Syberberg: un video di 3 ore spia la Clever-Molly Bloom

Syberberg: un video di 3 ore spia la Clever-Molly Bloom Al Festival di Berlino l'opera ispirata a Joyce Syberberg: un video di 3 ore spia la Clever-Molly Bloom MILANO — Da Wagner a Bach, da Goethe a Joyce: i .percorsi di Hans JUrgen Syberberg sono imprevedibili,' all'apparenza tortuosi, persino provocatori. Si è appena spenta l'eco di Die Nacht — presentato a Cannes lo scorso anno e a Milano in questi giorni, a cura del Goethe Institut —, ed ecco che già si parla e si discute della sua opera recentissima, che sarà presentata al prossimo Festival di Berlino in una proiezione notturna. •Di che si tratta?», gli chiedo a bruciapelo, dopo una lunga discussione sui molteplici significati di Die Nacht. «Non è un film, a vero dire, ma un video», mi risponde accalorato ed entusiasta, come avesse improvvisamente perduto la sua ironica ed apollinea imperturbabilità. «E' un video di tre ore, che si chiama, semplicemente, Clever liest Joyce (la Clever legge Joyce): una sorta di prolungamento e di sviluppo di Die Nacht, in una chiave del tutto privata, quasi intimista». E' ancora la grandissima Edith Clever a dominare la scena, o meglio a riempire della sua straordinaria presenea lo schermo. Ma questa volta, anziché interpretare Goethe o Hòlderlin come in Die Nacht, si limito a leggere ti capitolo finale dell'Ulisse di Joyce: il lunghissimo monologo interiore di Molly Bloom. «Qualcosa come 11 Foranti Cani di Jean Marie Straub, In cui Fortini legge 11 suo testo / cani del Sinai di fronte alla macchina da presa?» oli domando. Syberberg pare turbato e incuriosito al tempo stesso. Straub l'ha preceduto? Non ha visto quel film, ma certamente il suo è diverso. «In Clever liest Joyce 11 rapporto fra l'attrice e il testo assume un carattere ditte rente, almeno credo. Qui al tratta di una sorta di Immedesimazione progressiva della Clever col personaggio di Molly, una eccezionale performance In cui la parola di Joyce suggerisce stati d'animo e comportamenti». Il film Ina girato nella casa berlinese di Edith Clever — come la prima parte di Vie Nacht — e lui s'è limitato a fare l'operatore, dietro la telecamera a seguire il volto, i pochi gesti, lo sguardo e soprattutto la 'parola' dell'attrice. «Col video — dice entusiasta, come un bambino che abbia scoperto un nuovo giocattolo — ho potuto fare un pianosequenza di un'ora. Tutto il film si compone soltanto di otto Inquadrature». «In questo modo — continua — l'attenzione è rivolta unicamente alla Clever, che è la vera regista del film. La lettura che lei fa di Joyce è per se stessa, nell'intimo della sua casa. La Molly che riesce a creare è un personaggio tutto Interiore. Noi la osserviamo, e forse carpiamo la sua stessa Intimità». Certamente è un'impresa coraggiosa, più ancora di Vie Nacht, che pure, con le sue set ore di presenza continua della Clever sullo schermo, non è cosa da poco. Ma Syberberg non se ne preoccupa, anzi. Pare ormai avviato a un cinema di parola, in cui ha raggiunto una sorta di goethiana armonia. Ciò che può sorprendere è piuttosto ti fatto che, abbandonato il Divano occidentale-orientale di Goethe che costituiva il preludio alla seconda parte di Die Nacht, sia giunto alla torrenziale sperimentazione linguistica di Joyce: da Apollo a Dioniso. E' un po' il cammino inverso che aveva compiuto dal Parsifal a Die Nacht; cioè da Wagner a Bach. La ricerca continua, la provocazione anche. Gianni Rondollno Il regista Syberberg

Luoghi citati: Berlino, Cannes, Milano