OSSERVATORIO Corno d'Africa, la sete ha trionfato sui cannoni

Corno d'Africa, la sete ha trionfato sui cannoni OSSERVATORIO Corno d'Africa, la sete ha trionfato sui cannoni E' stata l'acqua a spegnere lo storico conflitto del Corno d'Africa fra Etiopia e Somalia. Quell'acqua che manca, che quando c'è non arriva mai nei luoghi giusti, e che occorre disperatamente trovare, e in abbondanza, per strappare all'inedia e alla morte milioni di persone. All'improvviso, quasi nell'indifferenza generale, dieci anni di guerra regionale fino a ieri in apparenza insanabile si sono dissolti sotto i palmizi di Gibuti, nell'immancabile foto ricordo e in una stretta di mano tra il colonnello Mcnghistu, il «Negus rosso» che siede nell'antico palazzo di Hailé Selassié, e il presidente somalo Siad Barre. Poi, i due uomini hanno piantato un ramoscello di jojoba, l'arbusto capace di crescere nel deserto, e insieme hanno deciso di seppellire «le incomprensioni, gli equivoci e le rivalila» del passato. Riprende dunque «il dialogo impossibile», come l'aveva; definito Francesco Forte, sottosegretario agli Esteri per gli interventi straordinari'nel Terzo Mondo e uno dei mediatori dell'intesa, subito ratificata a grande maggioranza dall'Assemblea nazionale di Mogadiscio. E se l'accordo sta per essere approvato anche dal Derg, l'onnipotente Comitato militare amministrativo etiopico, molto, se non tutto, si deve non tanto alla situazione di stallo in cui ha finito per arenarsi lo scontro (nessuno dei contai denti è forte abbastanza per vincerlo, ma neppure cosi debole da perderlo), quanto alla necessità indilazionabile di soccorrere le popolazioni di confine imprigionate dalla carestia. Che la buona volontà abbia condizionato, al di là di ogni speranza, l'andamento dei colloqui di Gibuti lo indicano le concessioni bilaterali fatte al tavolo dei negoziati. La Somalia ha infatti rinunciato ad anteporre la pregiudiziale del contenzioso sull'Ogaden, il territorio al centro della disputa dal 1977, ottenendo in cambio dall'Etiopia la disponibilità a discutere il ritiro delle sue truppe che avevano occupato due città di frontiera Certo, ad ottenere i maggiori vantaggi sarà il regime filosovietico di Menghistu. Nelle statistiche della Fao, l'ex colonia imperiale italiana viene considerata il Paese più povero del mondo, oltre a quello che detiene il record assoluto dei morti per fame. Una catastrofe biblica che né Mosca, prodiga di aiuti bellici all'unico governo marxista ortodosso del Continente Nero, né gli sforzi congiunti delle organizzazioni umanitarie occidentali hanno saputo arginare. Distraendo adesso i solda¬ ti dallo Harrar e dalle province che portano alla Somalia, Mcnghistu, forte dell'ap- • poggio di 4 mila consiglieri sovietici e del «fraterno aiuto» offerto dal contingente cubano inviato da Fidel Castro, potrà affrontare la sua vera spina nel fianco: la rivolta del Fronte di liberazione eritreo nel -Tigre e nelle regioni sul Mar Rosso, che si trascina irrisolta da due decenni. Inoltre, sarà in grado di portare a termine il suo ambizioso progetto, la cosiddetta «transumanza del secolo»; trasferire quasi un milione di persone dal Gondar, a ridosso del Sudan, e dal Wollo arido ed inospitale, verso le fertili vallate del Wollcga. Siad Barre invece, che fu allievo alla scuola dei Carabinieri ed e ormai fedele alleato dell'Occidente, dopo un breve flirt con l'Unione Sovietica, conta, grazie al beati geste, di ottenere ulteriori finanziamenti e commesse da parte di Washington e dai Paesi della Cec. Fiero de Gai zarolli

Persone citate: Fidel Castro, Francesco Forte, Negus, Siad Barre, Wollo