Ginevra, al tavolo dei missili la dura battaglia con le parole di Alfredo Venturi

Ginevra, al tavolo dei missili la dora battaglia con le parole Ginevra, al tavolo dei missili la dora battaglia con le parole che gli euromissili occidentali, capaci di distruggere le città russe partendo dall'Europa, rientrano per i sovietici nella categoria: ma non gli SS20, capaci di ridurre in cenere l'Europa ma non di raggiungere l'America. E' anche per queste incomprensioni che trattare con i russi è considerato un arduo esercizio diplomatico. Edward Roumy, che condusse con Viktor Karpov i colloqui 'Start* sulle armi strategiche, riassume .in una constatazione la differenza fra russi e americani in fatto di approccio negoziale. *Loro sono abituati agli scacchi, noi ai giochi elettronici*. Inoltre essi si basano su un principio, aggiunge Roumy: 'Quel che è mio è mio, quel che è tuo si può trattare*. Quindi, conclude il generale con Una citazione classica, 'temo i russi anche quando portano doni*. Le confidenze di Roumy, contenute in un libro che raccoglie la sua esperienza di negoziatore, e di cui il 'New York Times* ha anticipato alcuni passi, aprono uno spiraglio di grande interesse sui segreti della grande diplomazia fra le superpotenze. Sono segreti ben custoditi: infatti una prima intesa a Ginevra russi e americani l'hanno raggiunta da tempo. Concordarono subito, lo scorso mese di marzo, sull'opportunità di cucirsi la bocca: e di tenerla cucita fino a quando non fosse possibile annunciare al mondo il sospirato accordo, il grande patto sul disarmo nucleare. L'intesa sul segreto non è certo tale da entusiasmare chi ha il compito di esercitare, sui riti diplomatici ginevrini, il dovere professionale della curiosità. Anche perché i negoziatori fanno male¬ dettamente sul serio: e addirittura il segreto su cui russi e americani si sono trovati d'accordo mostra la preoccupante tendenza a infittirsi. Nelle prime sessioni veniva fornita, dopo ogni seduta, una scheletrica informazione: la data, l'ora, il luogo della seduta successiva. Ora nemmeno quello: e la stampa internazionale accreditata a Ginevra brancola nel buio più fitto. Ci si deve accontentare dei discorsetti che i capi delegazione fanno sbarcando all'aeroporto a ogni inizio sessione, e degli scarni scambi di bqptute alla seduta inaugurale. Rare le indiscrezioni: fortunatamente il patto di segretezza vincola soltanto i negoziatori a Ginevra, mentre dalle due capitali il flusso di dichiarazioni è regolarmente alimentato. Ma quel flusso obbedisce a ragioni d'immagine, a preoccupazioni di propaganda. Non è diretto a fornire informazioni su ciò che accade al tavolo negoziale, ma a conquistare le opinioni pubbliche. Anche perché è molto più facile parlare nel termini generali caratteristici dei politici, che non piegarsi alle esigenze dell'esattezza tecnica. Un esempio: taglieremo gli arsenali del SO per cento, promettono Reagan e Gorbaciov. Obbiettivo generoso, ma tutt'altro che semplice. Infatti c'è il problema di come distribuirli, quei tagli, fra armi così eterogenee, con le parti che cercano di concentrare le riduzioni là dove l'avversario è più forte. Dietro l sorrisi di Karpov e Kampelman si nasconde un formidabile problema: piegare i fatti alle parole. di ALFREDO VENTURI Come è possibile trattare quando sì chiamano con nomi diversi le cose di cui si tratta? E' questa la condizione paradossale in cui si trovano americani e sovietici, in quel negoziato sulle armi nucleari e spoetali di cui si è aperta giovedì a Ginevra, sotto lo choc del piano di disarmo totale entro il Duemila annunciato da Oorbaciov, la quarta sessione. Né si tratta di semplici divergenze semantiche: dietro le terminologie contrapposte si nascondono intricati problemi di sostanza. Qualche esempio? Per cominciare le etichette dei tre canestri in cui si articola il negoziato. Primo canestro: •Difesa e spoeto, per gli americani, semplicemente •Spoeto* per i russi, secondo i quali un'arma spaziale è necessariamente offensiva. Secondo canestro: •Forze a raggio intermedio* per gU americani, -Missili di media portata in Europa* per i sovietici, che vogliono escludere le analoghe armi schierate nella parte asiatica del loro territorio. Terzo canestro: 'Riduzione delle armi strategiche* nella terminologia americana, 'Limitazione e riduzione* nel lessico dei russi, ansiosi di non escludere la possibilità della moratoria in attesa dei tagli. Altra divergenza terminologica sul concetto di arma strategica. Oli americani dicono: è strategico quel sistema che, partendo dal territorio di una superpotenza, può colpire il territorio dell'altra. Per t russi, invece, è strategico tutto ciò che può colpire il territorio sovietico o americano, indipendentemente dal luogo del lancio. Ne deriva Alfredo Venturi r*'

Persone citate: Edward Roumy, Gorbaciov, Kampelman, Karpov, Reagan, Start, Viktor Karpov

Luoghi citati: America, Europa, Ginevra