Tutti i volti di Borges

ffiijHo libri ffiijHo libri Il secondo volume delle «Opere» e un album fotografico Tutti i volti di Borges Forster racconta un duello crudele in casa Howard Con Tessere per un mosaico africano (Morelli Editore, Verona, pp. 235, L. 18.000), Itala Vivan prosegue e sviluppa una ricerca iniziata nel 1978 con Interpreti rituali: il romanzo dell'Africa Nera (Dedalo). Le •tessere» del complesso mosaico della nuova letteratura del Continente Nero presentate in questo volume sono cinque narratori dell'Africa subsahariana: il somalo Nuruddin Furati, la nigeriana Buchi Enecheta e i sudafricani Molefe Pheto, Arthur Mulinane e Lauretta Ngcobo. Sono tutti scrittori che operano a vario titolo nella dimensione dell'esilio e appartengono tutti alla cosiddetta •generazione di messo*, essendo nati tra il 1930 e il 1940. Di ciascuno di loro la Vivan traccia un ■ breve ma accurato profilo biografico e critico, accompagnandolo con interviste originali e con campioni di scrittura, (r. b.) i Letteraturai . A LL'ALTRO, a \( J~\ Borges, accadono le cose. Io cammino per Buenos Aires e indugio, forse ormai meccanicamente, a guardare l'arco di un androne e la porta che dà a un cortile... Mi piacciono gli orologi a sabbia, le mappe, la stampa del secolo XVIII, il sapore del caffè e la prosa di Stevenson; l'altro condivide queste preferente, ma in un modo vanitoso che le muta negli attributi di un attore...». Questa, una delle citazioni classiche sullo sdoppiamento della personalità borgesiana, con la puntigliosa enumerazione delle preferenze del Borges vero o dell'altro. Risale all'Artefice, del I960, ma sembra, per preveggenza, anticipare 11 Borges di oggi. . Borges, quello vero oppure l'altro, l'attore, ha ormai ottantasei anni e continua a moltiplicare se stesso, sconfiggendo tempo e spazio. Cieco da anni, viaggia da un capo all'altro del mondo: non si fa a tempo a Immaginario In un posto: Buenos Aires, Madrid che è già In California o a Roma. Amanuense e ammiratore del grandi amanuensi del passato, costretto per mancanza della vista a dettare, a un certo punto della vita (ma cosi faceva anche Henry James che Invece ci vedeva benissimo), si dà oggi al giornali, alla televisione, alle visite e alle interviste ripetitive. E' questo, dice Domenico Porzio, «un modo di donarsi della sua immaginazione», un concedersi 'ironicamente anche ai giochi del mondo» : troviamo questa riflessione proprio nel capitolo conclusivo di un bel libro di testi e fotografie r&ccott.i dallo vstesso Porzio nel giugno' 1085 a Buenos Aires, con l'aiuto di Borges e della sua giovane compagna ed aiutante, Maria Kodama, Immagini e immaginazione, pubblicato da Studio Tesi. Quasi contemporaneamente è uscito nel Meridiani Mondadori 11 secon¬ Narratori africani Borges con la madre Memory, La memoria di Shakespeare (sul come non serva a nulla a un'altra persona perfino la memoria di un genio): 11 quarto racconto scritto da Borges dal 1975 In poi, come osserva 11-suo traduttore Norman Thomas di Giovanni, il quale, a sua volta, sta curando uno 'studio bibliografico basato sulla sua lunga collaborazione con Borges. In contrasto con questo < labirinto bibliografico, una sorta di Biblioteca di Babele impazzita, l'iconografia borgesiana offre un consolante rifugio. Nella storia, abbastanza recente, delle biografie per Immagini, Borges resta un caso abbastanza singolare: le Immagini non sono Infatti state raccolte dopo la morte ma addirittura Indicate da lui vivo. Inoltre, cosi stretto è in Borges il legame tra li veduto, 11 vissuto e il narrato che, ad onta della linearità della sua vita, immagini e Imm&Mnarione (e U.Utpjo è giusto e bellissimo) esercitano influenze mutue. 'Esistono alcune tappe fondamentali della vita di Borges: la casa natale di via Tucumàn, Adrogué, a sud di Buenos Aires dove trascorreva 1 mesi estivi («in qualsiasi parte del mondo io mi trovi, quando do volume di Tutte le opere, sempre a cura di Porzio. Trovano qui posto tutte le opere, appunto, pubblicate tra il 1964 e il 1985. Sono più poesie che prosa, e la poesia del Borges anche molto vecchio, pur nelle ripetizioni, ha una freschezza che manca nella prosa, e un Interesse che nella sua critica, compresi 1 Saggi danteschi, è difficile trovare. Ma quel che colpisce è l'Inesauribile, anzi Inarrestabile produzione. Mentre Porzio era a Buenos Aires a parlare con Borges, nel giugno scorso, usciva a Madrid un'ulteriore collezione di poesie che vedrà la luce In un'altra edizione mondadoriana, altri progetti Borges aveva In cantiere, e, infine, 11 31 dicembre 1985, si pubblicava sul Times di Londra, un racconto borgeslano, Shakespeare'! Friuli lontano .rasi- Cinque anni dopo 11 terremoto, un giornalista ritorna nel suo paese natale In Friuli per una vacanza estiva. Da questo spunto autobiografico nasce C'era una volta, l'orco di Lorenzo Cesare, al suo esordio nella narrativa (Cappelli, pp. 222, L. 16.000). Alternando passato e presente, 11 narratore rievoca miti e leggende .della sua terra e pone a confronto 1 ritmi tranquilli di un mondo patriarcale e contadino con una realtà che sta cambiando, soggetta alle strumentalizzazioni politiche e al giochi d'interesse. (m.r.) Borges'a 12 anni Con «Casino» un nuovo autore-suspense: Elmore Léonard buona borghesia inglese: il solidi, concreti, incrollabilli Wilcox — tipici .filistei. — e le sorelle Schlegel, aperte, liberali, artistiche, e spregiudicate. In un primo momento i due gruppi sono messi in contatto dalla presenza della signora Wilcox, che col cuore appartiene al secondo; scomparsa lei, il trait d'union è costituito dall'umile Léonard Bast, che Mr Wilcox rovina senza nemmeno accorgersene, e le cui difese vengono assunte dalle sorelle, ma con un donchisciottismo confuso che porterà alla tragedia. La conclusione vede Una sconfitta generale, ma anche la speranza di un avvenire migliore. Benché tradotto con grande ritardo sulla sua prima apparizione in Inghilterra, dove raggiunse subito la fama di un classico, Casa Howard è o dovrebbe esse- sento il profumo degli eucalipti, sono ad Adrogué»), il quartiere Palermo che Borges, nell'infanzia rimirala da un'altra casa di Buenos Aires, la Biblioteca Naclonal, e Infine la calle Malpù, con 11 suo appartamento di tre stanze, la governante Fanny, l'ritratti degli antenati, 1 libri, 1 mobili, dove abita da molti anni. Anche le associazioni di Borges non sono moltissime: la Nonna, 1 genitori da giovani, la sorella Norah, la madre che visse con lui e mori ultranovantenne, le donne, poche, ma sempre giovani che accompagnarono la sua esistenza. Da un lato, questi luoghi assumono, nella sua opera, significati mitici, e si caricano di «folgorazioni concettuali» e bisogna dire che qui la magia funziona ancora: si veda 11 ricordo del tango e del quartiere Palermo: «/{tango crea un confuso/ irreale passato, forse vero,/ Un assurdo ricordo d'esser morto,/ Battendomi, a un cantone del sobborgo». Quanto agli sfondi delle epoche e del luoghi prediletti da Borges e da lui creati, vlen fatto di coglierli nel suo sguardo. In quegli occhi che, da sempre, dall'infanzia, come già gli occhi di suo padre, sembrano guardare al di là di persone e oggetti che sente estranei e che tuttavia, con cortesia, egli studia e osserva. Soltanto nel caso di due fotografie con la madre, la prima di quando entrambi erano ancora relativamente giovani e Borges ci vedeva, la seconda di quando erano ciechi entrambi troviamo sguardi che si compenetrano in una concentrazione e dedizione assoluta. Angela Bianchini «forge Luis Borges, «Im- ' maginl e Immaginazione», a cura di Domenico Porzio, Studio Tesi, 197 pagine, 40.000 lire. Jorge Luis Borges, «Tutte le opere», voi. II, a cura di Domenico Porzio, Mondadori, 1471 pagine, 38.000 lire. QUARTO romaneo di E. M. Forster, Howards End segnò con la sua uscita nel 1910 a un tempo il primo •grande successo di pubblico dell'autore, e praticamente la conclusione della sua ^carriera: Passaggio in India apparve, è vero, «solo» Quattordici anni dopo, ma in messo c'era stata per Forster la rivolu'eione di tutto il suo mondo. ', La Grande Guerra aveva spaesato via quel vlttorìaneslmo contro il quale lui e i suoi amici plii giovani del cosiddetto gruppo di Bloomsbury avevano imbracciato le armi urbane della critica e delllronta, con una violenza ben altrimenti micidiale. Inoltre, come ora ben sappiamo, la presa di coscienza della propria omosessualità aveva reso impossibile allo scrittore l'identificazione con personaggi «normali». Se continuò a raccontare, fu per proprio sfogo privato, nella.certesea di non poter affidare alle stampe le sue fantasie; sarebbero nati cosi il romanzo postumo Maurice, i racconti pure largamente postumi della Vita che verrà — artisticamente, osserviamolo di passaggio, assai inferiori alla sua produzione ufficiale. «Il maestro», come disse Goethe, «si vede nel limiti». Sia quando operò all'interno dei confini impostigli dalla società, sia quando, privatamente, credette di travalicarli, co' munque, l'autore di Passaggio in India tratto sempre, con variazioni, un tema solo, quello del conflitto e della fatale incomprensione fra culture diverse: fra gli indiani e i loro conquistatori, nel roman-. zo più celebrato; fra i benpensanti anglosassoni e gli italiani .naturali» in Monteriano; fra l'omosessuale e l'ambiente che lo circonda, in Maurice. La presentazione più sottile, articolata e artisticamente più convincente di questo dissidio si trova tuttavia in Casa Howard, che di Forster costituisce senza dubbio il capolavoro, per la ricchezza simbolica della storia in primo luogo, ma poi per la squisita sottigliezza dei personaggi, quasi tutti appartenenti in questo caso al mondo del quale Forster stesso è un esponente. Altrove, per polemizzare contro questo mondo, l'autore idealizza quel membri di classi inferiori che da esso sono mlopemente disprezzati; qui limptegatucclo Bast, schiacciato dal suo maldestro e quasi involontario tentativo di mescolarsi con chi sta in alto, è più convincentemente e anche più commoventemente presentato come la quintessenza della mediocrità. DI che parla il romanzo? Riassùmere la trama in modo schematico le farebbe torto, in quanto certe reazioni degli indiridui sono rese perfettamente plausibili da sfumature psicologiche impostate con una finezza degna dello Henry James più ispirato, li conflitto fatidico comunque questa volta non riguarda superiori e inferiori (o presunti tali), quanto due aspetti, non meno inconciliabili, della Forster: ritrailo di Vanessa Bell (1940) re noto al pubblico italiano fino dal 1959, data della prima traduzione di Luisa Chiarelli per Feltrinelli (ristampata nel tascabili Garzanti una quindicina di anni dopo). Era una traduzione non più che discreta, e approveremo pertanto la decisione di Mondadori, di commetterne una nuova per la proposta di questo grande libro negli Omnibus. Purtroppo, benché segni qualche punto sulla precedente, soprattutto per la vivacità di qual' ohe ■>soluzione',^ anche , questa versione '-'sembra ancori lontana dall'ideale; in particolare, i calchi sull'originale sono frequenti, e fastidiosi. Una volta i nostri traduttori conoscevano male l'inglese; oggi, lo conoscono meglio dell'italiano. Mas olino d'Amico E. M. Forster, «Casa Howard», trad. Paola CamploU, Mondadori, 310 pagine, 20.000 lire.