Banche Bot Assegni di Mario Salvatorelli

Banche Bot Assegni Banche Bot Assegni I nostri soldi di Mario Salvatorelli «Ho sottoscritto l'anno \ scorso, in primavera, Boi annuali per 20 milioni, che tra qualche settimana scadranno. Nell'incertezza sull'opportunità di un loro rinnovo, sono andata a rivedere i dati dell'operazione, e ho trovato che sul mio conto corrente la banca, incaricata di acquistarmi i hot, aveva prelevato quasi 18 milioni. In sostanza, quindi, ho avuto da quei 20 milioni un rendimento del 10 per cento e poco più. Mi sembra poco, anzi pochissimo. O sbaglio?». La signora Carla Annino, di Roma, non si rende conto di essere un po' imprecisa, in una materia che richiede, invece, una precisione massima, fino alla pignoleria, e per vari motivi. Il pnmo è che un anno fa, in primavera, vi'furono due emissioni di Boi annuali, cioè a 12 mesi, una a fine marzo, l'altra a fine aprile. Inoltre, quel «quasi 18 milioni» è troppo vago, per calcolare eventuali «eccessi» nelle commissioni trattenute dalla banca che ha fatto l'operazione. Infine, ma questa non è tanto un'imprecisione quanto un errore, la signora Annino «proietta» il rendimento sui 20 milioni del rimborso, e non sui «quasi 18 milioni,) del suo investimento. A questo punto, la migliore risposta, a mio parere, è quella di rifare i conti dell'operazione, cosi come si sarebbe dovuta svolgere correttamente. Nell'emissione di fine marzo 1985 i P"t annuali vennero aggiùdk 'i al prezzo di lire 88,20 t ^ni 100 di valore nominale, cioè di rimborso. Questo significa che la lettrice, se sottoscrisse. 20 milioni di Bot in quella emissione, li pagò 17 milioni 640 mila lire. Quindi, il rendimento di quei Bot è pari al 13,38 per cento, in quanto la sottoscriitrice incassa dopo un anno 20 milioni, cioè 2 milioni 360 mila lire in più, che corrispondono, appunto, a un «guadagno» del 13,38 per cento. Veniamo, ora, alle* commissioni bancarie, e al rcn- dimento «effettivo» dell'investimento. Per i Bot annuali le banche praticano una commissione dello 0,40 per cento, che porta il prezzo di sottoscrizione, in questo caso, da 88,20 a 88,60 e la spesa complessiva a 17.720.000 lire. A questa, però, occorre aggiungere ancora i bolli, alla tariffa ridotta, per questi titoli di Stato, da 24 a 12 lire ogni 100 mila della spesa. Sono 2216 lire, che fanno salire a 17 milioni 722.126 lire la cifra che la signora Carla avrebbe dovuto trovare segnata sul suo conto corrente, e che, in definitiva, riduce il rendimento al 12,90 per cento. Siamo scesi di circa mezzo punto, rispetto al 13,38 di .partenza, ma siamo pur sempre a quasi tre punti più del 10 per cento. Nel secondo caso, e cioè di Bot sottoscritti all'asta di fine aprile 1985, al prezzo di 87,60, facendo gli stessi calcoli di cui sopra, il rendimento effettivo scenderebbe dal 14 al 13,62 per cento, con un margine ancora più ampio, rispetto a quel «10 per cento e poco più» lamentato dalla lettrice. Mi sono dilungato in questi calcoli, per i quali mi scuso con i lettori, perché sono numerosi i piccoli risparmiatori che mi scrivono per i Bot (non c'è da stupir¬ si, perché le «famiglie» ne hanno per quasi 100 mila miliardi), commettendo l'errore di misurare il loro rendimento sulla cifra del rimborso, e non sulla spesa d'acquisto. Aggiungerei che i Bot sono ancora un investimento a breve termine di tutto, rispetto, in particolare per somme relativamente modeste, sui 5-10 milioni. L'assegno circola (ma con fatica) «Dopo 26 anni come dipendente, e 23 come commerciante, è il primo anno che decido di svernare qui, a Ceriate, dove veniva mio padre (33 anni di Fiat, 14 di negozio). Ho affittato un alloggio bello, fronte mare, a un prezzo molto buono. Sono partito da Aosta, dove abito, con un po' di soldi e un assegno circolare da 500 mila lire, di riserva. Rimasto a secco di contante, mi presento in banca per incassare l'assegno. Nessuna delle due banche locali me lo paga, se non c'è una firma di avallo. Finalmente, il titolare dell'agenzia che mi ha affittato l'alloggio, mi fa la firma, lo le chiedo: un assegno circolare non è come il contante?». ' Al signor Michele Casetta, che mi scrive, turbato da . questa prova di «sfiducia» nei suoi confronti, rispondo di non prenderla come un fatto «personale». La percentuale, relativamente alta, di assegni circolari smarriti, rubati, anche contraffatti, sconsiglia i dipendenti delle banche dall'assumersi la responsabilità del pagamento a chi non sia «conosciuto». Se non si trova una firma di avallo, si può dare l'assegno all'incasso «salvo buon fine», oppure aprire un conto, versarvi l'assegno e attendere che, dopo gli accertamenti del caso, la banca ne riconosca la disponibilità. Cè da sperare che, anche in Italia, si crei un clima di maggiore fiducia, o si trovi il modo, per esempio ampliando la garanzia della «carta assegni», per rendere meno faticosa la circolazione degli assegni «circolari».

Persone citate: Annino, Carla Annino, Michele Casetta

Luoghi citati: Aosta, Italia, Roma