MISTERO E GRANDEZZA D'UN DIRETTORE-MITO di Giorgio Pestelli

Al fuoco di Furtwaengler MISTERO E GRANDEZZA D'UN DIRETTORE-MITO Al fuoco di Furtwaengler Nasceva un secolo fa uno dei più grandi interpreti del secolo - Il senso di vivere in un'età di crisi caricò di continuo travaglio tutte le opere che toccava: la «Passione secondo san Matteo», la «Nona», il «Tristano» - La vicenda d'un artista-umanista vissuto in un regime disumano - Contrario a Hitler, perché restò in Germania? I musicologi di tutto 11 mondo celebrano Wilhelm Furtwaengler, nato a Berlino 11 25 gennaio di cent'anni fa, uno del più grandi direttori d'orchestra del secolo. 81 discutono 1 suol libri: Suono e parola e Dialoghi sulla musica (editi rispettivamente da Fogola e da Curcl). SI rilanciano 1 dischi delle sue storiche interpretazioni. La Fonlt-Cetra pubblica la «Furtwaengler Edltion», 47 volumi. Col Tristano e Isotta e YAncllo del Nibelungo la Emi offre 11 Don Oiovanni di Mozart con l Wiener Phllharmoniker. La .Deutsche Orammophon presenta la Settima e lottava di Beethoven, là Prima di Brahms e l'Orava di Bruckner con 1 Berline:-. E molte incisioni stanno per uscire in compact disc. Sarà stato nella primavera del 1951 o '52, l'anno non lo ricordo più bene; ma il concerto, il primo cui ho assistito nella mia vita, potrebbe essere avvenuto ieri, tanto l'impressione di quella sera è viva e precisa nella mia memoria. Furtwaengler, con i «suoi» Fi/armonici di Berlino, era in Italia per la prima volta dopo la guerra; Torino (( ospitavo al Teatro Alfieri; io ci andai con un mio eio chimico e violinista, grande amico di Andrea Della Corte che certo si sarà adoperato a mio favore perché, una volta tanto, non fosse rispettata la regola di andare a letto alle dieci. In casa c'era grande agitazione, non solo per il problema delle chiavi e di chi dovesse aspettarmi oleato. Il nonno, come sempre, gettava acqua sul fuoco: -Mascagni! quello si era un direttore I». E mio padre sentenziava: •Quel tedesco 11, chissà come 10 farà bene l'allegretto della Settima' (la prima pagina a quattro mani era il nostro cavallo. di,battaglia, poi ci perdevamo alla prima varta'ztoné); a tavola avevano anche parlato della possibilità di qualche gesto ostile verso 11 direttore, qualche protesta per motivi politici essendo Furtwaengler uscito da un processo alleato di epurazione: come aveva detto lui stesso a Emilio Cecchi, nel suo cattivo italiano, «mi stanno purificando». Il Teatro Alfieri traboccava di folla, anche gli scalini della galleria erano completamente occupati; no, nessun volantino o manifesto, non il minimo segno di disturbo da una Torino che in fatto di resistenza ai nazisti ne sapeva pure qualcosa; solo una trepida attesa, mentre l'orchestra era già tutta schierata e la gente commentava il numero delle teste canute fra le giovani leve, in quel pezzo vivente di Oermania che dopo tariti anni te quali anni!) si rlpresentava al mondo civile con l'immenso prestigio della sua tradizione musicale, dn '.tii ■ Eccolo)», dice vtio eio; ma siccome tutta l'orchestra era scattata in piedi, mi è riuscito distinguerlo solo in prossimità della pedana, una figura svelta malgrado l'altezza, dinoccolata, dal lungo collo che sospingeva in alto una testa affilata, raggiante autorità. In un silenzio di tomba i primi unisoni del Franco cacciatore di Weber, poi sul brusio impercettibile degli archi le fanfare dorate dei corni. Erano solo corni, erano solo banali accordi di do maggiore, eppure sentivi il tlefer Wald che respirava, la foresta di Boemia umida e grandiosa, vecchia come il mondo; poi il tema del maligno Samiel (ma chi ne sapeva niente allora?), il sentimento della paura reso palpabile da quei rintocchi di timpano e contrabbassi pizzicati: erano solo settime diminuite, ma quell'uomo sul podio pareva il sacerdote di qualche mistero ctonio; nell'allegro, la.ieratfcftd si spezza, gli sforzati, i fortissimi sono scalzati da espirazioni che precedono di un attimo l'accordo, il gesto di quell'alto stelo vibrante ha qualcosa di sconnesso, serpentinato. Nel programma venivano poi Debussy e Strauss, a me allora quasi del tutto ignoti; del primo i due Notturni, Nuages e Fètes, del secondo Morte e trasfigurazione; da Nuages, dalia sua forza semispenta, portai via indelebile solo la traccia cromatica del corno inglese; Strauss mi parve una gigantesca forma in disfacimento, sormontata dalle cornucopie dei corni e delle arpe; ma la superficialità delle mie impressioni era certo dovuta dall'essere la mia attenzione ormai tutta protesa verso la seconda parte, dove campeggiava la Settima di Beethoven. Emozione L'emozione si mette in movimento fin dal primo accordo, schiodato in quel silenzio come se il corpo del direttore fosse attraversato da una violenta scarica elettrica; senea virtuosismi tecnici l'allegretto; pianissimo, si, ma senea sfumato, ogni nota con la sua pesantezza morale; nel presto il mio vicino, non riesce a fermare il piede in tumulto; nel finale, Furtwaengler sembrava imbevuto d'un fuoco che diramava in tutta l'orchestra serpeggiando da un leggio all'altro; quando, nell'ultima pagina, esplodono gli ottoni sentivi che proprio in quel punto si scaricava tutta la tensione accumulata dall'inizio e sugl'ultima nota si avventò l'entusiasmo del pubblico torinese, che ha fama di essere freddo e quella sera pareva impazzito. Furtwaengler usci sei, sette volte, poi si vede un armeggio in orchestra, rientra rapida e curva la pattuglia dei tromboni (assenti nella Sinfonia) e attaccano fuori programma l'ouverture del Tannhàuser; quando credevo di aver già toccato il paradiso, ancora Wagner a strizzarti l precordi e solcarti la schiena di brividi. Era troppo, per me era stata una mazzata, un'ondata in pieno petto; e domani bisognava andare a scuola, e forse ripassare ancora qualche perifrastica, qualche aoristo terzo. L'altro Furtwaengler che ho in mente è una cosa del . tutto diversa. E'il suo monumento, fatto di letture posteriori e naturalmente di dischi; un monumento che istintivamente sono andato sempre paragonando con l'apparizione incendiaria di quella sera. I dischi, certo: possono dire qualcosa, specie i suoi, realieeati in tempi di tecnologia primitiva e quindi più realistici, più fedeli di quelli di oggi che, più perfetti, hanno tutti lo stesso suono. Con Brahms Le Sinfonie di Beethoven, il Fldelio, il Quinto Concerto con Edwin Fischer, la Prima e la Seconda di Brahms, sono le prime incisioni cne vengono in mente per rendere una giustizia sommaria alla sua statura di interprete. Della quale a posteriori si può solo azzardare una linea schematica; procedendo alla buona, si può dire che in lui si realizzava una miscela (esplosiva) di logica costruttiva e di libertà di sentire artistico. Sull'evidenza dei vari plani sonori, sull'impermeabilità all'effimero, può aver influito la consuetudine con Heinrich Schenker, l'apostolo neoromantico dell'organicità dell'opera musicale; ancora di più, gli innesti nobiliari della grande cultura respirata in casa possono aver determinato quel sentimento della grandeeea che emanava da tutta la tua persona. I tempi lenti, itemi messi II come pietre squadrate, il carattere «plastico' riconosciuto da tutti alla sua direzione; possibile che il padre, uno dei più illustri archeologi tedeschi, una giovinezza passata nel culto del bello, la lezione di Atene e Delfi non c'entrassero per nulla? Eppure, tutto potrebbe cadere come un castello di carte, si sa che la musica è piena di grandi interpreti con alle spalle un bagaglio culturale assai modesto. L'imprevedibilità complica ogni discorso tu Furtwaengler; il mestiere (discusso, per altro, dai suoi successori) 10 alutava poco; ogni interpretazione era per lui una faustiana discesa alle Madri, 11 senso di vivere un'età di crisi '(tema costante del éuoi scritti) doveva caricare di continuo travaglio tutte le opere che toccava; il mistero è conte le ricomponesse in solidità architettonica, le più disparate' fra loro, la San Matteo,'la Nona, il Tristano, tutte però dominate dal senso di una immane grandeeea. La sua vicenda umana, di artista umanista vissuto in un regime disumano, fa tutt'uno con questo travaglio. Come molti liberali, Furtwaengler sempre rifiutò di riconoscere le interferenze di arte e politica; come molti liberali tedeschi fu lentissimo a prendere sul serio ti nazismo, al quale si oppose con t mezzi dell'artista e delllntellettuale, tollerato e rispettato per la sua fama. Mal diresse, come era d'obbligo, Inni nazisti prima del concerti, anche quando Hitler era in sala; difese e salvò la vita a musicisti ebrei, anche non famosi; nel '33 scrisse pubblicamente a Goebbels sul carattere tedesco nell'arte, dicendo di conoscere una sola discriminazione, fra arte buona e cattiva; nel '34, per protesta contro il bando al Mathls di Hindemith, lasciò la sua carica alla Filarmonica di Berlino, né volle riassumerla quando il partito lo sollecitò. Nel gennaio del 1945 era in Svizzera, da dove avrebbe potuto Involarsi (in Inghilterra era amato, non negli Stati Uniti, fin dalla tournée del 1925 per vari urti professionali e artistici); tornò invece in Germania e restò II, e se non dirigeva glt inni del partito non poteva impedire che la propaganda nazista facesse girare per II mondo fotografie che lo vedevano sul podio In sale addobbate di croci uncinate. Nessun Benedetto Croce riesumò per lui la Dissimulazione honesta di Torquato Accetto. Tuttavia esuli tedeschi eminenti, come Schoen. berg, approvavano che fosse 'rimasto a fare musica per quel Paese straziato; anche Max Reinhardt: «Uomini come Furtwaengler devono rimanere, se qualcosa della Germania dovrà sopravvivere». Si potrà discutere all'infinito se fece bene o male a restare; quello che non si può fare è separare la sua scelta dalla sua natura di artista; avesse scelto l'esilio non sarebbe stato quel tipo preciso di interprete che tutti hanno ammirato. Quella crisi di cut ha avuto cosi acuta coscienza ha voluto viverla fino in fondo dove aveva le sue radici: credendo, o sforzandosi, o fingendo di credere (e non è questa la crisi?) che la politica mal avrebbe potuto contaminare la sua musica. Giorgio Pestelli Il gesto e l'espressività di Wilhelm Furtwaengler sul podio durante una prova