Potremo leggere tutto L' Ermitage in 14 volumi

Un accordo dell'editore Giunti con i sovietici: nasce a Firenze il catalogo del museo di Leningrado Un accordo dell'editore Giunti con i sovietici: nasce a Firenze il catalogo del museo di Leningrado Potremo leggere tutto PErmitage in 14 volumi L'America degli Anni 30 nei fumetti di Eisner Sono da compatire gli inquilini in quella casa del Bronx? colo, 217 delle quali fotografate per la prima volta. Di questa singolare impresa parlo con l'editore e con Roberto Borrani, che cura i rapporti con l'estero del gruppo Giunti. L'idea, mi dicono, parti proprio da Firenze. Dopo che l'Urss aveva aderito alla convenzione di Ginevra sui diritti d'autore, il gruppo, che aveva già in precedenza buoni rapporti di lavoro con i sovietici, era disponibile a una collaborazione impegnativa nel campo dell'arte. La mancanza di un catalogo della quadreria dell'Ermitage apparve subito come la lacuna da colmare. La gestazione fu lenta, durò dieci anni, gli intoppi burocratici furono complicati dalla diversa concezione delle funzioni del mercato e tuttavia si giunse ad un accordo. I sovietici avrebbero fatto tutto il lavoro redazionale e scientifico, valendosi di un équipe di quaranta studiosi guidati da Boris Piotrovski), direttore dell'Ermitage, gli italiani si sarebbero accollati tutto il peso tecnico-editoriale dell'impresa. Il risultato sarebbe stato una coedizione fra il gruppo Giunti e la Iskusstvo di Mosca e il gemellaggio fra la galleria degli Uffizi e l'Ermttage, dovuto all'impegno di Renato Giunti, padre dell'attuale presidente. I sovietici si sarebbero occupati della distribuzione del testi in lingua russa che, racconta l'editore, vengono assorbiti come l'acqua dalle spugne, mentre gli italiani, coadiuvati da una casa editrice americana e da una giapponese, avrebbero gestito la distribuzione di quelli in lingua inglese, destinati prevalentemente alle biblio- BPAHME 3AflAflUOEBPOnEflCKOft .JKHBOriH Kaia;ior CDPAHUY3CKA5I tóBOOHCb xvm BEK , Catalogo deU'Krniitage: il volume della pittura francese teche, alle università, agli antiquari, ai collezionisti. Del primo volume sono'state stampate ottomila copie al prezzo di trecentocinquantamila lire ciascuna. «Per il momento — commento Sergio Giunti — è un gran bel flore all'occhiello, ma potrebbe diventare un'impresa commerciale di tutto rispetto». / volumi previsti sono sedici, ma non seguiranno un ordine cronologico. La pittura italiana sarà condensata in due volumi, più un terzo dedicato alla pittura veneziana. Grande spazio sarà riservato alla pittura fiamminga e olandese, che rappresentò uno dei primi nuclei dell'Ermitage. Se il lavoro avrà un ritmo costante, fra sette anni l'impresa dovrebbe essere compiuta: allora tutti i dipinti della galleria saranno consultabili attraverso riproduzioni in bianco e nero a tutta pagina e schede critiche. Il gruppo Giunti non è nuovo a imprese del genere: sono in corto di pubblicandone i trenta volumi del «Corpus storico della pittura fiorentina», ricerca fondamentale sul periodo precedente il Rinascimento, iniziata nel 1930 da Richard Offner e diretta attualmente da Miklos Boskovite e Mina Gregori. Si potrebbe dire che la famiglia Giunti si mantiene fedele al motto della gente toscana: essere e non parere. Sommessamente, dalla sede di via Gioberti, dirige un vero e proprio impero: il fatturato è fra i più importanti dell'editoria italiana. Alla Giunti fanno capo almeno sei case, talune di vecchia e nobile tradizione, come la Barbera (fondata nel 1855 dal torinese Gaspero Barbera, che si avvalse della collaborazione del Carducci) e la Marzocco, che prese questo nome in seguito alle leggi razziali, ma che era stata la famosa Bemporad, prima editrice di Pinocchio nel 1883. Attualmente il gruppo Giunti — formatosi, come tale, nel 1964 — ha il primato nel settore scolastico elementare ed è ben rapprese ntoto nella letteratura per l'infanzia. Non pubblica opere di narrativa, ma ha una collana di poesia, una di psicologia, molti manuali La sua punta di diamante sono le edizioni d'arte, affidate soprattutto alla Martello, unitasi al gruppo da dodici anni e editrice anche dei cataloghi dell'Ermitage. contraddittoria, umorosa, fantastica, realistica, intricatissima. Si sentiva che, fin dagli esordi, Eisner, prima ancora di raccontare, voleva raccontarsi mettersi In piazza, autoironlzzarsi debordare dal canoni del fumetto normativo, scivolare nell'eccesso, nell'orrido, nel caricaturale. E qui in queste quattro storie dell'ultimo scorcio degli Anni Settanta, puntualmente prefate da Carlo Scarlngi egli ci dà al contempo 11 meglio e il peggio di se stesso: decolla sulla pista di un'autonomia, talvolta ottenuta, talaltra solo pretesa, del suo racconto all'Incrocio tra parola e Immagine. Traccia belle vignettone prospettiche, con profondi pozzi che strapiombano tra le case gremite di inquilini che traboccano dalle finestre insieme con i panni del bucato, poi di colpo tira via con un segno frettoloso e incerto, da marchettaro del fumetto. Si esibisce in autocelebrazioni tra sentimentali e satiriche, delle sue origini ebraiche, guardando un po' al Talmud ma molto di più a Woody Alien, crea atmosfere allucinate e tempestose che più che a Charlotte Brente fanno pensare al momenti procellosi della «Biancaneve» disneyana, come In quel Contratto con Dio nel quale 11 protagonista, pur tra tensioni metafisiche, alla fine è soprattutto un ebreo errante o peggio ancora un avido Shylock che avrebbe vieppiù caricato di ire funeste e di voglia di pogrom un gentiluomo come Hitler. Non si capisce bene questa compiacenza nel flagellarsi, magari ghignando, come a volte appare appesantita e graveolente anche qualche Insistita sequenza di sesso. Eisner sbandiera financo con ingenuità predilezioni e idiosincrasie, inscenando vicenduole torbide di villeggiature da poveracci (quelli del casamento) In campagne straccione, dove la vita metropolitana continua nella sua miseria, complicata da una ulteriore promiscuità, da adulteri vacanzieri e licenziosità rientrate. Eisner, nel mondo dei fumetti ha comunque un suo posto, occupato grazie a un violento spontaneismo più che, come egli stesso forse vorrebbe, a un impatto ideologico sul lettori Le idee, in quanto tali sono costipate e convulse, non chiare. I suol inquilini dello stabile al 55 di Dropsie Avenue non si sa se debbano essere compianti o presi a calci nel sedere, se siano vittime della Grande Depressione come gli eroi di Steinbeck o non alano invece casuali campioni di un'umanità comunque da distruggere, a qualsiasi livello societario essa si trovi a qualsiasi credo religioso essa appartenga. ' Vogliamo metterla in chiave anarchica? E sia. Forse il più varo riferimento per questo Eisner è 11 protofumetto di Outcault, quel Yellow Kid stradatolo e barbone che inaugurò'on the road la storia del comics. QUATTRO storie di ordinarla follia a fumetti firmate da Will Eisner, cioè da uno del più atipici. autori americani, discontinuo nei risultati e persino nella produttività, capace di quegli spazi bianchi e lunghi silenzi che al fans europei fanno pensare 11 peggio, sono raccoltei nel libro, pubblicato dall'Oasi Editoriale di Firenze, Bronx 1930 (pagine 180, lire 15.000). Sono vicende ambientate In un laido casamento metropolitano, unto e cascante, che somiglia molto a quelle che a Milano si chiamavano «case di ringhiera». Vi brulica un'umanità di varie gradazioni che va dal sottoproletariato al miuiborghese impiegatizio. Eisner, che entrò in orbita una quarantina di anni fa con un personaggio molto azzeccato, «The Splrit», un detective creduto morto e che come un fantasma appare ai delinquenti, incastrandoli indefettibilmente (della razza comunque dei «mascherati»), è un narratore eccentrico e un disegnatore Indefinibile, con impennate improvvise e altrettanto improvvise cadute di gusto. I suoi amori probabilmente furono altri fumettari maledetti come Chester e Willy Gould (affatto parenti tra loro), cantori di periferie urbane e, anche loro, di detective siglati indelebilmente Anni Trenta e Quaranta. Ma alle spalle di Eisner, che cominciò a fumettegglare giovanissimo — è del 1917 —. c'è anche tanto cinema nero di serie B ma non per questo Ignobile, come i film interpretati in quel tempi a Hollywood da Peter Lorre, impeccabile Mister Moto, e da Warner Oland, altrettanto perfetto Charile Chan. In tutti questi materiali iconografici ci pare che ci sia un comune «sentimento del bianco e nero», dei chiaroscuri del contrasti talvolta un po' manierati ma quasi sempre efficaci. Zone scure e zone chiare assumono rispettivamente 11 valore di peccato e purificazione, di momenti concatenati ma di segno diverso, di matrimonio poco consensuale tra bene e male, in rapporto dialettico tra loro. In Eisner tutto questo si aggroviglia perché l'autore si arrende a un'indole Le la Gatteschi Un fumetto di Eisner Cario della Corte

Luoghi citati: America, Firenze, Ginevra, Hollywood, Leningrado, Milano, Mosca, Urss