Una madre in lacrime sfida i boss

Uno madre in lacrime sfida i boss Uno madre in lacrime sfida i boss «Se mio figlio fosse stato un picciotto non sarei qui a costituirmi parte civile ma Antonio non apparteneva ad alcun clan» - Il nuovo look di Liggio -1 nipoti di Pisciotta si costituiscono contro Salvo? - Strali Stralciata la posizione di don Tano Badalamenti e di altri 5 imputati DAL n08tro inviato PALERMO — ii/o sono «ola ma non ho paura e nella giustizia ci credo. E te non l'avrò vorrà dire che ci hanno metto qualche infamità: Nell'aula asettica del processo contro Cosa Nostra entra 11 nero lutto di una donna siciliana, cui la mafia ha ucciso 11 figlio. Nero 11 nastrino annodato al collo, 11 vecchio golf, U cappotto un po' liso, la gonna, le calze, 1$ scarpe di Vita Rughetta, 65 anni, che adesso si china sul banco del cancelliere a sinistra della corte e firma 11 libro delle parti civili, dove si leggono 1 nomi di quanti cercano in quest'aula la verità e la punizione degli assassini: Rosetta Prestlnlcola, vedova del professor Giaccone, ucciso per una perizia che accusava alcuni mafiosi; 1 familiari di Carlo Alberto Dalla Chiesa e della moglie Emmanuel a; del commissario Boris Giuliano; del capitano Basile; dell'agente Russo, che scortava Dalla Chiesa; del carabinieri DI Barca, Franzolin e Raltl, e dell'autista civile, DI Lavore, assassinati Insieme al capomafia che stavano scortando In carcere. Ma altre 84 famiglie hanno rinunciato a costituirsi parte civile contro Imputati del processo, chi non avendo denaro per pagare un avvocato, chi per paura o sfiducia nel contributo privato alla giustizia, chi infine volendo sottolineare un contenzioso ancora aperto con lo Stato, come 1 congiunti dell'agente Zucchetto. 'Se mio figlio fotte stato un mafloto, te ti fotte meritata quella morte — spiega Vita Rugnetta uscendo dall'aula In una pausa dell'udienza, mentre sclamano Intorno a lei carabinieri e avvocati — non tarei qui. Ma lui, lui con la mafia non aveva che spartire. E adetto eccomi qua, una madre addolorata che vuole giustizia-. Racconta tra le lacrime,' con rabbia, che suo figlio Antonio spari l'B settembre 1981, 11 giorno del suo quarantunesimo compleanno, una domenica. Due mesi dopo la donna lesse su un giornale della sera che secondo un «pentito», Vincenzo Sinagra, una cosca aveva rapito, torturato e strangolato «uno sconosciuto» del quartiere Brancaccio: suo figlio. ^Secondo Sinagra Vincenzo lo pretero per avere notieie di Contorno; un capomafia che sfuggi ad un agguato delle cosche rivali, fu arrestato e ora collabora con la giustizia. I presunti assassini di Antonio Rugnetta sono imputati nel processo, forse nella. gdcc gabbia che la madre ha guardato «con tdegno, per quello che questa gente ha fatto e continua a fare. Se là c'è chi ha fatto male a mio figlio, deve pagare». Cosi si è affidata a questo processo che fatica a prendere quota (due ore e mezzo per 11 rituale appello degli Imputati, e l'udienza è cominciata alle 13) e muove 1 primi passi con circospezione, come temendo sorprese, quasi fosse in libertà vigilata. Ieri mattina uno del giudici popolari, una donna, ha dato forfait, colpita da un malessere cosi fulmineo da suscitare dubbi Inevitabili quanto forse Ingiustificati. Le è subentrato uno del dieci giurati di riser¬ va, un impiegato statale che — stando agli articoli di alcuni giornali — due mesi fa si presentò cosi: «/< procetto è un bel rebut e io tono un etperto di enigmistica. Collaboro alla Domenica-quiz. Eppoi voglio avere qualche emozione nuova: Le emozioni per adesso sono scarse. Le telecamere sferiche che pendono dal soffitto come globi oculari In quadrano gabbie vuote: nep pure un quarto del 208 detenuti alla sbarra Ieri era presente. C'era Luciano Llgglo, che ha sostituito la tuta azzurra con pantaloni e cardigan avana, ed ha ottenuto un compagno di gabbia. Nella gabbia accanto Masino Spa- daro, capo di una cosca di Palermo, per concessione della corte ha potuto ricongiungersi con il figlio Antonino, Imputato a piede libero. 8ono diminuiti di numero anche gli avvocati, Ieri spettatori annoiati di un'udienza spesa nella registrazione formale di quanti chiedono di costituirsi parte civile. Elenco lunghissimo e per certi versi anche bizzarro: intendono entrare nel processo lo Stato (presidenza del Consiglio, mi nlsterl dell'Interno, delle Fi nanze, del Tesoro, delle Poste, della Pubblica istruzione Ufficio italiano cambi), la presidenza della Regione siciliana, l'assessorato regionale alla Sanità, l'Università di Palermo, il Comune di Palermo, il Comune di Monreale, la Provincia di Palermo, il Sindacato unitario lavoratori della polizia, la Lega ambiente, e lnfme 1 due nipoti di Gaspare Pisciotta, l'uomo che consegnò alla polizia Salvatore Giuliano e poi mori avvelenato da un caffè portando nella tomba 1 suol segreti. Quel pezzo di storia Sicilia na vorrebbe • entrare in que st'aula attraverso un avvocato dalla folta chioma bianca 81 chiama Anselmo Orlsaful 11, palermitano. Difese Pi-' sciotta nel processo per la strage di Portella delle Ginestre, e adesso, ottenuta una procura dal nipoti del suo cliente ucciso, vuol calcare anche questa ribalta con motivazioni sorprendenti. Sostiene che bisogna definire che cosa è «mafia» perché «ma/la non è Liggio, ma lo Stato: E butta dentro 11 nome del Salvo, .gabellieri dello Stato: Se lo ispiri prò tagonlsmo o altro, probabll mente se lo è chiesto anche Ignazio Salvo, 11 grande gabelliere imputato a piede libero, apparso ieri per la prima volta sotto 1 fari dell'aula nel suo cappotto di cammello. Ermetico: con 1 giornalisti non parla. Per un grande imputato che entra nell'aula un altro ne esce, definitivamente: la1 posizione di Gaetano Badatamenti, il capo storico delle cosche decimate dalla mafia corleonese, è stata stralciata e con lui non figurano più nel processo anche suo nipote, Vincenzo Randazzo, arrestato con Buscetta; Giuseppe Baldlnuccl, legato alla mafia americana; due cittadini greci e un campione di culturismo, Floravante Palestina catturati al largo di Suez a bordo della «Alexandros», nella cui stiva furono trovati 233 chili di eroina. Guido Rampoldl ■■ì^&SW^waéf»»»^»»»^^ ■Palermo. Pippo Calò, il «cassiere della mafia», nella gabbia del bunker (Telefoto Ansa)

Luoghi citati: Comune Di Monreale, Comune Di Palermo, Floravante Palestina, Palermo, Pisciotta, Sicilia