A Gela, città fuorilegge di Guido Rampoldi

A Gela/ città fuorilegge Simbolo e capitale dell'abusivismo edilizio del Mezzogiorno A Gela/ città fuorilegge Solo SO domande di sanatoria su 50 mila vani costruiti senza permesso - Metà dell'abitato non compare nelle mappe catastali - Nell'83 un pretore provò a dire basta e in duemila devastarono il municipio - A quattro mesi dalle amministrative, molti partiti guardano con «comprensione» al fenomeno: «Costruiscono per bisogno» -DAL NOSTRO INVIATO GELA — DI quel Sud. e di quella Sicilia che Inviano a Roma 500 sindaci e 30 mila cittadini per reclamare modifiche alla già mite legge sul condono edilizio, Gela oggi è il simbolo e la capitale: abusivi 50 mila vani, oltre il 50 per cento dell'abitato; 50 le domande di sanatoria. Citta per metà immaginaria, assente nelle mappe del Catasto, dove le strade si chiamano V 104, E 88, C 15 secondo una toponomastica alfabetica che comprende anche le lettere B, F, R, K, V, W, U. S. ciascuna corrispondente ad una zona edificata intera' mente fuorilegge; dove le strade sono fango e 1 prati stagni, dove ogni grande pioggia è un'alluvione. Città per metà grigia come il cemento, dai tetti irti di tondini di ferro, che promettono altri plani per i figli del proprietà rio, una dote alla futura nuora, un appartamento a nonni e vecchie zie. Citta alacre soprattutto di notte, almeno per il passato, quando ad opera di imprese specializzate nella velocità nascevano d'incanto voragini e fondamenta, al punto che una mattina un pullman di linea si trovò la strada sbarrata da un muro. E quando un giorno il pretore disse basta», successe il finimondo: 11 23 novembre 1983 duemila, persone devastarono il municipio, scaraventarono per una scalinata un furgone comunale e soprattutto distrussero permessi edilizi e richieste di sanatoria, le odiate carte che permettevano di distinguere gli aspiranti alla legalità edilizia dai teorizzatori dell'illegalità. A distanza di 27 mesi parecchie pratiche non sono state ancora definitivamente ricostruite. Partiamo da questo municipio littorio dalla precaria' stabilità, testimoniata da crepe e dalla linea inclinata di una torretta, per capire come nasce la rivolta degli abusivi, quei nuovi Vespri Siciliani cui, a quattro, mesi dalle elezioni amministrative, gran parte della classe politica isolana, soprattutto il pei. guarda con comprensione, se non con solidarietà. E ascoltiamo il vigile urbano Sanfilippo, addetto alla repressione degli abusi edilizi, raccontare come la Gela degli Anni Cinquanta' — greca, normanna, araba, saracena — divenne la Gela di adesso. Fu l'insediamento di inda strie petrolchimiche, a partire dal '50, a provocare un brusco aumento degli affitti e, come conseguenza dell'Immigrazione dalle campagne, una massiccia domanda di alloggi. Agli inizi degli Anni Settanta il problema era cosi sentito che una lista elettorale si chiamava «Lotta per la casa». Allora nella piana di Gela, a ridosso del centro storico, cominciò la lottizzazione abusiva dei fondi agricoli, mai ostacolata dalle amministrazioni comunali che con diversa composizione si alternarono in quegli anni, zigzagando tra inchieste penali. n comune formalmente faceva la sua parte. Emetteva ordinanze di sospensione dei lavori, regolarmente disattese. Quindi ordinanze di demolizione, mai applicate. Sul' l'onda di quella edilizia allegra, rapida .e a basso'costo, una comunità assetata di sicurezza sociale conquistò il bene-simbolo e scopri che poteva diventare un investi¬ mento: la casa. Anche palazzoni di sei piani. Anche seconde e terze case. Quando nell'83 il pretore mandò i vigili urbani a recintare col filo spinato i cantieri clandestini, scoppiò la rivolta. Malgrado da allora l'abusivismo sia diminuito, l'idea di chiedere un'autorizzazione al Comune fatica a trovare legittimazione. •Penile dovrei perdere tempo e denaro? E perché dovrei farlo io, quando nessuno l'ha fatto?; si sentono rispondere ancora oggi 1 vigili urbani. E siccome a Gela da quasi vent'annl le elezioni si vincono o si perdono anche con 1 voti di quei quarantamila che abitano la città di fango e calcestruzzo, dove l'aria sa di polvere e odora di cemento fresco, nessun partito s'improvvisa rigorista e la giunta di sinistra è ancora a Roma per difendere chi non ha mai pagato e non intende pagare. Difficile, improbabile, che arriveranno le ruspe a distruggere interessi cosi collettivi, a sancire che mezza Gela debba essere abbattuta. Ma sarà vero che «te irregolarità edilizie sono nate dalla necessità», come giurano a Roma 1 sindaci del Sud? «La maggior parte dell'edilizia abusiva è edilizia di villeggiatura', risponde un documento della Lega Ambiente siciliana. Il segretario, Angelo Lo Maglio, in un dibattito ha chiesto al sindaco comunista di Vittoria: «Me lo chiamerebbe "edilizia di necessità" un palazzo di sei piani?: Il primo cittadino ha risposto cosi: «51, se chi costruisce ha sei figli.. I politici isolani non sareb¬ bero insensibili, soprattutto alla vigilia del voto, alla voce rabbiosa della Sicilia abusiva. Di fatto, già la legge regionale di receplmento del testo Nlcòlazzl, varata In agosto, sembra consentire un'ulteriore «deregulation» delle norme urbanistiche. *Nel sostanziale accordo di tutte le forze politiche si è stabilito il principio delle deroghe e delle sanatorie in modo pressoché generalizzato», commenta la Lega Ambiente siciliana. E accusa: quelle - «forze locali che ora chiedono in maniera demagogica la onnicomprensività e la gratuità della sanatoria» cercano di passare la spugna sul tacito patto che lega abusivi, lottizzatori e amministratori cui conveni va, per motivi non sempre con fessabili, lasciar fare. Guido Rampoldi

Persone citate: Angelo Lo Maglio, Sanfilippo

Luoghi citati: Gela, Roma, Sicilia