Il pm accusa: «C'era un piano mafioso dietro l'affare di via Tommaso Grossi »

Il piti accusa: «C'era un piano mafioso dietro l'affare di via Tommaso Grossi » Al processo per lo scandalo delle tangenti continua la requisitoria del dott. Vitari Il piti accusa: «C'era un piano mafioso dietro l'affare di via Tommaso Grossi » con Zampini: l'assessore, il vicesindaco, due consiglieri de, il capogruppo pei» erano d'accordo con Dal registratore arriva la voce stridula dell'ex consigliere de Fallettl: «SI, sì, è passata perchè noi siamo stati consenzienti, taciturni piti che altro». Poi, una risata. Il pm Vltarl commenta acido: • Ogni volta che ascolto questa telefonata mi chiedo: "Sto sognaìido?" Poi arriva quella sghignazzata, una risata sinistra che non riesco a dimenticare». Al processo tangenti, il pm parla della delibera del Comune per l'acquisto del palazzo di via Tommaso Grossi 15. Osserva con durezza: -Era prevista una spesa di 6 miliardi ma, a sentire i democristiani allora all'opposizione, non la degnarono di uno sguardo. Quella sera rimandarono invece in commissione la delibera precedente nelle lenco, che riguardava un ta glio boschivo a Superga: spesa 40 milioni. Mi ribello all'i dea che possano accadere queste cose». Sottolinea: -Altro che processo tangenti, mi pare di essere al giudizio di Palermo contro la mafia: nessuno ha visto niente. O meglio, come nella migliore tradizione mafiosa, qualcuno, come Goffi dice: "Io non c'ero". E i suoi compagni di partito gli fanno eco: "Non ce ne slamo accorti". Dormivano». Per il pm non c'è alcun dubbio: quella delibera fu approvata grazie a un plano preciso, altro che per leggerezza. Con Zampini erano d'accordo tutti: l'assessore Scicolone che la presentò; 1 democristiani Beppe Gatti e Claudio Artusl, 11 comunista Qùagllottl e 1 socialisti Enzo e Nanni Biffi Gentili che la agevolarono. Fallettl che ne parla al telefono a Zampini non è Imputato per questa vicenda. Ieri 11 pm ha parlato prima' di Gatti: «I/no che ha basato la sua carriera politica e universitaria sull'intelligenza, che in aula si è difeso in modo brillante, a tratti anche persuasivo. L'unico che ha am- messo: "Nel valutare Zampini sono stato un imbecille"». Gatti ha ricevuto dal faccendiere 60 milioni (restituiti dopo lo scandalo). «Era un prestito, avevo il conto in rosso» disse. 'Era un prestito all'inizio, via poi è diventato un anticipo sulle future provvigioni. Il denaro serviva a finanziare una rivista con Bodrato» replica il faccendiere. «Gaffi mente» ha sostenuto il pm passando ad analizzare punto per punto 11 comportamento dell'ex capogruppo de. Poi è toccato a Giancarlo Qùagllottl, l'orsa echio ero del pel o anche il sollevatore di pesi. «OH presentano Zampini nello studio di Enzo Biffi, ma a Novelli, che gli chiede notizie su questo faccendiere che "viene fuori dappertutto" dice di non conoscerlo. Riceve un televisore, ma dice di non aver capito da chi arrivava. Non è credibile». I fratelli Biffi. Zampini ha detto di Nanni: «Lui si trova nel capo d'imputazione per. errore». Il pm: «£' vero che a Nanni Biffi non erano destinati soldi, ma in questa storia lui ha fatto da tramite, ha lllllllll* ll1lllll2)IIIIII)l(tlMilllllll»ll1IIIllllll1 avuto una funzione di raccordo». Infine Enzo. Zampini ha cambiato versione su di lui. Ora dice: «Non gli ho mai parlato di soldi». Enzo spiega: «MI ripromettevo di acquisire benemerenze presso Zampini, per averne poi utili legittimi o legittimabili». Vitarl si chiede: tCosa vuol dire? Come può un amministratore acquisire benemeren ee presso un imprenditore privato? C'è un solo modo: favorendolo». Conclude: «Eneo Biffi è il vero padrino di questa operazione. Tutti fanno capo a lui: Scicolone, Goffi Quagliotti e Artusi quando è alla ricerca dell'omino delle noci che distribuisce tangen «*■ Nino Fletroplnto