Due modi, due mondi di Gian Paolo Ormezzano

Due modi, due mondi COSF PER SPORT di Gian Paolo Ormezzano Due modi, due mondi Quello che sta accadendo netto sport in questi giorni — o /orse in questi mesi, in questi anni, ma abbiamo bisogno di spinte /orti come quelle attuali per accorgerci dove ci stanno buttando —, con la dicotomia ormai fra un certo mondo, quello dei dilettanti intesi come quelli (atleti e dirigenti eccetera) che soprattutto si dilettano, e quello dei professionisti, intesi come quelli (idem) che vedono sempre e comunque la professione, il mestiere in ogni astone che compiono o che scientemente non compiono, quello che sta accadendo suggerisce e quasi impone l'idea di una separazione ormai necessaria anche dal punto di vista formale. Che senso ha parlare del Coni quale ente unico, composito ma omogeneo, inteso come federazione delle federazioni, ognuna diversa dalle altre, alcune opposte alle altre, o parlare genericamente di una federaeione che magari ha la sua lega, le sue leghe che appena possono si pugnalano? Non sarebbe piti giusto dividere il mondo dello sport in due, quelli che ci guadagnano e quelli che ci credono, quelli che lo sfruttano e quelli che ad esso si danno, insomma i fregoni ed i fregati, ed evitare che gli Abbagliale, mettiamo, in una premiazione abbiano a che fare con il mondo del club calcistico in dissesto, del dirigente calcistico corruttore impunito, dei calciatori azzurri che non vogliono pagare le tasse? C'è un mondo già realistico, s/rontato, protervo (qualcuno dice, in una parola: manageriale) e ce n'è un altro idealista, timido, /esso. Perché mescolarli nel nome dello sport, retrocesso cosi a strumento di confusione, di truffa? Non sarebbe piti onesto, ed anche più valido al fini utilitaristici, omologare due mondi, ipotizzare che l'uno (indovinare quale) mangi l'altro, ma intanto smetterla con l'applicazione, al mondo corrotto, del frasario valido ormai soltanto per quel piccolo mondo ancora puro? Di Tono «pinete» Oli enormi festeggiamenti scritti e parlati per Vito Di Tano, campione mondiale di ciclocross, specialità della quale ci occupiamo a fondo una volta all'anno in caso di vittoria di un azzurro, sono secondo noi da interpretare come un problemino di coscienza. Di Tano, e con lui, come lui, anche la Marzola e Pramotton e Tonazzi e De Zolt e la Canins sciatori, e Panetta podista, hanno avuto plU omaggi del previsto perché hanno vinto in un momento in cui c'era voglia di pineta, dopo tanto calcio maleodo- rante; o meglio, in cui bastava uscire dal calcio per sentirsi in pineta. Eravamo ridotti a fare alpinismo, ricerca di aria pura cioè, con la cordata organizzata da Rivera per il Mttan, pensate un po'. Sono arrivati questi tipi, ci hanno /atto sentire tutti, intorno a loro, più. puri, più buoni. Ognuno come * quello dal volto bruno., che nella canzone sulla miniera in fiamme va giù a salvare i minatori intrappolati. Il senso — adesso — che ci sarà sempre uno così, nel nostro sport, e intanto la paura che — allora— ci ha preso: quella che la miniera bruciasse e nessuno ci tirasse fuori. Poveri'brasiliani Socrates è tornato a Firenze, domani gioca col Flamengo contro la sua (sua?) Fiorentina. Se ne scriverà. Ma si è accorto qualcuno che questi brasiliani celebri — Socrates, Zico, Falcao — bene o male hanno preso da noi assai meno soldi di quelli attesi, promessi, insomma che sono stati bidonati, sia pure come molti di noi sognerebbero di esserlo? Rlvera alpinista nel disegno di F. Bruna

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