Dove vai Superman di Baviera?

 pove vai Superman di Baviera ' , ■m SI RIPARLA DI STRAUSS E DELL'IRRESISTIBILE CARRIERA pove vai Superman di Baviera ' , ■m ~ "" A 70 anni h rlivpnutn nitrita Hi iot . Ha un'attività vufeanfoa e una mnhilitA vprtioinnen . 1 carter italia Hpmnrra/in rrìctiana havar:><:.-> A 70 anni è divenuto pilota di jet - Ha un'attività vulcanica e una mobilità vertiginosa • Leader della democrazia cristiana bavarese, conservatore, dal '49 al Bundestag, gli piace impersonare un mastino che ringhia, meraviglia e dà choc - Ma è forse l'uomo politico tedesco più colto, quello che meglio protegge gli interessi della sua regione - Restano le ombre dell'«affare Spiegel» del '61 DAL NOSTRO INVIATO BONN — Se ne parla di nuovo. LEconomlst presenta una sua cronaca sotto il titolo-rebus: .Un bavarese noioso?: E altre domande zampillano dalla stampa tedesca, dai prolissi, soporiferi teledibattiti, da tutte quelle conversazioni politiche che, nella tranquilla oasi di Bonn, nell'assenta di cibi più succosi, costituiscono il nutrimento quotidiano. (Churchill non si troverebbe bene in questa bucolica capitale. Diceva: -La gente preferisce sapere chi dorme con chi piuttosto che chi vota per chi»,). Dunque: si parla, si discute, si chiacchiera. E chi altro potrebbe sti molare tanta curiosità'se non Frane Josef Strauss? Il solito Strauss, good old Strauss, l'homo meno novus della Re pubblica Federale. Bisogna eccito»! allora? No, affatto. Nulla è avvenuto e nulla sto per avvenire. Li:conomlst trova Strauss borine, noioso, monotono, perché cede con troppa facilità al piacere d'impersonare un mastino ringhiante, truculento. Ma lo fa dal '49, da quando entrò per la prima volta al Bundestag, la Camera federale dei deputati, a Bonn. L'Economist e altre voci ricordano, altresì, che Strauss ha settantanni, che anche la sua stella dovrà prima o poi appannarsi: tuttavia, ammettono che, per ora, resta «11 re della Baviera*. Un monarca formidabile, dal potere incontestato, su un trono aureo e ferreo. Non si assiste, quindi, t nulla di nuovo: bensì all'ennesima conferma che Frane Josef Strauss rimane la star della scena tedesca, il suo Pavarotti, il suo Stallone, il suo imperituro John Wayne. Basta che alei un sopracciglio perché se ne parli; ogni sua boutade genera più. interesse di un discorso di Kohl; ciò che dice, ciò che fa, non ha molta importensa, è l'uomo Strauss, H'attòre, at;iajfaìi mre' esasper-are' <?ivertire inevitabile. Nessuno è più iperbolico di Strauss. Un suo ritratto esige la prosa policroma dello show-business. Ed è un peccato. Un grosso peccato. Troppo vulcanico, troppo vivido, troppo esuberante, il leader della democraela cristiana bavarese diviene troppo spesso una caricatura che ne maschera, ne deforma le ecceetonali qualità. Che sono tante. E' forse l'uomo politico (edesco più colto, cultura vera, classica, umanistica; è forse quello che meglio sa proteggere gli interessi della sua regione; è forse il più dinamico, il più giovanile. Settant'anni suonati, scoccati, ma pochi mesi fa ha preso il brevetto di pilota per jet. La sua mobilito è vertiginosa. L'anno passato visita la Fiera di Lipsia, nella Germania Orientale; va a Berlino Est per due chiacchiere con Honecker; scende in Albania per una lunga vacanea. , Un monarca Si può essere monarca di una- terra, senea esserne, figliò:''lintt~Strauss è ambedue. Disse una. volta: «Anche la | Baviera ha un proprio Super-, man. Sono io». Nato a Monaco il 6 settembre 1915, figlio di un macellaio con negozio proprio, Strauss è stato sempre fierisstmo della sua origine, della felice fanclulleeèa, dell'operosità dei genitori, dell'alacre cattolicesimo del padre: nonché del suo .pianeta» bavarese. E pianeta è, quello su cui Strauss regna quale Mlntsterprasldent, o premier-pre¬ sidente, la massima carica del governo regionale. (Sono oltre quindici anni che il suo partito, l'Unione cristiano-sociale, ottiene tra il 56 e il 62 per cento dei suffragi). Un leader eccentrico per una regione eccentrica, un raro sposalieio. Chi meglio di Strauss incarna il singolare cocktail bavarese, in cui sciovinismo, cattolicesimo, conservatorismo sono diluiti da tolleranea, flessibilità, scetticismo e un certo lassismo di stampo mediterraneo? Per gli undici milioni di bavaresi, per i monacensi in particolare, la Bundesrepubllk è un'astrazione: la vera Germania è la Baviera. Quale altra regione tedesca è stata governata dalla medesima dinastia, i WittelsbatìSl11^- q^Ulst Jòttd- secoli, dal 1180 al 1918? Quale altra t&?^MMP®&*. identità .nazionale»? Unico Land della Repubblica Federale, la Baviera si definisce Frelstaat, stato libero, e lo proclama alle proprie frontiere. «In una Bundesrepublik dal volto sempre più anonimo», affermano i bavaresi, «1 soli veri difensori, i soli veri coritei del Deutschtum, la germanltà, slamo noi». Un orgoglio che è oggi tanto più raggiante in quanto sanno che la parola Baviera non evoca soltanto poche immagini storiche e folcloristiche. Baviera Felix ha sostituito Austria Felix. E' la nuova California tedesca, la calamita della nuova industria, dell'alta tecnologia. Mentre Amburgo, Brema, Lubecca rallentano II passo, mentre la Ruhr eopplea, la Baviera galoppa. La Silicon Volley germanica (Slllzlum Tal» è a Monaco. Il tosso di disoccupatone, che su scala nazionale è del 92%, non arriva in Baviera all'8, un record superato soltanto dal 6 di un altro Land meridionale, il Baden-Wùrttemberg. Il .miracolo bavarese» ha trovato in Strauss uno stregone prezioso. Il premier ha il tocco màgico^,Well'alletÌttre Industrie e nel difenderle. E uh 'dpdsfyto "ttell'ititzidtiva privata, ma ha imposto a Bonn il congelamento del piani per una parziale privatieeaeione della Lufthansa, perché teme che la società diminuisca gli acquisti di Airbus, costruiti in Baviera; è piombato di recente nel Gabon, dove ha convinto ti governo a comprare motociclette bavaresi (per la polizia) e una bavarese fabbrica di birra. Amministratore di successo, non ha pietà per chi sgarra, a Bonn o in altri Lànder. Sì vanta, e non del tutto a torto, d'essere stato l'ultimo ministro federale delle Finanze (nella .grande coalizione» socialdemocratico - democristiana, 1966-69) «a non chiedere In prestito un solo pfennig». Per i suoi ammiratori, Strauss è «11 miglior Cancelliere che la Germania non ha avuto». Per le correnti liberali e di sinistra, il suo conservatorismo è invece sospetto, olezza troppo di paternalismo, di autoritarismo. C'è un precedente. Brutto, amaro. Lo «Spiegel affair». Nei '61, adirato dalla pubblicazione su Der Spiegel di informazioni militari «segrete». Strauss, allora ministro federale della Difesa, profittò dell'episodio per una .vendetta» contro il settimanale. Perse la testa, non ne poteva più di Der Spiegel, in cui vedeva un nemico implacabile; ne fece perquisire gli uffici; fece arrestare dalla polizia franchista il suo vicedirettore, in vacanza in Spagna. La Germania reagì con democratico sdegno. Il governo traballò. Strauss si dimise. Le notizie, stabili poi un tribunale, non erano neppure «segrete», erano già comparse altrove. Pagina nera Eppure la stessa, autorevole e libéralissima, voce che condanna con parole di fuoco questa «pagina nera» del dopoguerra tedesco, la voce deila politologa Marion Dònhoff, dichiara: «Strauss non è un fascista, come 1 suol nemici sostengono. E non lo è mal stato. La sua educazione cattolica e suo padre lo salvarono dal diventre un membro del partito nazista. Né è un codardo. Era un tenente di trent'annl In Russia, quando si rifiutò di avanzare, con la sua batterla, senza una scorta di fanteria. Quel "no" avrebbe potuto costargli la vita, ma salvò la vita del suol uomini». Marion Dònhoff, ex direttrice di Die Zelt, aggiun ge nel suo libro Von Gestern nach Uebermorgen: «VI sono due uomini dissimili, ma con mille punti in comune, Strauss e Schmidt». Due .purosangue politici due grandi oratori e, se necessario, due «demagoghi brutali». Furono entrambi studenti d'eccezione; servirono entrambi in unità contraeree; hanno entrambi scritto tre best seller. Strauss cominciò la carriera ministeriale alla Difesa e la proseguì alle Finanze: e così ha fatto Schmidt. Sono ambedue convinti che «sapere é potere» Schmidt studiò prima economia, poi lesse, «notte dopo notte», tutti t testi sui problemi della sicurezza. Strauss principiò con i classici (parla tuttora greco e latino) e, dopo tre incarichi ministeriali, stu¬ diò a Innsbruck diritto pubblico e politica monetaria. Infine, né l'uno né l'altro «si lasciano dettare da nessuno». Si potrebbe continuare e citare, ad esemplo, la lingua tagliente, impietosa e dell'amburghese e del monacense. Ma le diversità non sono meno istruttive, fanno affiorare nitidamente il carattere di Strauss. Schmidt è una montagna di granito; Strauss è un vulcano, irrequieto, imprevedibile, mutevole. Esplode: «Sono quello che sono. Non me ne importa un accidente delle opinioni altrui», poi sfodera il suo charme meridionale», sorride malizioso. Annuncia: «Preferirei coltivare ananas in Canada . piuttosto che fare 11 Cancelliere a Bonn», ma sfida subito Schmidt alle elezioni generali, nell'80. Le perde, scrolla le spalle, motteggia: «Meglio cosi. Bonn è un villaggio per piccoli borghesi». Troppe idee, troppe virate, persino troppa franchezza. Strauss è forse l'unico politico con il coraggio di dire: «Certo, i principi sono importanti. I miei sono tanto alti •che posso guizzarvi sotto senza che nessuno se ne accorga». Un grande attore, un giocatore d'azzardo: e un politico straordinario, occorre ripetere, insidiato soltanto da un fragile self-control. Per il suo settantesimo compleanno, una galassia di celebrità ha contribuito a un testo offertogli in regalo. Kissinger, Goto Mann, Schmidt, Shimon Peres e altri. Nella prefazione, Reagan domanda: «Cosa tiene Strauss In gran forma dopo quarantanni al servizio della Germania?». Il «re della Baviera» non conosce forse la risposta. Esortato dalla moglie, morta l'anno passato, a rammentare la massima ellenica «Conosci te stesso», Strauss le ricordò un aneddoto. Un poliziotto aveva fermato Schopenhauer: «Chi è lei, signore?». £ il filosofo, con un mesto sorriso.- «Se-lo sapessi Mario Cirlello ' Rotlach-r.gern (Baviera). Strauss Ira gli Schuct/en. La regione bavarese è la nuova California tedesca: attira industria e tecnologia