Nel salotto buono della famiglia Greco di Roberto Martinelli

Nel salotto buono della famiglia Greco Nel salotto buono della famiglia Greco dal nostro inviato PALERMO — Nella cata di Michele Greco, detto «ti Papa; l'uomo che la pubblica accuta indica come ti capo delle famiglie, il nuovo vertice di Cota Nostra. Borgata Croce Verde, 15 chilometri dalla città, una stradina lunga e stretta che taglia gli aranceti. Una palazzina stile Liberti/ di due piani. Nove stante arredate con gusto borghese e con cura. Rivela una mano femminile che ama vivere tra le cote belle: tutto è curato, pulito; moquette, tappeti, tpecchi, vati, anfore, fiori, «tatuine, quadri alle pareti. Un dedalo di corridoi porta nella tona notte. Il letto matrimoniale coperto da un piumino di rato bianco e quadrettato, un rotarlo appoggiato sul capottale. Un'immagine tutta diverta da quella che si potrebbe immaginare rileggendo le carte processila li, oppure le relazioni della Commissione antimafia, dove questa famiglia ha acquistato il tratto sanguinario dei mafiosi tenta scrupoli. Anche le foto di famiglia, incorniciate su mensole e tavolini, offrono al cronista voi ti tutti diversi da quelli delle segnaletiche stampate sul giornali, accluse nei verbali del processo. La scrivania del «Papa» è incastonata in una piccola cameretta dalle pareti rosa, tra lo spogliatoio e una porta. Le sue cose sono rimaste com'erano quattro anni fa, quando al primo sentore che la giustizia s'interessava a lui Michele Greco decise di sparire. «Come facemmo a sapere che contro mio marito era stato spiccato un mandato di cattura? Era nell'aria — dice Sara Greco, la moglie del boss —. Lo capimmo da certi segnali». Vestita di azzurro, capelli castani chiari, occhiali larghi, l'aspetto di una donna della buona borghesia di Palermo, abituata ai salotti in della città, la signora e seduta in un salotto. Cura personalmente la casa e se ne vanta. Ma sulle sue spalle è anche il peso dell'attenda agricola che curava il marito, una parte della quale acquistata negli Anni SO è stata sequestrata in base alla Legge Rognoni-La Torre. E' lei che dall'estate dell'8 2 è la padrona di casa della tenuta di Favarella. Qualche ora dopo l'emissione del mandato di cattura telefonò ad un notaio di Palermo e gli chiese di venire nella sua casa al mare, a Casteldaccta. Con lei era suo marito, già latitante ma non ancora ricercato. E ottenne che il notaio stilasse una procura generale tale da consentirle di operare per conto di Michele Greco tuta gli affari dell'attenda. Una procura che costò al notalo tre giorni di carcere perché i giudici sospettarono che egli sapesse di quel mandato di cattura. La tenuta di Favarella è un'immensa distesa di mandarini e limoni che si estende da Croce Verde al mare di Acqua dei Corsari. Un complesso moderno per la lavorazione e la trasformazione degli agrumi, un latifondo di grande valore che secondo t Greco giustifica il patrimonio di famiglia, il loro benessere, l'agtatetta passata e presente. Con la madre è il figlio Giu- seppe. Cineasta con una sola esperienza professionale stroncata dalla macchina giudiziaria. I suoi guai cominciarono proprio con quel film: Crema, cioccolato e pa-' prika (Barbara Bouchet e Ciccio e Franco). Giuseppe Greco fu accusato di aver finanziato la pellicola con i soldi del padre e quindi della mafia: 600 milioni. Fini in carcere qualche giorno dopo per una storia di magliette pubblicitarie stampate per diffondere il film. Una maglietta fu trovata in casa di un ricercato. E poi per il prestito di una -Mercedes- chiesta agli esattori Salvo per una scena del film. •Era l'81 — dice Giuseppe — e la macchina era appena entrata in commercio. Il suo noleggio costava un milione al giorno e per risparmiare mio padre, che conosceva 1. Salvo, gliela chiese in prestito. Il regista voleva per forza quel tipo di automobile sul set». Salotti, specchi, tappeti, arazzi, tendaggi, soffitti creati da volte di stoffa: ma dov'è la cottola che portava alla città segreta di Cosa Nostra? I giornali ne parlarono a lungo: era, ti ditse, il nascondiglio di Michele Greco. In quell'antro avvenivano le riunioni segrete di Cosa Nostra. La signora Greco sposta il tappeto e indica il punto nel quale, secondo la leggenda, doveva essere il passaggio segreto. Sotto ti tappeto una moquette bianca immacolata e nessuna traccia di nascondigli segreti, di vie di fuga sotterranee. Eppure una grotta c'è, ma è altrove. Si trova ad un chilometro dalla villa del Greco, a ridosso di un casale. In tempo di guerra la grotta veniva utilizzata come rifugio antiaereo e quindi tutti a Croceverde ne conoscevano l'ubicazione. E' una grotta che risale ai tempi delle scorrerie saracene. E' stato obiettivo di esplorazioni di tanti adolescenti della tona, anche di Michele Greco, il quale poi l'avrebbe anche usata come rifugio. Ma la famiglia negale fa osservare Chela tipologia dei "cunicoli sotterranei richiede per calarvisi un'attrezzatura da speleologo. Il nome di Michele Greco comparve per la prima volta nel rapporto-denuncia detto •del 162-, predisposto da Carlo Alberto Dalla Chiesa nell'estate del 1982. Era la fine di luglio: il generale era a Palermo da alcuni mesi e operava su dtte fronti. Da una parte chiedeva maggiori poteri al governo centrale; dall'altra sintetizzava alla procura un rapporto al quale collaborò anche Ninni Cassarà, il commissario delta Mobile ucciso dalla mafia nell'estate scorsa. Fino ad allora Michele Greco era una persona insospettata, incensurata, con passa-, porto e porto d'armi. La sua vita era regolata dagli orari dell'azienda agricola: la mattina l'inizio del lavoro sui campi e nel magazzini con gli operai. Appassionato di letture e di calcio, tifoso della Juventus. Legatissimo al fratello Salvatore, descritto dai suoi famigliari come un uomo riflessivo e definito il -senatore- per la simpatia verso gli ambienti politici di Palermo, quelli che allora regnavano nella città. Curava gli aspetti amministrativi dell'azienda in completa intesa con il fratello. Squilla il campanello, in casa Greco: è la polizia, si tratta di un controllo per Giuseppe, scagionato dalle vecchie accuse ma di nuovo imputato nel processone contro Cosa nostra. Il suo nome compare sotto quello del padre nell'elenco dei 484 imputati. E' agli arresti domiciliari, non può- uscire di casa.. Ogni sera gli agenti bussano alla porta. «Ho rinunciato a presentarmi al processo e ho preferito attendere a casa 11 giorno In cui sarò chiamato per rendere 11 mio Interrogatorio. Credo nella giustizia e spero che la Corte di Palermo possa capire la realtà di questo processo». Roberto Martinelli Michele Greco

Luoghi citati: Crema, Palermo