Per orgoglio e autodifesa
Per orgoglio e autodifesa Per orgoglio e autodifesa Pierre Camiti ha rinunciato alla presidenza della Rai e c'è da capirlo. Al suo posto ogni persona per bene avrebbe fatto io stesso. Per capire le ragioni di Carnai va ricordato, anzitutto, che l'ex leader della Cisl non aveva troppi titoli per guidare il consiglio di amministrazione di una azienda come la Rai, che produce spettacoli, cultura e informazione. Con tutta probabilità lui per primo se ne rendeva conto, e magari non aveva mai pensato che a qualcuno venisse in mente di offrirgli questa poltrona. E del resto anche i suoi sponsors ufficiali, i socialisti, avevano pensato a lui dopo una ricerca, durata due anni, nella quale sono stati coinvolti giornalisti, managers o uomini di spettacolo e operatori culturali. De Mita infatti sosteneva che la presidenza della Rai aveva un «rilievo istituzionale», e che il candidato, proposto per tradizione dal psi, oltre ai voti della maggioranza dovesse avere almeno la benevola astensione dei comunisti. Discutibile sul piano profes' sionale, la scelta di Camiti sembrò politicamente perfetta Cattolico, sindacalista e amico di Craxi, sembrava proprio la persona capace di accontenta re tutti. Invece i due partiti della maggioranza continuarono a litigare come e più di pii ma. Tra le tante dichiarazioni e interviste dedicate a questo caso, due sono state fatali all'ex candidato di tutti. La prima è quella di De Mita, pubblicata sabato scorso da questo giornale. Il segretario della de avanzò il sospetto che dietro la nomina di Camiti a presidente «ci fosse l'obiettivo di sperimentare alla Rai una sorta di governo diverso contro la de, una specie di governo di programma sul modello della Raitv». La seconda è la risposta di Claudio Martelli al segretario della democrazia cristiana, pubblicata lunedi scorso sul Corriere della Sera. Anche Martelli non ha certo reso un buon servizio al candidato del suo partito. Lo ha difeso col massimo calore, ma nello stesso tempo ha adombrato la possibilità di un referendum per l'abolizione del monopolio Rai. Questo scambio di bordate ha reso la posizione di Camiti oggettivamente insostenibile. Il segretario del più forte partito di maggioranza insinuava che la sua nomina poteva servire da copertura a un progetto politico torbido e ambiguo, addirittura a un cambio di maggioranza. Martelli lo ha presentato come un potenziale demolitore dell'azienda Rai. Che poteva fare, il povero sip.d.8ca.listai se non defilarsi al pio presto dinanzi a questo fuoco incrociato? Insieme all'orgoglio, al carattere e alla dignità la sua decisione può essere attribuita anche allo spirito di conservazione. Il gran rifiuto ha provocato una cascata di dichiarazioni, tutte scarsamente meditate, e perciò tutte significative. Nel rendere a Camiti l'onore delle armi i democristiani non hatv no saputo nascondere la loro esultanza. E non senza un'ombra di sarcasmo, hanno detto che, da oggi in poi, è possibile un «incontro sereno» con gli al tri partiti. Nel parlare di «una vittoria della peggiore de» i so cialisti non hanno nascosto il loro livore. I comunisti hanno colto l'occasione per criticare l'arroganza e l'impotenza di tutta la maggioranza. Ma per quantità e pesantezza di accu' se la de ha avuto un tratta mento di favore. Nel clima che si è creato, V«incontro sereno» è del tutto da escludere, anzi si temono ulteriori complicazioni. La rinuncia, che Camiti non ha concordato con i suoi sponsors rende per il momento insolubile la questione Rai. Fin qui poco male, ci siamo abituati da un pezzo. Però la questione Rai rischia a sua volta di ren dere insolubili anche tutti gì altri conflitti di opinioni e di interessi che da qualche mese dilaniano il pentapartito. Gianfranco Plazzesi
Persone citate: Claudio Martelli, Craxi, De Mita, Gianfranco Plazzesi
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