inquirenti nominati dal Presidente, William Rogers e Neil Armstrong — il primo ex segretario di Stato, il secondo conquistatore della Luna — e il direttore del Centro Johnson della Nasa a Houston, James Moore. L'inchiesta è la terza avviata in tre settimane per scoprire le cause della distruzione dello Shuttle, dopo quelle della stessa Nasa e della Casa Bianca. «Dal tempi del Watergate — ha scritto Tom Wicker sul New. York Times — nessuna tragedia nazionale è stata oggetto di indagini cosi approfondite». 71 paragone con il più grave scandalo politico della storia americana è facile e inesatto. .Sinora nessuno ci ha accusato Ci frode o di Insabbiamento — ci ha detto Qarrett Owen, un fisico che ha fatto l'astronauta e oggi è consti- lente della Nasa —. Non credo che nessuno ci accuserà mai». Owen è volutamente cauto, ma al Centro Johnson e al Centro Kennedy di Cape Canaveral si parla di numerose dimissioni tra il personale che preparò la fatale missione del Challenger. Alcuni tecnici, scienziati e funzionari si sentono colpevolizzati ingiustamente, altri preferiscono anticipare possibili siluramenti o censure. Da questo punto di vista, la Nasa rischia di sperimentare il trauma del suo Watergate. «Neppure quando Grissom, Whlte e Chafee morirono sulla rampa di lancio AM'Apollo-1 — ha ammesso Owen — 11 morale fu cosi basso». L'evento che ha fatto precipitare la crisi a tre settimane esatte dal disastro è stata la Jecisione di Rogers e di Armstrong in base alla quale gli uomini addetti al Challenger vengono esclusi dalle inchieste. In 25 anni, la Nasa aveva sempre investigato da sola sulle proprie sciagure: quella dell'Apollo-1 come quella dell'Apollo-13, che rischiò di esplodere nello spazio e riuscì a tornare a terra grazie al ■modulo lunare, nell'aprile del 70. L'ente spaziale era sorretto dalla fiducia universale nella sua onestà, oltre che dal mito del miracolo scientifico. Ora il dubbio corrode entrambi: qualcuno sospetta che la Nasa abbia Qualcosa da nascondere, e che la sua infallibilità tecnologica non escluda casi di inefficienza. Ancora Tom Wicker l'ha definita «un idolo caduto», sostenendo che quel giorno non avrebbe dovuto autorizzare il lancio del Challenger. Pili le indagini procedono, pili appare inconcepibile che quel drammatico 28 gennaio sia stato dato il via allo Shuttle, ci ha dichiarato un alto funzionario della Nasa che ha voluto rimanere anonimo, motivi? Il funzionario ne ha elencati alcuni. Innanzi tutto, per tire volte la ditta costrut¬ trice dei razzi propulsori pregò la Nasa di rinviare la partenza del Challenger a causa del freddo intenso, ammonendo che i cosiddetti «O rings», gli anelli di gomma e zinco che ne proteggevano le giunture erano inefficaci contro il gelo. La mattina del lancio, l'equipe che ispezionò la rampa constatò che la temperatura del razzo di destra era assai inferiore a quella del razzo di sinistra, il quale infatti rimase indenne. Ancora: nell'83, l'ente spaziale decise che gli «O rings», che pure avevano denunciato erosioni, erano adeguati. Ma poche settimane dopo alleggerì le strutture del razzo e aumentò la potenza dei motori: le erosioni crebbero di numero, ma nessuno adottò contromisure. Nella riunione decisiva dei dirigenti della Nasa, chiamata «L mlnus one», cioè lancio meno uno, il giorno antecedente la partenza, la maggioranza si pronunciò per il «via», sebbene con risenta. «Un tempo — ci ha detto il funzionario — non sarebbe accaduto. La regola era: se ci sono dubbi, annullate la missione. Nessuno osava rimandarla». Sul Challenger si giocò d'azzardo: gli •O rings» non ressero, il carburante fuoruscì e prese fuoco, forse con la •complicità» del colossale serbatoio dello Shuttle. Il senatore Glenn, il primo astronauta americano, sostiene che «In 25 anni, e alla 25' missione dello Shuttle, una sciagura era prevedibile: è sorprendente, anzi, che non sia capitata prima». Ma Glenn, ci ha ribattutto Richard Feymann, il Premio Nobel per là Fisica che lavora con Rogers e con Armstrong, «ragiona ancora da pioniere dello spazio. Non tiene conto che la Nasa è entrata nell'età Industriale, nella cultura della produzione di massa» Quest'anno erano previsti 15 voli della navetta, più di uno al mese, e i criteri in/ormatori erano economici, non soltanto scientifici o tecnologici. Anche per la Nasa, il tempo è divenuto denaro. Feymann ritiene che si debbano sottolineare anche altri «fattori di confusione: le pressioni dei militari, le lotte burocratiche, le disfunzioni delle grandi aziende». Nel corso delle tre inchieste sulla catastrofe del Challenger, tutti questi elementi sono venuti alla luce. La Thiokol, la ditta costruttrice del razzo propulsore, che ha già dovuto licenziare 200 dipendenti e metterne 1400 a orarlo ridotto, era stata ripetutamente richiamata dall'ente spaziale per la pessima organizzazione del lavoro. Nelle stesse equipe della Nasa, •appaltate» dalla Lockheed, dalla Rockwell, dalla Boeing, i gigari ti dell'industria aerospaziale americana, si erano scoperte gravi carenze. Più volte, o viene utilizzato personale non qualificato, o i tecnici non riposano per due o tre giorni consecutivi, o si registra assenteismo. Molti alla Nasa hanno trovato •destabilizzante» la presenza del Pentagono, i cui obiettivi inevitabilmente divergono da quelli civili, ma che è il cliente migliore, e accrescerà il suo peso con lo sviluppo dello Scudo spaziale. L'esempio più lampante dei conflitti interni alla Nasa lo ha fornito la rimozione di Philip Gulberston, un uomo con ventanni di carriera alle spalle, da parte di William Graham, facente funzione di presidente. Gulberston sovrintendeva alle operazioni quotidiane, e non comunicò al. superiore che esistevano problemi con gli anelli del razzo propulsore. H funzionario, che è rimasto alla Nasa con altre mansioni, si è giustificato affermando che «in un ente con 22 mila dipen denti le comunicazioni non sono semplici». Ma la realtà è diversa: Gulberston è un uomo di James Beggs, il pre¬ sidente sospeso perché sotto inchiesta per una questione di bustarelle del complesso militar-industriale, e considera Graham un •politico»; non del tutto a torto, perché questi è un ex reaganauta. E'probabile che qualche testa cada, pertanto, nell'opera di ristrutturazione — non si sa se •segreta» o scoperta — che verrà svolta alla Nasa al termine delle indagini. A Washington, capitale dei pettegolezzi, per ora non si fanno nomi. Ma difficilmente Beggs riprenderà il suo posto, che ha occupato per cinque anni, due dei quali in coabitazione con il generale Abrahmson, capo delle •guerre stellari» Con lui se ne andranno forse alcuni suoi fedeli, consentendo un cambio della guardia che sarà non solo generazionale, ma anche ideologico, e sposterà la Nasa verso il settore militare. Gli unici a non soffrirne saranno gli astronauti: questi uomini e queste donne che giocano la pelle sullo Shuttle sono al di sopra di ogni sospetto, e lo dimostrano con la spinta che danno alle indagini. Ennio Carette

Luoghi citati: Houston, Washington