Farina, calcio e poderi di Gian Paolo Ormezzano

 Farina, mie® e poderi Farina, mie® e poderi Chissà come ride l'ex presidente rossònero in Namibia nel rileggere certi articoli su di lui - Un personaggio che ha usato con furbizia la sua forte carica di simpatia La magistratura si sta occupando di un Milan che non è plU di proprietà neppure formale di Farina. Soprattutto le iniziative dell'autorità' giudiziaria (sollecitata — ricordiamolo — da Sordillo presidente federale, con un certo coraggio e con senz'altro molti problemi sentimentali, come ex presidente rossonero), danno l'idea della fine ufficiale di un'unione, di un rapporto che — lo si apprende sempre meglio, giorno dopo giorno, scoperta dopo scoperta — era di sottomissione 'masochistica» di un club dal nome antico e grosso ad uomo dal nome calcistico nuovo e piccolo. Laggiù nella Namibia Giuseppe Farina detto Giussu deve però ridere grosso, largo, lungo, spesso, se si è portato gli articoli agiografici che, in questi quattro anni di presidenza del Milan (il compleanno sarebbe stato proprio pochi giorni fa, il 19 gennaio), lo hanno accompagnato, omaggiato. E' stato definito gentiluomo di campagna, Georges Brassens (per via dei baffoni), patriarca, Fra Diavolo. Sono state messe in piena luce le sue virtù contadine. Come è accaduto a tanti, da Bertoldo a Mao, sue frasi anche banali sono state riverite come massime di vtta. Alcune scuole di pensiero lo hanno definito intelligentissimo, altre astutissimo, tutte assennatissimo. Riletta e poi riscritta adesso, la sua vita spiega il suo comportamento, la sua fuga? Si e no, diremmo. Ci sono turbate ma c'è anche solidità campagnola. C'è tanto champagne, ma c'è II vino buono della sua tenuta di Valmora, nel Grossetano. C'è la separazione, complicatissima e greve dal punto di vista economico, dalla moglie, che gli ha dato sei figli, quattro femmina c due maschi, ci sono i rapporti difficili con un figlio (Francesco, padrone del Mo dena), ina ci sono anche le figlie responsabilizzate nelle aziende agricole di casa e persino (poverine) nel Milan. Ci sono le scappatelle del bell'uomo che folgorava donne importanti con lo sguardo, ma c'è pure l'amore pare travolgente con la seconda donna importante della sua vita, quella da cui adesso ha avuto una figlia, Marisol, nome spagnolo (e in Spagna, oltre che nell'Africa australe, Giuseppe Farina possiede terre vaste). Il Nostro è nato a Sorto di Gambellara, provincia di Vicenza, il 25 luglio 1933. Suo padre era un agricoltore veronese, impegnato politicamente nel partito popolare. Giuseppe aveva quattro sorelle, era l'unico maschio, venne messo all'università (legge), la lasciò a ventitré anni per sposarsi, divenne 'dr.» molto più tardi, con una laurea, dicono facile, a Palermo. La moglie fu Carla Rizzardl, contessa veronese, molto ricca. Sembrava un bellissimo matrimonio, era una bellissima famiglia. A trentaquattro anni Giuseppe Farina divenne presidente del Lanerossl Vicenza. Gli piaceva il calcio, lo indovinò come industria, intanto che acquistava e ingrandiva aziende agricole. Restò presidente per 13 anni, nella sua gestione entrò anche l'affarone-affaraccio di Paolo Rossi: ottenuta la comproprietà del giocatore, incompreso a Tori- no ed a Como, disputò il cartellino definitivo con la Juventus, mise in busta un'offerta 'Spaventosa», 2 miliardfi e 600 milioni, 'Staccando» Boniperti di quasi 2 miliardi, ebbe tutto Rossi, a Vicenza retrocesso lo smistò in leasing al Perugia, lo pati fermo per il calctoscandato, lo ridiede alla Juventus. Di quell'affare non si è mai capito niente, e qualcuno vuole che il passaggio costosissimo di Rossi al Milan sia un capitolo dipendente da tutto il resto, un evento inevitabile. Il Farina presidente del Vicenza anticipa e, adesso, spiega il Farina diciannovesimo presidente del Milan. Gestione disinvolta e autoritaria, anche in Veneto alcuni consiglieri-finanziatori quasi plagiati, che danno soldi in cambio di nulla, che si sottomettono completamente al boss: anche Rivera, grande palleggiatore di presidenti, lo ha patito. Farina lasciò il Vicenza con quasi 9 miliardi di debiti, e lo aveva preso con un deficit di mezzo miliardo. Per un paio d'anni si mosse ai margini del grande calcio, comprò il Modena per un figlio, si interessò da lontano alla Lazio, poi irruppe nei Milan, dando a Colombo, industriale brianzolo del W.C., 5 miliardi e un vecchio peschereccio. Colombo era reduce dai guai del calcloscandalo, prigione compresa, Farina apparve come un benefattore, quasi tutti riuscirono a dimenticare che, già nel Vicenza, aveva chiesto al mondo quale legge scritta, di Dio o degli uomini, impone che il presidente di una società di calcio non debba guadagnare soldi con la sua attività. o c , n o i . , , In quattro anni si è diviso fra Milano e le sue tenute in Italia, in Spagna. nell'Africa australe (Sud Africa, Botswana, e adesso è saltata fuori anche la Namibia). A Milano appartamento in un grande albergo, disponibilità piena per i giornalisti, battute, carisma. Nei momenti critici si è difeso da contadino, mostrando i calli, chiedendo rispetto per la sua dura esperienza nel campi. Ha preso del 'bldont» come Blissett e Gerets, era riuscito a farlo dimenticare, specie con il gran colpo di Hateleu. Dicono adesso, quelli sottomessi a lui per anni, quelli che hanno scucito miliardi con poche cautele, che era un dittatore, che voleva regnare su Milan, Milanello e anche Milano con astuta ferocia. Noi, temendo che molti, lassù sulle cime del calcio, siano moralmente, cioè immoralmente, come lui, diciamo che se non altro il Glussy ci è parso sempre un simpaticone (forse al Milan non tutti la pensano più cosi, senz'altro i suol creditori sono di parere opposto al nostro, ma 'Simpatico» non vuole comunque dire obbligatoriamente 'onesto»). Gian Paolo Ormezzano