Il referendum deciso dai danesi costringe i Dodici al «surplace » di Fabio Galvano

Il referendum deciso dai danesi costringe i Podici al «surplace » Solo nove Paesi hanno firmato ieri la miniriforma della Cee Il referendum deciso dai danesi costringe i Podici al «surplace » Andreotti a Lussemburgo: «L'adesione ai nuovi trattati deve essere unanime» - Grecia irritata per il problema Turchia DAL NOSTRO INVIATO LUSSEMBURGO — L'Europa è come una bicicletta, sosteneva Jean Monnet: se non va avanti, cade. Ma quella che Ieri ha firmato a ranghi ridotti l'Atto unico europeo, cioè 11 documento che sancisce la «mlnlrlforma» istituzionale della Cee, ha scoperto 11 surplace: non è forse andata avanti, ma non è neppure caduta; tra breve, anzi, potrebbe ripartire. Come era nelle previsioni, nove del Paesi membri hanno firmato e tre si sono astenuti: la Danimarca, che attende l'esito del referendum indetto per il 27 febbraio; 17.- talia, bloccata dalla risoluzione adottata giovedì dalla commissione Esteri della Camera; la Grecia, che ha dichiarato una sua .solidarietà con la Danimarca' ma che in realta polemizzava con il rilancio negoziale Cee-Turchla. Rinviando ad altra occasione la loro adesione, 1 ministri degli Esteri di questi tre Paesi (Andreotti per l'Italia) hanno trasformato quella che doveva essere una cerimonia «storica» — la prima riforma del Trattati di Roma, dopo 29 anni — in una funzione in tono minore. «Essere europei — ha commentato 11 ministro degli Esteri olandese Van den Broek, presidente di turno dei Dodici — significa anche accettare l'Europa nelle sue contraddizioni e nei suol contrasti». Il suo è parso un atto di fede nella «bicicletta» comunitaria. •Tutti hanno capito- la posizione dell'Italia, ha dichiarato ieri Andreotti: 'Nessuno ha sollevato obiezioni*. Di fatto 1 partner hanno cercato, formalmente, di minimizzare 11 loro disappunto; ma nel corridoi di Palazzo Kirschberg si avvertivano Ieri perplessità, sorpresa e delusione. Certo; 11 documento è «troppo» per 1 danesi, che male recepiscono 1 suol spunti di sovrannaztonalltà, e troppo poco per l'Italia, che aveva appoggiato un programma massimalista di riforma. Ma lo stesso Van den Broek, esprimendo un giudizio globale sull'Atto unico, lo ha descritto come «/a ricerca di un difficile equilibrio fra il possibile e l'auspicabile, fra aspirazioni contraddittorie'. •Sono venuto — ha detto Andreotti — per sottolineare il significato politico di quest'occasione, per non essere assente». Ma quando, a turno, 1 suol colleghi si sono alzati per firmare 11 documen¬ to, egli è rimasto al suo posto. Tutto, nelle Ipotesi che si formulavano ieri a Lussemburgo, potrebbe risolversi con 11 referendum danese del 27. Copenaghen, che trae dall'appartenenza alla Cee un cospicuo «utile netto», voterà probabilmente In favore della «mlnlrlforma» (11 più recente sondaggio demoscopico dà al premier Schiuder un vantaggio di 61 a 39). A quel punto si sbloccherà la riserva di Atene: 'Firmeremo dopo il referendum; ha confermato ieri 11 ministro greco degli Affari europei, Pangalos. Egli ha giustificato l'attuale riserva del suo governo come un gesto «di rispetto verso la Danimarca', una forma di riconoscenza «per il sostegno ricevuto durante la nostra lotta contro la dittatura». In realtà Atene, che ha maturato la sua decisione sulla scia dell'Italia, aveva indicato nella «questione turca» — un fatto di rlplcca, quindi — 11 vero motivo delle sue esitazioni. DI fatto Ieri è stato raggiunto, su quel tema, una sorta di compromesso: 1 ministri hanno dato mandato alla Commissione Cee di preparare per l'autunno prossimo una riunione del Consiglio di associazione, per esaminare le questioni dei crediti «congelati» ad Ankara e la domanda turca di adesione. Sbloccate Danimarca e Orecla, dovrebbe sbloccarsi anche la posizione italiana. 'La Camera — ha spiegato Ieri Andreotti — non si è discostata nella sostanea dal Senato (firmiamo, ma prote¬ stiamo e ci impegnamo a continuare la battaglia per l'Unione europea), ma ha ritenuto che la firma italiana debba avvenire solo se e dopo che tutti gli altri Stati abbiano deciso di aderire'. Ecco allora che la cerimonia della firma si è trasformata In un «Inizio della firma». E se la Danimarca dovesse rispondere no In occasione del referendum? «Ci troveremmo di fronte a una situazione del tutto nuova', ha risposto Andreotti: 'Occorrerebbe una revisione in chiave diversa, dal mofnento che a questa Yiforma si è giunti con un volo bassissimo, tenendo conto appunto dell'insoddisfazione di Paesi come la Danimarca, che non volevamo perdere per strada». Fabio Galvano

Persone citate: Andreotti, Jean Monnet, Pangalos