Gabrieli c'è un risorgimento dell cultura araba tra nazionalismi sfrenati

Incontro con il grande orientalista, nuovo presidente dei Lincei Incontro con il grande orientalista, nuovo presidente dei Lincei Gabrieli: c'è un risorgimento dll della cultura araba tra nazionalismi sfrenati Custer riabilitato i E « west Da «Ri rare. L'inflazione ha creato problemi di non facile soluzione, ciononostante è stato nostro punto d'onore, anche nella stretta finanziaria più grave degli anni passati, di non avere mai intermesso di svolgere la nostra attività scientifica e di cercare di aprire nuovi orizzonti». — Quali sono 1 criteri a cui si ispira il nuovo statuto che l'Accademia sta elaborando e le sue novità rispetto al passato? • «Se questo nuovo statuto andrà in porto esso sarà chiarificatore, di fronte all'opinione pubblica, dei compiti e dei metodi di vita della nostra accademia e provvedere anche a un certo limitato adeguamento alle mutate situazioni del quadri scientifici italiani, il vecchio statuto lasciava un po' nel vago la formulazione precisa dei compiti e a noi stessi quasi spiaceva di fissarli per iscritto, in quanto una tradizione scientifica trasecolare li aveva consacrati di fatto. Ma poiché per ragioni di opportunità pratica, sociale, politica, è sembrato consigliabile precisarli, si è trattato appunto di illustrare questa funzione conservatrice e promotrice di cultura e di scienza che nella doppia classe, nella doppia direzione, scientifica ■stricto sensu» e di scienze morali, l'accademia persegue». — I punti più problematici che avete dovuto affrontare? «Cn problema che ogni tanto riaffiora è quello se possa e debba venire a far parte dell'Accademia la libera creazione letteraria, cosa che ■ la nostra Accademia non contempla. C'è bensì una categoria nata dopo la ricostruzione del dopoguerra, la categoria dèi critici dell'arte e della poesia, che 11 Croce stesso raccomandò e volle; ma sempre, appunto, in sede critica e teoretica, non di rappresentanza delle forze creatri¬ Ritorno al futuro» a ci del campo artistico e letterario. Su questo problema la mia classe per ora ha ribadito il no, tenendo fermo il concetto che l'Accademia rappresenta teoricamente anche le lettere e le arti, non nella loro, diretta creatività ma nel riflesso studio della critica, della promozione dell'attività scientifica relativa». Tra i fondi che fanno della biblioteca dei Lincei la più ricca delle biblioteche accademiche d'Italia è difficile non ricordare la sezione orientale della Fondazione Castani per gli studi musulmani e di qui la conversazione con il nuovo presidente si allarga inevitabilmente al suo specifico campo di ricerca. Sebbene sia impossibile fornire in poche righe una sia pure sommaria bibliografia di Francesco Gabrieli (nato nel 1904, ha tenuto per quarant'anni la Maometto in una stampa settec «Cocoon» : film e li cattedra di lingua e letteratura araba all'Università di Roma), vorremmo almeno ricordare opere come la Storia della letteratura araba ' (1951), Maometto e le grandi conquiste arabe (1967), Storici arabi delle crociate (1969) e Gli arabi in Italia (1979). — Professor Gabrieli, com'è nato il suo interesse per la cultura araba? «Mi è stato instillato, sotto forma di gioco, da mio padre, ero .ragazzo. Mio padre, che si era occupato anche lui del mondo arabo, cominciò a insegnarmi l'alfabeto arabo e a destare, sotto forma di gioco, un interesse che poi è diventato serio e si è trasformato nel leitmotiv della mia vita di studioso». — Gli studi islamici hanno avuto in Italia cultori illustri, basti pensare, oltre che ai suo, al nomi di Michele Amari, Ignazio Guidi, ecentesca inglese di G. Silvester libri NEW YORK — Non esiste probabilmente nessun americano che non conosca Will Rogers, il cow-boy . umorista cosi popolare agli inizi del secolo, o che non abbia studiato a scuola Teddy Roosevelt, il presidente cow-boy suo contemporaneo. Quasi nessuno, tuttavia, sa che ambedue impararono l'arte del cavalcare da due negri: Bill Plckett, campione di rodeo nel secolo scorso, e un certo Williams, ineguagliato nel domare i cavalli Del mito del West i negri non fanno parte e solo di recente se n'è intravisto qualcuno al cinema 0 alla televisione. Ma in questi giorni la storia dei cavalieri neri rimasti senza volto viene ricostruito in una mostra apertosi ad Harlem, nella sede della Biblioteca pubblica di New York, dove cento fotografie testimoniano del contributo fornito anche -dagli afroamericani alla «conquista del West». Si tratto di uria mostra insolita, ma non è casuale che essa sia stota allestito proprio in questo periodo quando, all'improvviso, sta ritornando di moda una tematica che sembrava in declino. L'ultima ventato western si era avuto pochi anni fa quando era nato la moda degli stivali da cowboy, ma in letteratura, nel cinema e alla televisione sembrava che 11 «genere western» fosse in crisi anche se nella classifica dei 150 programmi tv più popolari in ogni tempo figura al primo posto la serie di Gunsmoke trasmessa ininterrottamente per vent'anni, fino al 1975. O anche se il prolifico scrittore di romanzi western, Louis L'Amour, può vantarsi di aver venduto più di 350 milioni di copie dei suoi.85 libri. Oggi, comunque; il ' New 1 York-: Times annuncia che, senza tonto pubblicità e senza l'attenzione dei critici, «i romanzi western cavalcano di nuovo». Due di essi sono tra i best-sellers di questo mese e quello di L'Amour ha ricevuto addirittura l'attenzione e gli elogi del Presidente Reagan (cowboy dilettante ma interpre-' Carlo Alfonso Nallino, Giorgio Levi della Vida; eppure si ha l'impressione che oggi, in questo campo, il livello scientifico non sia più cosi alto. •La tradizione passata di questi studi è in Italia di pochi cultori eminenti, possiamo dire d'eccezione. E' vero, oggi non abbiamo in Italia figure della statura delle persone che lei citava, ma in compenso abbiamo una assai allargata cerchia di interessi. Ciò che era la riserva di studio di pochi studiosi che l'opinione pubblica considerava quasi degli eccentrici, dei cultori di ' studi inaccessibili e misteriosi, è diventato l'interesse di un'ampia cerchia di giovani. Quantitativamente si deve quindi registrare un miglioramento, qualitativamente sarà l'avvenire a dirci a cosa quest'allargamento potrà condurci». — La nostra attuale percezione del mondo arabo è ristretta ad un'ottica essenzialmente politica, dove I valori della grande tradizione della civiltà islamica sembrano lontani dall'oc capare il primo posto. Lei che si è spinto nel suol studi fino al mondo arabo moderno (con «Risorgimento arabo», del 1958) ritiene che ciò dipenda da una reale crisi della forza culturale di questa civiltà o da una immagine deformata dalla nostra Ignoranza? «Effettivamente si può dire che il meglio della loro civiltà gli Arabi lo abbiano espresso in una stagione passata. La grande civiltà islamica medievale, complementare e allò stesso livello della nostra, ha esaurito il suo ciclo'storico già da alcuni secoli. Ora, dopo un lungo periodo di decadenza profonda dell'Islam e dell'arabismo (a un dipresso corrispondente al Rinascimento e ai primi secoli dell'età moderna), abbiamo assistito a una resurrezione di valori di cultura, di valori spiritua¬ li del mondo arabo, paragonabile appunto al nostro Risorgimento. Il Risorgimento arabo però non ha raggiunto i vertici del passato, e l'aspetto politico vi ha esercitato una influenza sempre crescente e, a mio giudizio, non sempre positiva. Polche la corda che più vibra nel popoli arabi è quella del nazionalismo, un nazionalismo .spesso sfrenato ed eccessivo, cui si connettono tanti nodi della politica contemporanea». — Ma lei non ha sostenuto' che è stata proprio la cultura europea a fornire a quella araba modelli concettuali cóme «nasionallsmo», •rivoluzione», «capitalismo» ecc.? «Un'idea di cui mi sono convinto e che ho cercato più volte di esplicare nel miei lavori su Islam e arabismo moderno è proprio questa: siamo stati noi ad avere rivelato e inoculato certi valori e certe tendenze che noi stessi abbiamo vissuto nel secolo scorso e in questo, e che il mondo arabo ha ripreso e in taluni casi esasperata E' appunto il caso della spinta nazionalistica che costituisce tanta parte della storia europea, ma che da noi è stata temperato da diverse tendenze, come ad esempio dal liberalismo, cosa che invece non è avvenuto nel mondo arabo dove le forze contrarie alla spinto nazionalistica sono risul-. tote più deboli». — Quali sono I valori che la cultura europea può attingere dal mondo islamico contemporaneo? «Ci sono indubbiamente 'dei genuini valori letterari-e poetici, nel- mondo arabo, che del resto l'orientalismo contemporaneo ha ampiamente riconosciuta L'altra grande componente dello spirito arabo tradizionale è certo quella religiosa, forse più profonda di quanto non sia presente in noi occidentali». Benedetta Craveri te di molti western) che.se l'è portato al ' suo ranch come lettura delle vacanze. Non è solo merito suo, però, se /libai Sackett è tra i più venduti negli ultimi cinque mesi e se la casa editrice Bantam ha stampato un milione e duecentomila copie del nuovo romanzo di L'Amour distribuito soltanto in paperback. Contemporaneamente le due principali reti televisive Cbs e Nbc hanno messo in cantiere dieci nuovi film western mentre gli editori stanno accumulando nuovi titoli da lanciare il prossimo anno. Tra 1 progetti in corsp.c;è anche un adattamento televisivo di Sor of the Morning Star, una biografia non convenzionale jdel Generale Custer che ha goduto di una notevole popolarità quando è apparsa per la prima volto nel 1954 per i-tipi di una piccola casa editrice californiana. Allora 1 grandi editori sembravano ancora perplessi sulla commerciabilità di un libro del genere, ma oggi si sono ricreduti e Harper e Row ha pagato

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