Licenziati gli ultimi brezneviani Grishin esce anche dal Politburo di Emanuele Novazio
Licenziati gli ultimi brezneviani Grishin esce anche dal Palli bure Gorbaciov sostituisce l'ex capo del pois di Mosca con un suo uomo Licenziati gli ultimi brezneviani Grishin esce anche dal Palli bure DAL NOSTRO CORHISPÓHOtWli MOSCA — Da grande oppositore a grande sconfitto. Viktor Grishin, brezneviano di ferro e delfino di Cernenko. esce di scena: la sua carriera politica è finita, ufficialmente, ieri nel primo pomerìggio, quando il Plenum del comitato centrale del pcus ha deciso, tra altre «questioni organizzative», di togliergli 11 seggio al Politburo del partito (che aveva dal 61) e mandarlo in pensione, a 71 anni. Suo successore di fatto se non di diritto, dal momento che entra nell'ufficio politico soltanto come «membro candidato», senza possibilità di voto dunque, è l'uomo che poco più di un mese fa lo aveva sostituito alla guida del partito a Mosca togliendogli ogni base rappresentativa e rendendolo una forza politica spenta: Boris Yelzin, esemplare perfetto della rampante generazione Gorbaciov. Nell'età, SS anni da poco compiuti; nella provenienza, la Siberia sterminata e ricca di talenti politici (vengono di là il numero due del Cremlino Ligaciov e il primo ministro Rizkov); nella formazione, di Ingegnere e manager. Con Grishin, lascia il vertice del potere Kostantin Rusakov, segretario del comitato centrale e capo del dipartimento «relazioni con i partiti comunisti al potere», un ruolo delicato, prezioso. Uomo di Breznev anche lui (per cinque anni, dal '72 al "77, è stato aiutante del segretario generale) che qualcuno voleva poi vicino ad Andropov. Con una salute politica forse soltanto In apparenza migliore di Grishin, ma più anziano di lui (77 anni) e in condizioni fisiche da tempo precarie. Il Plenum, che si credeva di routine, è stato dunque più importante del previsto. Su ventidue persone, il vertice della grande piramide del potere in Urss, ne sono state toccate tre. E proprio alla vigilia del congresso del partito, che s'inizierà martedì prossimo e dovrebbe durare nove giorni. L'uscita di Grishin. da tempo scontata, avrebbe potuto, senza rischi, essere rinviata di una settimana, venire sancita dal congresso anziché siglata da un Plenum dimissionario. E la riunione di ieri essere dedicata, secondo la norma, all'approvazione dei documenti che saranno presentati con le correzioni suggerite'dal grande dibattito nazionale degli ultimi mesi, ai cinquemila delegati, martedì prossimo. Gorbaciov, invece, non ha atteso. La sua probabilmente, non è impazienza: è una sottolineatura, un segnale, un messaggio a nemici e amici Come dire: il congresso è importante e sovrano, ma lo sono anch'io, e non duro nove giorni appena. O al contrario, come suggerisce qualcuno a Mosca, un segno di prudenza, un «attacco preventivo», per saltare future, incresciose resistenze. Con l'uscita dal Politburo di Grishin che, alle assise del partito moscovita aveva ascoltato in umiliante silenzio, due settimane fa un triste elenco di accuse dalla voce del suo successore le pattuglie del breznevismo diventano ancora più sottili, ancora più timide, ancora più accerchiate. Nell'ufficio politico restano soltanto due fedeli al segretario del grande immobilismo: l'ucraino Snerbisi e il kazacho Kunaev. Tutti e due riconfermati di recente segretari, nelle rispettive Repubbliche.. Ma tutti e due in attesa di giudizio, a Mosca: salvati forse, finora, dalla mancanza di quadri fidati con cui sostituirli in periferia, e dal desiderio di Gorbaciov di non mandare •commissari» anche in Ucraina e Kazachistan. La libertà vigilata finirà presto, anche per loro: probabilmente, però, dopo il congresso, nei mesi a venire. Con la promozione di Yelzin, che già molti chiamano «il siberiano di ferro», qui, la pattuglia Gorbaciov si rafforza, diventa più uniforme e vi- &e- Emanuele Novazio
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