All'ombra dei partiti

All'ombra dei partiti All'ombra dei partiti (Segue dalla 1* pagina) sidenza del Consiglio fa per iscritto, e cioè confonde tutti i termini e tutti gli ambiti. Che invece bisogna sforzarsi di tenere distinti. In una democrazia parlamentare compito dei partiti, il loro ambito, proprio, è quello di «concorrere» (come dice la Costituzione) a stabilire — in virtù ed in misura del consenso elettorale ricevuto — l'insieme di regole e di contenuti generali che la cosa pubblica deve fare propri: ciò che si chiama, appunto, «la linea politica». Non rientra e non deve assolutamente rientrare nelle loro attribuzioni gestire, attraverso puri prestanome o «uomini di fiducia», le infinite articolazioni operative delle amministrazioni statali o parastatali. Di tale gestione si devono incaricare e devono rispondere solo gli «organi politici» dello Stato (ministeri, presidenza del Consiglio, ecc.), i quali sono : soli a possedere un'«investitura democratica» in senso proprio e che per legge hanno competenza a farlo. Immagino che neppure l'on. Amato troverebbe confacente che dovendosi nominare, mettiamo, il prefetto di Catania ed il questore di Como, si chiedesse, che so, all'on. Nicolazzi di esprimere una rosa dì nomi, ovvero si riconoscesse al psdi il «diritto», per fare un altro esempio, di nominare l'intendente di finanza di Cuneo. Ma perché, allora, dovrebbe essere invece perfettamente accettabile che la presidenza dell'Ili «spetti» ad un democristiano e quella dell'Eni ad un socialista? Sostenere, come fa il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che «ai fini della gestione della cosa pubblica» (sottolineo: ai fini della «gestione») «l'investitura democratica» è quella incarnata e rappresentata dai partiti, significa necessariamente teorizzare la fine della neutralità delle procedure amministrative e dell'imparzialità dell'amministrazione, introdurre tendenzialmente il criterio dell'amico/ nemico nei rapporti tra amministrazione e cittadino, e, pri¬ mclissvd ma ò poi, discriminare politicamente i cittadini in base alle loro opinioni.-Ciò che, almeno in parte, in Italia è $ià successo da tempo. Piacerebbe pensare che nella sua asserita devozione alla «problematicità della ragione» Giuliano Amato si mostrasse di tutto questo pensoso e preoccupato; e non già di conferire dignità teorica a qualcosa che anziché la democrazia liberale richiama piuttosto sinistramente alla mente il «socialismo greco del Pasok. E. Galli della Loggia

Persone citate: Galli, Giuliano Amato, Nicolazzi

Luoghi citati: Catania, Como, Cuneo, Italia