Sei ore di «Notte» con Edith Clever

Sei ore di «Notte» con Edith Clever Il film di Syberberg a Milano Sei ore di «Notte» con Edith Clever MILANO — Hans JUrgen Syberberg è a Milano, per presentare al pubblico, in due serate e in una tavola rotonda all'Università statale, la sua ultima fatica cinematografica, La notte, un monologo di sei ore Interpretato da Edith Clever. E' un film? E' una trascrizione meticolosa di innumerevoli brani recitati? E' la riproduzione d'una molteplicità di testi letterari affidati alla voce solista d'una attrice superba? E' una sorta di scommessa col sistema stesso e col suo pubblico? Sono alcune delle molte domande che quest'opera inclassificabile può suscitare e che certamente susciterà. Domande che si pongono tuttavia soltanto «a freddo', quando ci si interroga criticamente sull'operazione di Syberberg, quando la si vuole analizzare, sezionare, alla ricerca di una sua ragion d'essere. Perché, «a caldo-, nel flusso continuo delle Immagini e delle parole, del silenzi e delle pause, della lontana musica di Bach e di qualche impennata musicale di Wagner, non è possibile porre domande, interrogarsi sul significati del film. Bisogna lasciarsi coinvolgere totalmente dalla suggestione della Notte, accarezzati infantilmente dal fascino del buio. E' lo stesso Syberberg a definire cosi la sua opera: -Il film offre un monologo di sei ore in due parti per una voce che contìnua mentre si suona "Il clavicembalo ben temperato", e che continua ancora, nella tradizione delle meditazioni notturne». Esso è Infatti una lunga teoria di meditazioni, intervallate da spazi neri — come immagini emblematiche della notte mede sima —, In cui i testi di Ooe the e di Novalls, di Holderlln e di Jean Paul, di Heine e di Elchendorff, di Platone e dei tragici greci, nonché di Wagner e di Syberberg, declamati e recitati splendidamen te dàlia Clever, ci introduco no sempre più nel mistero della notte, che è poi 11 mistero dell'animo umano, la sorte dell'uomo, 11 grande problema dell'Infinito e dell'eterno, E' ancora Syberberg a parlare degli .abissi situati al di là della frontiera della coscienza, aldilà delle leggi del pionio, laddove i luoghi, le persone, i tempi, le generazioni di uomini e di donne precipitano insieme in un regno, oltre io stile d'un'epoca e le sue abitudini-, In questo senso 11 film è, per citare ancora Syberberg, -il confo riotturno dell'Occidente alla fine del nostri giorni-. Che ci sia qualcosa di apocalittico nella Notte è indubbio. La fine dell'Occidente, come fine dell'arte e della cultura, come «tramonto degli del», percorre come un tragico Leitmotiv tutto 11 film, insinuandosi fra le parole poetiche dette da Edith Clever, 1 suol pochi gesti, 11 suo sgardo intenso, 11 buio profondo in cui è Immersa, 1 suoi silenzi. E questa apocalissi del tempo e dello spazio si coglie per frammenti, ma lascia 11 segno, turba e commuove al tempo stesso, quasi ci ipnotizza colla sua ineluttabilità. Quando alla fine d'un lunghissimo percorso «Immobile» entro uno spazio chiuso e ripetitivo, Edith Clever si avvolge nella coperta e si addormenta, abbandonando lo spettatore alle sue meditazioni o alle sue angosce, è come se finisse un incanto: la soggezione d'una presenza implacabile. Questa implacabilità della Notte è 11 punto d'arrivo cui è giunto Syberberg nella progressiva spogliazione del cinema d'ogni orpello spettacolare. Il suo film si potrebbe definire un 'film di parola-. Olannl Rondollno

Luoghi citati: Milano