Cinquecento sindaci difendono gli abusi

Cinquecento sindaci ditendono gli abusi «Dimissioni se non si modifica il condono» Cinquecento sindaci ditendono gli abusi A Roma corteo con 30 mila persone provenienti da Sicilia e Calabria - «Le irregolarità edilizie nate dalla necessità» ROMA — Cinquecento sindaci di Sicilia, Calabria e altre regioni del Sud minacciano di dimettersi se non sarà modificata entro il 31 marzo la legge Nicolazzi sul condono edilizio. E per convincere il governo che fanno sul serio, sono arrivati ieri mattina a Roma assieme a circa 30 mila concittadini, con seicento pullman e cinque treni speciali. Alle nove hanno formato un corteo che da piazza della Repubblica è giunto in piazza Santi Apostoli, dove si è tenuto un comizio. A Montecitorio hanno poi spiegato in una conferenza stampa le loro ragioni. Non vogliono difendere gli abusi, ma sottolineare che i problemi delle regioni meridionali sono diversi: se non interverrà una sanatoria, «si risentano grafi problemi di ordine pubblico*. Qualche ci fra, hanno aggiunto, basta a spiegare la situazione: a Mazara del Vallo ci sono 8 mila case abusive e finóra sono state presentate due sole domande di condono edilizio. A Gela 50 mila vani abusivi e 50 domande. A Marineo (6 mila abitanti) e a Cutro (1600) ancora nessuna richiesta di condono. Situazione analoga in moltissimi altri Comuni del Meridione e particolarmente in Sicilia. Su un totale di circa 10 milioni di irregolarità edilizie di ogni genere — e di fronte a pia di 3 milioni di case abusive «ufficiali» — solo 50 mila proprietari hanno presentato domanda di condono. Il termine per presentare le richieste scade il 31 marzo, ma è certo che il loro numero nei prossimi giorni non aumenterà di molto. L'abusivismo nel Sud, hanno spiegato i sindaci, «è nato dalla necessità e non dalla speculazione: è rappresentato da agricoltori, emigranti, artigiani, impiegati, i quali non possono permettersi di pagare un'oblazione che anche noi riteniamo insostenibile. Molti proprietari di case abusive devono ancora pagare i mutui alla banca o finire di costruire l'edificio*. Dall'ottobre 1983 (quando è entrata in vigore la legge) al 1985, sono stati costruiti oltre 700 mila vani: la sanatoria — affermano — va estesa almeno fino al marzo 1985, oppure l'oblazione prevista dalla legge va ridotta del 90 per cento. E, inoltre, «bisogna mettere fine ad una legislazione urbanistica ormai ferma al 1942*. Se non sarà modificata la legge, le centinaia di migliaia di persone che non hanno presentato la domanda di condono dovranno affrontare sanzioni elevate o, nei casi più gravi, la demolizione delio stabile. •£' il problema più grave di ordine pubblico dal dopoguerra ad oggi — ha detto il sindaco di Trapani nella conferenza stampa a Montecitorio —. Quando saranno emessi gli ordini di demolizione la situazione sarà ingovernabile. E' bene che questo fatto lo sappia il ministro dell'Interno. Perciò noi ci dimetteremo in massa*. E il sindaco di Vittoria, Paolo Monello: Ci dimetteremo tutti se saremo costretti a espropriare o a demolire le case degli abusivi che non avranno pagato l'oblazione prevista dalla legge*. I sindaci hanno ripetuto che la responsabilità di far rispettare la legge non può ricadere solo su di loro: *Non avremo mai il coraggio civile di togliere la casa ai padri di famiglia, mentre per ciò saremo incriminati dai pretori per omissione di atti di ufficio, inoltre il danaro che lo Stato riceverà dalla sanatoria, dovrebbe essere lasciato ai vari Comuni i quali hanno anche l'obbligo di risanare il territorio*. Ma la battaglia è appena all'inizio: per combatterla, i sindaci del Sud hanno chiesto un aiuto agli amministratori pubblici del Nord. "Questo — ricordano — non è solo un problema del Mezzogiorno'. r. i.

Persone citate: Nicolazzi, Paolo Monello