Un giro del mondo che porta a Roma

Un giro del mondo che porta a Roma Da ieri Natta è a Belgrado Un giro del mondo che porta a Roma Da un po' di tempo ormai Belgrado non vale più una messa. Rimasta priva del carisma di Tito, assorbita da una crisi economica, diventata politica, o viceversa, la Jugoslavia vede alquanto offuscato quel suo peculiare ruolo di capofila del comunismo autonomista e del socialismo alternative. Natta coglie, tuttavia, quanto di simbolico è rimasto nella capitale del titoismo per completare il suo excursus moscovita con una puntata a Belgrado. Era a suo tempo usanza di Berlinguer: ad ogni incontro con Breznev faceva seguire subito una visita a Tito, a volte per attenuare le convergenze, a volte per sottolineare i contrasti con Mosca. Natta ci va per la prima volta. Malgrado il «faro» di Tito si trovi appannato, la sua scelta sembra calcolata con scrupolo, anche un po' con astuzia Visto da parte jugoslava, l'arrivo di Natta quasi direttamente dal Cremlino riporta vigore alle posizioni di revisionismo autonomista rispetto all'ortodossia monocentrica, posizione che gli jugoslavi stentano ormai a sviluppare. Vista da Mosca, la deviazione nell'itinerario di Natta sembra una piccola provocazione. Rilancia il titoismo nel momento in cui lo stesso Gorbaciov lo considera in via di riassorbimento e lo usa come esempio quando vuole scongiurare gli eccessi di riformismo e indicare gli sbocchi negativi delle eresie maixiste. Vista dalle Botteghe Oscure, la tappa belgradese ha effetti interni ed esterni ancora più complessi (tanto da essere probabilmente il motivo determinante del viaggio). Prima di recarsi da Gorbaciov Natta si era recato da Deng. Il tornante di Pechino dava una diversa andatura al ritorno a Mosca. Belgrado si aggiunge ora a completare i dosaggi che prossimamente dovrebbero vedersi compiuti da un incontro di Natta con Willy Brandt Quattro 'iàppe, o se vogliamo quattro poli, che racchiudono il passaggio del pei dal movimento comunista, nato dal Comintern, al policentrismo togliattiano, dalle ambiguità del policentrismo all'eurocomunismo di Berlinguer e da questi finalmente alla sinistra europea Un'evoluzione autonomistica che dovrebbe collocare il pei ugualmente lontano e ugualmente vicino rispetto a varie specie e sottospecie di comunismi orientali e rispetto ai socialismi occidentali. A prescindere da quanto (poco) si sono detti con Deng, da quanto (molto) potevano dirsi con Gorbaciov e da quanto sapranno dirsi con i successori di Tito e con Brandt, le peregrinazioni di ' Frane Barbieri " (Continua a pagina 2 in seconda colonna)

Luoghi citati: Belgrado, Jugoslavia, Mosca, Pechino, Roma