Come Mondadori arrivò dalla tipografia di Ostiglia all'industria europea

Come Mondadori arrivò dalla tipografia di Ostiglia all'industria europea Come Mondadori arrivò dalla tipografia di Ostiglia all'industria europea CENTOCINQUANTA scrittori saranno ricevuti mercoledì prossimo al Quirinale, insieme con i dirigenti della Mondadori, guidati dal presidente Mario Formenton. E' la delegazione che presenterà a Cosslga il Catalogo storico della casa editrice, edito dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, in cinque volumi di cinquemila pagine complessive. E' la più ampia ricognizione storica che si sia mai compiuta nell'editoria e ripercorre tutti i titoli, le collane, gli autori della casa per un arco di oltre 70 anni, dal 1912 al 1983. L'opera ha richiesto anni di lavoro ai due curatori, Patrizia Moggi Rebulla e Maurizio Zerbini, che hanno dovuto rintracciare fra Verona e Milano tutte le memorie, spesso pallide, e talvolta quasi dissolte, della casa. Nei primi due volumi sono presentate le 399 collane, con tutti i loro titoli, ognuna preceduta da una scheda storicocritica. Nel terzo gli autori, ben 16,124, dei quali il 40 per L5 ORIGINE della casa editrice , Mondadori è ancora legata alle ascendenze culturali del post-Risorgimento. Siamo nel clima del socialismo umanistico e romantico, sullo sfondo di quella Ostiglia che vide la nascita della Bibliotechina de «La lampada», cioè la prima delle collane ideate, col vigore inesauribile della sua genialità, da Arnoldo Mondadori fra 1912 e 1913. Un esordio che si colloca nel colmo dell'età giolittiana, negli anni fra la guerra di Libia e la guerra mondiale, nel momento in cui l'adolescenza della nazione comincia a conoscere tutti i trasalimenti della giovinezza. Il primo volume è di novelle, si intitola Aia Madama, è firmato da Tomaso Monicelli, il direttore appunto de «La lampada», e cognato di Arnoldo Mondadori, un punto di riferimento culturale e politico sospeso fra due mondi, il mondo democratico-riformista che esce di scena, con tutte le sue tradizioni post-risorgimentali, e il mondo nuovo, delle masse popolari nuove, che sta emergendo dalle stesse contraddizioni e dalle stesse antinomie del socialismo. ^Sfeij-S caso la pnjna; collana mondadoriana è una collana di volumetti per ragazzi: anticipa il futuro della casa editrice. // piccolo viandante di Tomaso Monicelli, il primo titolo della Bibliotechina de «La lampada», prefigura la lunga strada di questa casa editrice che ha il coraggio di puntare sui lettori di domani piuttosto che sui lettori di oggi. Quel volume di Monicelli è illustrato da Antonio Rubino, il quale legherà la propria firma a tutta la prima serie della collana costituita da sei titoli apparsi entro il 1914. Sei titoli ma emblematici, incorniciati in quella bottega del «Premiato stabilimento cromo-lito-tipógrafico * ■ . ■ '. , Arnoldo Mondadori (a sinistra) nella redazione del giornale «Luce» (1907) La Sociale» di Ostiglia in cui si riassumevano tutte le speranze, tutte le illusioni, tutti i fantasmi, tutte le grandezze e tutte le ingenuità del socialismo. Motto: Semper et ulterlus progredì. Titoli: La signorina Zesi di Antonio Beltramelli (il futuro autore della biografia del duce L'uomo nuovo che non a caso prefigurerà la collana delle «Scie» mondadoriane irrompente negli Anni Trenta), / tre talismani di Guido Gozzano e La primavera di Giorgio che Lu;gi Capuana aveva ceduto ad Arnoldo Mondadori per la cifra, neanche tanto trascurabile dati i tempi, di 250 lire. Libri fondati sull'innesto tra testo e immagine. Non a caso illustrati dai magnifici disegni di Bruno Angoletta e di Filiberto Scarpelli, che fu anche l'autore della sigla della collezione. E poi Gustavino, Yambo (l'indimenticabile Enrico Novelli caro anche alla nostra infanzia), Attilio Mussino, Aleardo Terzi, Pinochi; a integrazione di testi che portavano già i nomi di Tèresah, di Olga Visentini, di Zia Mariù, di quell'Ettore Fabietti che tornerà poi a popolare i nostri primissimi acerbi anni di lettura coi tanti volumi di Barion e di Bietti, che si vendevano a una lira e cinquanta (la prima storia del Risorgimento italiano che io, futuro risorgimentista, abbia letto fu proprio quella, in caratteri assolutamente illeggibili, di Ettore Fabietti). «La lampada»: un titolo che evocava tutto il tormento della nazione che si stava formando, del popolo italiano che emergeva dall'esperienza della classe dei notabili che aveva governato l'Italia fra il 1861 e il • 1913. Già presentimento del suffra- ■ gio universale che la saggezza di Giolitti avrebbe collocato alle soglie della guerra che, per diretta connessione con quella saggezza, il vecchio Giolitti non avrebbe voluto combattere. n E poj, sull'innesto di4.ju.elle espe- . rienze protosocialistiche, democrati- ," che, radicali, umanitarie, il grande brivido dell'interventismo. La svolta -di tutta una generazione. La radice di tanti equivoci politici e culturali che matureranno poi col fascismo, la cui storia è impossibile separare dalla storia stessa della casa editrice Mondadori. Ma questi cinque volumi del catalogo storico, curato con esemplare perizia e con scrupolo filologico d'altri tempi, ci permettono di fare il punto, già in chiave storica, e apportano una luce nuova sui contributi fondamentali che, nei limiti angusti e talora soffocanti del tempo in cui fu chiamato a vivere (e che per quasi metà della sua- esistenza di protagonista fu dominato dalla dittatura fascista), Arnoldo Mondadori riuscì ad arrecare all'avanzamento e al progresso complessivi della nazione. • Ripercorrere l'itinerario tracciato, fra la prima e la seconda guerra mondiale, dall'editoria italiana significa riscoprire l'opera fondamentale di Arnoldo Mondadori — «il grande Arnoldo» — come lo aveva definito Valentino Bompiani, che gli fu collaboratore ineguagliabile sin dalle origini della casa — in vista di aprire le frontiere dell'Italia alla cultura europea, alla cultura nord-americana e insomma alla cultura occidentale. Perché nessuno più dell'indimenticabile editore lombardo — pure editore de L'uomo nuovo di Antonio Beltramelli, del Dux di Margherita Sarfatti e dei Colloqui con Mussolini di Emil Ludwig — è riuscito a superare i confini di quella editoria a fondamento artigianale su aree di mercato ristrette, ancora legate a un fondamentale, invincibile provincialismo che aveva accompagnato il consolidamento dello Stato unitario, dal 1870 al 1914. Industria culturale aperta, europea, proiettata verso il mondo esterno, rifuggente da tutte le tentazioni dell'autarchia: ecco la fondamentale novità che la casa editrice Mondado,ri, consolidatasi negli anni del fascismo, ha introdotto nella vita italiana. Una novità che ha segnato per intero l'ultimo settantennio, ma di cui troppo spesso si dimentica l'orìgine. «Ma è vero che non ci siano libri molto letti? Ci sono, ma sono stranieri e ce ne sarebbero di più se fossero tradotti come i libri di Remarque»: sono parole di Antonio Gramsci, racchiuse in quelle riflessioni dal carcere che, negli Anni Trenta, Gramsci svolse anche nella solitaria e quasi rabdomantica instancabile ricerca dei fondamenti del.'a cultura nazionale. «Ogni popolo» egli aggiungeva «ha la sua letteratura, ma essa può venirgli da un altro popolo», e, in questo caso, si cade sotto una forma di «egemonia». . cento italiani, con le loro opere. Nel quarto, I titoli, circa 16 mila (meno degli autori perché qualche titolo ha chiesto la collaborazione di più firme). Nell'ultimo, la cronologia, con l'elenco delle pubblicazioni anno per anno. A Cosslga 11 catalogo sarà presentato da Mimma Mondadori, figlia di Arnoldo, presidente della Fondazione. A nome degli autori parlerà Maria Bellone!, mondadoriana dalle origini. Le saranno accanto, fra gli altri. Elena Croce e Bassani, Macchia e Argan, D'Arrigo e Citati, Camilla Cenema e Valiani, Bevilacqua e Tornirla, la figlia di Ungaretti, I figli di Vittorini e Quasimodo. Dovrebbe partecipare, come autore, anche' l'ex presidente Pertlnt. L'ultimo intervento sarà tenuto da Giovanni Spadolini, consigliere della Fondazione Mondadori e autore della prefazione al catalogo. Da questa anticipiamo le pagine Iniziali, sulla figura di Arnoldo e 11 suo rapporto con la cultura e lè vicende del suo tempo. Il termine «egemonia» è stato introdotto da Gramsci nel linguaggio politico italiano. Oggi è quasi usurato,'logorato da un uso spesso improprio. Eppure l'autore dei Quaderni del Carcere lo avevano utilizzato per individuare il momento in cui la cultura diventa capace di guidare la società civile. E proprio in questa prospettiva Antonio Gramsci rilevava: «La letteratura esistente, salvo rare eccezioni, non è legata alla vita popolare-nazionale», Altro motivo dominante nella meditazione gramscia- La sigla Mondadori scelta nel 1931 da Francesco Pastonchi na, quello della vita popolare-nazionale, cioè il legame con la memoria risorgimentale che ha caratterizzato un certo periodo dell'editoria italiana fra Porta Pia e la grande guerra. Una cosa è certa. La prima guerra mondiale ha chiuso del tutto quella editoria che si era innestata sul tronco garibaldino e mazziniano anche attraverso uno scrittore come Orfani, non a caso da Gramsci collocato al centro del filone popolare-nazionale. E insieme a un certo tipo di editoria la grande guerra ha spezzato un certo tipo di giornalismo: quello simboleggiato dal «Secolo» di Edoardo Sonzogno e di Ernesto Teodoro Moneta, negli anni in cui il popolare quotidiano milanese rispecchiava i filoni originali della tradizione democratica e radicale. Gli anni che avevano preceduto il filo-fascismo del cauto e accomodante «Secolo». Ecco il problema storico al quale questo straordinario catalogo consente di dare una risposta: come si collocavano la cultura e l'editoria in una società ormai di massa, che aveva ricevuto il suffragio universale e si allontanava sempre più dall'epoca giolittiana? Non si collocava più seguendo la linea carducciana, dal momento che il fascismo, nel suo tentativo di appropriarsi in modo indebito del filone popolare-nazionale, non riuscì a ricuperare i filoni schietti di quello che era stato il panorama culturale dominato da Carducci e in qualche misura anche da Croce. Sono gli anni destinati ad anticipare il consumismo, oltre tutte le barriere «elitarie» della vecchia società italiana. E i primi segni del consumismo potevano essere solo il riflesso del primato dell'industria. Un primato al quale la cultura non rimase estranea. Ecco perché con Arnoldo' Mondadori nasce l'industria culturale, volta a un pubblico più variegato e articolato, più composito e molto più differenziato. Quel pubblico che l'editoria ottocentesca, non meno di quella di inizio secolo, non era riuscito a raggiungere. Giovanni Spadolini

Luoghi citati: Cosslga, Italia, Libia, Milano, Ostiglia, Verona